REGGIO CALABRIA – Sembra una storia senza fine quella di Acquereggine che sta trascinando con sé il destino di 86 lavoratori, stanchi di non ricevere adeguate garanzie per il proprio futuro lavorativo, mentre il servizio di depurazione resta in balia di troppe e pericolose incertezze.
La riunione di ieri tra società e sindacati aveva fatto ben sperare su di un esito positivo della vertenza, ma la notizia della fumata grigia deve rimettere tutti sugli attenti perché nel recente passato neanche i richiami del prefetto ai Comuni per il versamento del canone di gestione hanno responsabilizzato gli enti locali, incapaci di affrontare il problema della depurazione in maniera seria sia dal punto di vista della tutela ambientale che della salvaguardia dei livelli occupazionali.
Una vicenda simile a quella di Piana Ambiente, in cui sono sempre i lavoratori e i cittadini a pagare le conseguenze di una cattiva gestione dei servizi, perché se per la prima non dovesse nascere un consorzio interamente pubblico e per la seconda non si lavorasse per un nuovo riassetto aziendale come l’Ato unico regionale, si correrebbe il duplice rischio da un lato di non riuscire a gestire con efficienza gli impianti di depurazione che non possono essere scaricati ai Comuni, e dell’altro di aprire le porte ad infiltrazioni mafiose nei singoli appalti che si sarebbe costretti a fare, in quanto è risaputo che i settori dei rifiuti e della depurazione in Calabria fanno sempre gola alla criminalità organizzata.
L’incontro di ieri è un fatto certamente positivo, ma credo che la partita non debba essere giocata solo sul piano del procedimento pendente dinanzi al giudice del lavoro, perché nascerebbe zoppo. Fanno bene poi i sindacati a chiedere massima trasparenza nell’ipotesi di ricollocamento di una serie di lavoratori in azienda, poiché altrimenti potrebbe scoppiare una guerra tra poveri che indebolirebbe il fronte dei lavoratori vittime di un sistema malato e pericoloso.
E’ inaccettabile che i Comuni non versino il canone di gestione: troppo spesso avviene che i sindaci sacrifichino questi versamenti importantissimi per la tutela ambientale del territorio, credendo che il servizio possa essere ugualmente espletato. È avvenuto con Piana Ambiente che si può considerare fallita con svariati milioni di crediti e sta avvenendo con Acquereggine, senza che nessun amministratore paghi per queste gravi inadempienze.
Finita l’epoca delle anticipazioni di cui si è fatta carico l’ente Provincia, vorremmo sapere però a che punto è l’attuazione del sistema di bollettazione che vedrebbe coinvolti tutti i Comuni della provincia di cui ha parlato il Presidente Raffa nell’incontro con i sindacati lo scorso mese di gennaio, perché potrebbe dar vita ad un circuito virtuoso importante sull’esempio di quanto ben fatto a Monasterace.
Mi auguro, quindi, che a breve le parti si possano nuovamente incontrare per definire un piano complessivo di lavoro, che sappia rimettere in moto il sistema della depurazione che i Comuni non sono in grado di gestire autonomamente e che, al tempo stesso, dia ai lavoratori la fiducia di un salario dignitoso per mettere fine a questo vergognoso calvario.