CINQUEFRONDI – Indignarsi per una morte banale ed evitabile, no. Tirare fango a manate senza nemmeno sapere di cosa si parla, si. La tragedia di Sahara e Salvatore ci mostra quanto siamo ancora lontani dal senso della “comunità”, quanto siamo riluttanti a diventare una società. Tutti noi abbiamo un debito, con Sahara e Salvatore.
Il loro amore giovanile, la loro speranza di una vita in comune messa in pratica contro ogni ostacolo (ma se avessero avuto le risorse economiche necessarie, non sarebbero andati a vivere in un comodo e riscaldatissimo appartamento?), meritano il massimo rispetto. Merita rispetto il loro sogno, che stavano costruendosi da soli e senza l’aiuto di nessuno. In qualsiasi altro posto del centro o del nord Italia, a questo punto, i servizi sociali del comune agirebbero per rendere non vana la morte di Sahara: iniziative a sostegno delle giovani coppie, aiuti concreti a chi ne ha bisogno. Ma siamo a Cinquefrondi, e cosi nessuno si aspetta niente (al proposito, Angelo Siciliano ha già scritto con efficacia del ceto politico locale).
Non vogliamo dimenticare Sahara Barrira e la sua grande vocazione per la musica. Speriamo che qualcuno faccia una iniziativa in onore suo e delle sue qualità artistiche, e come Edp ci rendiamo disponibili a ogni forma di collaborazione. Per ora pubblichiamo una sua canzone che abbiamo trovato su YouTube e che ci ha emozionato. La pubblichiamo perché la bella voce di Sahara rimanga tra noi e ci ricordi quanto è ancora difficile, per Cinquefrondi, diventare “un paese normale”. Addio Sahara, se puoi, perdonaci.
10 commenti
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sandro
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
prima di tutto cordoglio alla famiglia Barrira poi la responsabilità e di tutti noi che viviamo in un mondo ormai fuori da ogni limite di ragionamento e di rispetto verso il prossimo ma la responsabilità maggiore e delle isituzioni che non fanno il loro dovere ma guardano solo al dio denaro mi domando quella casa era abitabile ? era conforme alle norme di sicurezza aveva il certificato di abitabilità?la ragazza aveva stipolato un regolare contratto di locazione ?penso proprio di no nelle altre realtà europee e molto dificile che queste cose succedono sono molto indignato verso tutto il sistema
Mimì Giordano
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Chi era Sahara,chi era il suo ragazzo ?. in quali contesti affettivi familiari erano cresciuti, in quali vivevano attualmente ? Quanto le loro famiglie avevano contribuito alla loro formazione ?. Quanto l’inesperienza di vita dei due giovani o la disconoscenza dei pericoli dell’ossido di carbonio o la particolare condizione psicofisica hanno potuto favorire la tragedia ?.Quanto l’hanno potuto fare anche la precocità della convivenza e dell’autonomia dalla famiglia. E perchè questa autonomia ?. Sono interrrogativi che andrebbero anteposti a quelli,peraltro legittimi,sull’aspetto legalitario (abitabilità del locale,contratto di locazione). Il freddo della casetta in cui è la ragazza è morta e il suo fidanzatino stava per morire,non è il freddo della popolazione cinquefrondese e calabrese. Rifletterei prima di addebitare alla società e/o alle sempre invocate Istituzioni responsabilità morali della tragedia.La morsa della tristezza per quanto è avvenuto stringe i cuori; credo che quando la bara di Sahara uscirà dalla Chiesa il silenzio si tramuterà in canto e musica, che la ragazza amava,voleranno i palloncini e, idealmente, anche le colombe. Ed i corvi (che rappresentano l’indifferenza) resteranno rinchiusi nella boscaglia.E qualche nuova consapevolezza nascerà su quanto l’amore familiare è elemento insostituibile contro le insidie del male ed i pericoli della vita.
Addio ragazza di Anoia con sangue africano !!!!.
ang sic
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Caro signor Giordano, parlando in generale e senza alcun riferimento ai fatti avvenuti, le famiglie d’origine non devono essere il destino obbligatorio di nessun figlio. Anzi, mi perdoni, ma l’idea della Famiglia focolare entro cui proteggersi dai mali esterni, mi pare luogo mitico e reazionario, perché smentito dalle storie quotidiane e dai rivolgimenti sociali, e perché le fortezze per definizione tengono separati da tutti gli altri, legittimando il riconoscimento reciproco solo di chi sta al di qua delle mura. Il resto del mondo è impuro. E, a ogni modo, le vorrei chiedere: se una famiglia non svolge al meglio il suo compito formativo, la società che deve fare, continuare a sentirsi esonerata dalle proprie responsabilità? E un agglomerato di famiglie-monadi che tipo di relazioni sociali crea, quale spazio pubblico alimenta? Davvero, torno infine alla domanda iniziale, i giovani devono essere visti in continuità deterministica con i loro padri e le loro madri? Sarebbe negar loro il diritto a realizzare le aspirazioni personali. Significherebbe, credo, lasciare questa nostra realtà piccina così com’è, stagnante e arretrata, ancora devota alle dicerie e al pensiero corto
Antonio
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Sono un cinquefrondese, abito in provincia di Firenze. Ho letto la brutta storia-tragedia di Sahara sul vostro giornale. Mah, che dire, mi sento sconvolto e indignato a sapere che ancroa oggi si puo’ morire cosi giovani per un motivo banale. Una vita spezzata, un talento negato. Spero che dovi ti trovi adesso tu abbia tutto il “calore” che meriti. Ciao Sahara
salvatore
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Caro Mimi, mi chiedo in che paese vivi e se vivi il tuo paese. Sono giuste le tue domando che pongono l’accento sulle responsabilità dei singoli, un po meno per quanto riguarda i giudizi della comunità secondo me. La morte non è colpa di nessuno, ma è responsabilità di tutti. Credo che le proteste di giornalisti e lettori siano motivate non tanto dal punto di vista logico, ma irrazionale ed emotivo che potrebbe essere preso come spunto dalla politica, società civile e mondo intellettuale per incominciare a lavorare sopratutto nell’ottica progettuale, nella prevenzione, nella legalità dei fenomeni devianti. Il primo passo è la famiglia ovviamente. La morte in questo senso è vista come rabbia ed opportunità. Opportunità che deve realizzarsi in fatti concreti. La rabbia si scatena contro qualcuno quando non si hanno le risorse ( in senso lato ) per giustificare o comprendere le dinamiche. Non tutti hanno voce nei nostri paesini ed è giusto che lo STATO si prenda cura dei suoi cittadini. L’ignoranza è responsabilità delle istituzioni, l’ingnoranza è la non conoscenza o il tentativo di mantenere lo stato attuale così com’è. Se tutti fossero coscienti di vivere in pieno i loro diritti, pretenderebbero che questi vengano rispettati ( legalità, lavoro, giustizia sociale, casa, ecc). Caro Mimì ti “uso” come interlocutore, ma non sentirti attaccato dicendoti: Non ti rendi conto del malessere che si vive nel tuo paese? Non ti rendi conto della disperazione nei volti delle persone? Non ti rendi conto che si vive nella paura e nella pochezza? Credi veramente che le dinamiche familiari possano esaurirsi nella formazione? Nelle tue parole trovo molti giudizi a cui non fai caso, un contesto che forse non ti appartiene e forse non vivi! Dovresti sapere che a 18 anni legalmente si è liberi di fare le proprie scelte e magari tali scelte erano obbligate da mille altri motivi complessi che non conosciamo e che non comprenderemo mai fino in fondo. O semplicemente Sahara aveva scelto di fare questa esperienza e sua madre ha semplicemente ascoltato e rispettato. Oppure non tutti hanno avuto o hanno la fortuna di vivere in una famiglia che ne sappiamo.
giulia
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Caro Mimì, se vivi nel gregge, ma ti senti il pastore, occupati delle pecore fragili e non darle addosso perchè già la pecora fragile vive male i giudizi delle altre pecore… ( sia come pecora che come mamma pecora). Riprendiamo il contatto con la realtà, quella vera, non quella ideale!
silvano
25 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Non si puo morire cosi, è assurdo, ma non mi sento di condannare nessuno, è stata una tragedia, qualcosa di evitabile sicuramente, ma non capisco perche accanirsi con il popolo, contro cinquefrondi che non ha esploratori delle situazioni di disagio, ma cosa centra? La giovane coppia viveva in quella casa da pochi giorni, anzi precisiamo Salvatore da tre giorni, mentre Sahara dalla notte precedente la tragedia e poche persone sapevano di loro o meglio ancora di lui. Sono d’accordo con le iniziative da prendere per ricordare Sahara, per omaggiare il suo talento,io stesso proporrei di intitolare il liceo musicale di Cinquefrondi a Sahara Barrira.
Paolo
26 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
E’ stata una tragedia sicuramente evitabile, ma che purtroppo è stata il risultato di una serie di concause che vanno dall’inesperienza dei due giovani alla mancanza, in quell’appartamento, di un sistema di riscaldamento anche minimo. Però la cosa che mi ha sconvolto di più è che Sahara, venti giorni fa, aveva perso il padre. Che riposi in pace.
P.s.: perchè sangue africano ? (cit. mimì giordano)
M.A.
26 febbraio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Chiudere con le polemiche, perchè ora si addice il silenzio.
A tragedia metabolizzata dalla comunità, posto che il paesino formi ed esprima , anche alla lontana, qualcosa che si avvicini al significato di comunità… operare incisivamente a favore dei deboli e degli emarginati, che con grande dignità vivono le loro condizioni di vario disagio.
Occorrono fondi? Si trovino, rinunciando ai circenses, qui essendo il ‘pane’ prioritario; e dovendosi il popolo educare, anche a costo di mugugni e critiche! E soprattutto basta con la mancata selezione del personale addetto all’assistenza sociale: occorrono professionalità alte, cuore, cultura per tale attività, elementi che notiamo in tante più che in tanti affatto sussistere.
Antonio
2 marzo 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
La cultura, la mancanza di esperienza, la formazione-educazione data dai ganitori e dalle istituzioni-scuola, che centrano tutte queste cose?
Si è stata una tragedia, ma da cosa veramente è scaturita?
Si vuole dire che la mancanza di regole regna in assoluto!
si vuole urlare a chi ci amministra e ci da le direttive che non basta scriverle su dei fogli e depositarle in un cassetto polveroso.
Io credo che qualcuno delle colpe le ha, quando si affittano case o meglio bettole senza nessun rispetto delle regole.
Vorrei vedere il tipo di contratto di affitto se mai ce ne stato uno che contratto era, vorrei vedere se quella “casa” aveva tutto in regola per essere affittata, dal riscaldamento alle condote del ricambio dell’aria, gli impianti elettrici ecc..
Non sto puntando il dito contro chi ha affittato o chi a preso in affitto quella casa, ma con chi dovrebbe controllare se un casa un appartamento sia a norma prima di dare l’aggibilità x affittare.
Poi può essere che quella casa aveva tutto in regola, ma quante altre lo saranno?
Sappiamo tutti in che condizione di degrado è sottoposto il centro storico del nostro paese, case che potrebbero essere una trappola x tutti, saggi e sprovveduti.
Spero che l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine incaricate di vigilare su queste tematiche siano più scrupolose nei controlli e che facciano subito una mappa di tutte le case del comune in affitto.
Credo che potrebbe essere un inizio ed un segnale da parte di chi ci amministra che le cose possono e devono cambiare.
Ciao Sahara colpevole di voler vivere la tua vita.