CINQUEFRONDI – In un periodo in cui quello della disgregazione sociale sembra essere il tema dominante e sul quale si dibatte per le vie cittadine e nelle numerose e pompose e forse anche dispendiose iniziative pubbliche in ogni parte del nostro territorio, in un periodo in cui i giovani sembrano essere distratti da falsi ideali e dal consumismo sfrenato oramai non più sostenibile, in un periodo in cui siamo costretti a fare i conti con la crisi economica che rende sempre più difficile la sopravvivenza di aziende, imprese, famiglie e mette in grave difficoltà anche le istituzioni costrette a “sopravvivere” con i fondi disponibili, troviamo fortunatamente anche una bella storia di aggregazione.
Quella che vi raccontiamo è una storia nata dal basso, spontanea e libera da qualsiasi vincolo se non quello della condivisione della comune passione per la musica. Stiamo percorrendo a piedi la Via Veneto di Cinquefrondi, una delle vie principali del paese, quella che un tempo pullulava di giovani, ragazzi, bambini che trovavano nel gradone e nel lungo marciapiede il punto d’incontro serale e festivo per lo scambio di opinioni e passioni. Su quel marciapiede, oggi praticamente deserto e popolato solo da qualche anziano che non rinuncia alla passeggiata meridiana o serale, sono nate anche centinaia di storie d’amore sfociate nella costituzione di famiglie.
Una via che ha abdicato le proprie funzioni in favore dei più confortevoli centri commerciali nelle cui gallerie i ragazzi di oggi riescono a globalizzare anche le amicizie. Veniamo attirati, insieme ad alcuni amici, da un fioco sottofondo musicale e ci avviciniamo ad un piccolo locale posto sulla destra della via. Qui notiamo una piccola insegna artigianale, fatta di carta, posta sulla parte alta della vetrina d’ingresso. C’è scritto “5frondi popolare”. Spinti dalla curiosità bussiamo ed apriamo la porta ma ci si invita subito a richiuderla, il suono, ci spiegano i ragazzi musicisti, potrebbe disturbare la quiete dei vicini. Ma quali vicini? Nella via, nelle adiacenze del piccolo locale preso in uso non ci abita praticamente più nessuno, e poi l’ora è tale da consentire la diffusione senza vincoli di una piacevole e simpatica armonia frutto dell’incontro di più strumenti, alcuni dei quali rappresentano una vera e propria “caratteristica” del territorio. Ci accoglie uno dei quattro fratelli Franco, figli di Raffaele, noto artigiano esercente l’attività di lavanderia poche porte più indietro sul lato opposto alla strada. E’ uno dei fratelli che proprio all’interno della lavanderia del padre, ha sviluppato e condiviso la passione per la musica popolare. Organetto e tamburello in mano hanno iniziato qualche anno addietro a strimpellare motivi di tarantella classica.
Dal vero e proprio gioco a vera e propria attività. Dopo aver partecipato a numerosi concorsi in tutta la regione con brillanti risultati, i fratelli Franco decidono di creare un vero e proprio gruppo musicale. Nasce il gruppo dei Suddanza che comincia ad esibirsi nelle piazze del circondario. Da qualche anno a questa parte il filone della musica popolare ha ritrovato nuova linfa. Insieme a tale musica, parallelamente, si è sviluppata la volontà di ritornare alle origini e di riscoprire anche gli strumenti antichi oramai quasi scomparsi. All’organetto ed al tamburello si è così unita la lira calabrese (un cordofono ad arco di lontane origini magnogreche), un tempo diffusa in tutta Calabria meridionale e non solo. E’ proprio alla lira calabrese che crediamo di dover dedicare qualche riga in più. Il vecchio-nuovo strumento, ritrovato nei concerti “etno” che da qualche anno a questa parte accompagnano le estati dei calabresi in ogni angolo della regione, è diventato prima oggetto del desiderio degli appassionati di musica cinquefrondesi, poi, acquistata la prima lira, quest’ultima è diventata oggetto di studio per la vera e propria realizzazione artigianale.
All’interno del piccolo locale di Via Veneto abbiamo modo di apprezzare tutta la capacità dei musicisti-artigiani che non nascondono a nessuno le fasi costruttive dello strumento, anzi, al contrario, sono ben disposti a spiegare a chiunque facesse loro visita, tutto il processo di costruzione di una lira, dalla scelta del ceppo di legno fino alla realizzazione dell’archetto passando attraverso la piallatura a mano e la fase di verniciatura. Una bella malattia che in pochissimo tempo ha infettato il territorio e che, cosa più importante ancora, ha avvicinato allo studio della musica e dello strumento in particolare, numerosissimi giovani locali. Nell’epoca consumistica nella quale i giovani preferiscono condividere i link sui social-network piuttosto che quattro chiacchiere vere magari durante una passeggiata salutare, 5frondi popolare, semplice iniziativa di quattro giovani musicisti, può rappresentare una svolta ed un esempio. Decine di ragazzi e bambini, spesso non controllati dalle famiglie e facile bersaglio di devianze, trovano in questi dieci metri quadri una sedia sulla quale sedersi, ascoltare musica dal vivo e, magari, assistere fattivamente alla costruzione di uno strumento. Non c’è dubbio, un esempio da mutuare. Uno spunto anche per le istituzioni.
In un periodo di vacche magre ingegnarsi per rompere il muro dell’indifferenza è facile, talvolta anche a costo zero e senza grandi progetti. Abbiamo registrato in modo amatoriale con l’ausilio di un semplice telefono cellulare un momento di condivisione e di aggregazione. Solo uno dei fratelli Franco è presente e suona l’organetto, a lui si sono aggregati altri giovani e ragazzi cinquefrondesi che imbracciano chitarra (Danilo D’Agostino), lira (Salvatore Papasidero), tamburello (Michele Nardi). E’ un viavai di persone adulte e di bambini, e noi ve lo raccontiamo nel video pubblicato di seguito nella speranza di potere un giorno raccontarvi altre storie simili. Lanciamo infine un suggerimento… e se si tentasse di recuperare anche lo studio del mitico “serracchio di Mastr’Angelo”? …A buona Associazion…. poche parole!