REGGIO CALABRIA | Questa volta sembra davvero vicino il “redde rationem” per l’Aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria. Il Presidente della Società di Gestione, Carlo Alberto Porcino, conferma il difficile quadro in cui versa lo scalo reggino. Da qui a 12 giorni al massimo, l’Assemblea dei Soci, dovrà pronunciarsi sulla prosecuzione delle attività o sulla obbligatoria attuazione delle gravi disposizioni sancite dal codice civile e previste in questi casi, se non arriveranno nuove risorse per assicurarne il funzionamento. “Se la società dovesse malauguratamente finire nelle maglie civilistiche che impongono la sua messa in liquidazione, allora il Tito Minniti chiuderà nel più breve tempo possibile, in meno di un mese cesseranno tutte le attività”. Direttamente e indirettamente l’aeroporto coinvolge circa 300 lavoratori. La chiusura sarebbe pressoché irreversibile, con la perdita anche dei presidi delle forze dell’ordine. “Riaprire – spiega Porcino – sarebbe un processo lungo e costoso. Si butterebbe via l’iter ormai al traguardo per il rilascio della concessione trentennale, che ha richiesto 3 anni di tempo per giungere ormai quasi in dirittura d’arrivo”.
Intanto il Presidente Porcino, non può che esprimere tutto il suo rammarico: “siamo ad un passo dalla svolta, servirebbe una presa di coscienza e soprattutto una maggiore dose di senso di responsabilità da parte di tutti. Da tempo – sottolinea – stiamo ragionando con gli enti soci che, nello scorso mese di Luglio, hanno assunto il compito di ripianare le perdite nonché di garantire le provviste necessarie per mettere al riparo il finanziamento e la ripresa dei lavori per la nuova aerostazione passeggeri. Dal canto loro ci viene chiesto come management di ridurre sensibilmente il costo del personale, cosa che stiamo provando a fare. Lo scorso 8 settembre abbiamo condiviso questo percorso anche con Enac, nella persona del suo Direttore Generale, dott. Alessio Quaranta. Appunto in tale direzione, stiamo continuamente cercando il dialogo con le organizzazioni sindacali, che a dire il vero, purtroppo, continuano a proporre tutta una serie di richieste di rinvio, rimandando ogni decisione di volta in volta al nostro prossimo incontro. Con le organizzazioni sindacali riteniamo sia fondamentale, arrivati a questo punto, riuscire ad andare oltre la conciliazione ed avere finalmente come prospettiva la produttività.
E per fare questo occorre stilare e condividere una piattaforma di azioni che dia concretamente avvio a questo tipo di rivoluzione silenziosa ma ancora possibile per salvare la Sogas SpA e, quindi, l’Aeroporto reggino. Una rivoluzione che passa attraverso strumenti precisi come l’individuazione delle misure idonee e dei migliori ammortizzatori sociali per accompagnare in esodo il personale che ha già maturato tutti i requisiti pensionistici. Ed ancora: la condivisione di un progetto di formazione e riqualificazione di quelle unità, altrimenti, oggi individuabili come personale in esubero poiché attualmente collocate in modo improduttivo. Ed in più: la definizione in tempi brevi di un contratto integrativo di secondo livello che riduca e trasformi le indennità ad personam oggi erogate a molti apicali in indennità di funzione e di risultato, che introduca in azienda meccanismi premiali correlati al merito ed alla produttività attraverso strumenti e metodi oggettivi di valutazione delle performance sia dei singoli sia delle singole aree aziendali. Con i sindacati vorremmo riuscire in un dialogo più sereno, per andare oltre gli steccati ideologici ed i preconcetti.
Le iniziative che come azienda potremmo attivare direttamente sono molteplici, e le finalità perseguite potrebbero incidere positivamente sul work-life balance dei lavoratori, sul loro benessere e sulla produttività aziendale. Il che significa che da un lato la Società si ritrova un costo del lavoro un po’ alleggerito mentre dall’altro vengono introdotti in cambio come controvalore molti servizi utili al dipendente stesso, alla famiglia, ai figli, alla possibile e migliore conciliazione famiglia – lavoro, tutte soluzioni indispensabili per portare in Sogas una moderna cultura di welfare aziendale. “Sul punto chiederemo anche un parere ad Assaeroporti per mutuare eventuali buone prassi già applicate altrove. – prosegue Porcino – Il welfare aziendale realizzabile nella forma “indiretta” prevede un insieme di soluzioni che, attraverso strumenti specifici (ad esempio: convenzioni attivate direttamente dall’impresa con organizzazioni di servizi, adesione a programmi d’acquisto, utilizzo di buoni/ticket, ecc.), permettono ai lavoratori e/o alle loro famiglie di accedere a servizi e a beni loro dedicati.
In questo caso, l’azienda non gestisce direttamente l’erogazione di questi servizi, ma opera un’attenta selezione dei fornitori con i quali progettare le iniziative di welfare (convenzioni, programmi di assistenza e assicurativi, borse di studio e voucher, ecc..ecc..). Sono tutte ipotesi percorribili che come management intendiamo mettere in campo. Ma non solo. Infatti, è tempo di decisioni importanti. Come, ad esempio, quella già intrapresa di cedere la gestione del ramo di azienda relativo all’Handling. A tal proposito, abbiamo già ricevuto alcune offerte da parte di operatori specializzati che hanno aderito al nostro avviso pubblico manifestando il loro interesse. È tempo di superare i paradossi e gli eccessi del passato: serve un bagno di umiltà soprattutto da parte di chi ha avuto di più in questi anni in azienda essendo dalla stessa maggiormente beneficiato. Tutti dirigenti e soggetti responsabili ai quali oggi viene richiesto un sacrificio per il bene di tutti nella loro piena consapevolezza che oggi occorre per salvare la Sogas dare un segnale di maturità e di rottura con il passato. In altre parole serve accettare l’idea di una razionale e ragionata riduzione dei super-stipendi degli apicali, oggi non più altrimenti sostenibili o giustificabili in Sogas. Sempre tra le iniziative da definire vi è poi il processo di internalizzazione dei servizi di Security, da implementarsi con l’affidamento in capo al Gestore di nuovi e remunerativi servizi.
Questo andrebbe fatto nell’immediato per salvare la società, il che produrrebbe solo effetti benefici garantendo la sopravvivenza della Società di Gestione e la massima tutela occupazionale. Le soluzioni quindi ci sono, possono anche essere dolorose e richiedere altri sacrifici. Se solo servisse a qualcosa, non esiteremmo nemmeno un minuto a metterci in discussione pur di condividere e raggiungere gli obiettivi di questo reale percorso di cambiamento per il bene dell’Aeroporto. Non siamo innamorati della nostra scottante poltrona”. Attuando questi provvedimenti arriveremmo in tempi brevi anche alla concessione totale. Solo allora sarà possibile pensare ad una seria privatizzazione di almeno il 51% della proprietà quale soluzione duratura e definitiva per la salvezza di Sogas. Noi pensiamo ad un processo di privatizzazione che affidi ovviamente anche la gestione e la responsabilità della governance della Sogas a chiunque deciderà di investire il proprio denaro scommettendo sullo sviluppo e sul futuro dell’Aeroporto dello Stretto.
L’introduzione di logiche strettamente imprenditoriali e meritocratiche, la conduzione dell’azienda improntata a logiche specialistiche e manageriali di stampo privatistico non potrà, infatti, che fare molto bene alla Sogas. Sono queste le condizioni indispensabili che devono verificarsi, affinché l’Aeroporto dello Stretto diventi realmente appetibile e competitivo, per iniziare davvero ad attrarre nuove compagnie aeree capaci di attivare nuovi e remunerativi collegamenti con altre destinazioni. È questo il dialogo che vorremmo sin da subito riaprire con Confindustria e con la classe imprenditoriale, se solo ci lasciassero lavorare. Bisogna essere realisti: la Regione fino ad oggi non ha investito granché né ha creduto davvero nelle enormi potenzialità dell’Aeroporto dello Stretto; la Provincia tra poco subirà radicali trasformazioni e anche la Camera di Commercio si avvia a un cambiamento. Il prossimo Sindaco di Reggio Calabria inevitabilmente sarà protagonista di questo cambiamento e dovrà misurarsi anche con le questioni relative all’Aeroporto dello Stretto, sebbene oggi possa contare ancora su limitate risorse. Le forze su cui fare affidamento sono sempre meno.
Cercheremo sostegno ai Comuni del costituendo hinterland metropolitano, alle vicine istituzioni di Messina e delle isole Eolie, sempre cercando investitori per lanciare l’aeroporto, non ‘rilanciare’, visto che fino ad oggi ha sempre galleggiato”. Il sentiero sembra stretto. Senza nuove risorse il Tito Minniti è destinato a chiudere. “C’è bisogno di qualcuno che paghi il servizio – continua Porcino – oggi gli equilibri di mercato non lo consentono. Se non si trova, l’aeroporto non può continuare così”. Lo scalo per funzionare richiede circa 300mila euro al mese”. L’appello dell’amministratore va al territorio, inteso come industriali e istituzioni: “E’ l’unica cartuccia da sparare da qui a 20 giorni. Per un investitore strategico occorre tempo. Ora può solo intervenire il territorio, mettendo risorse almeno per sei mesi, per garantire il funzionamento dello scalo”. “I miracoli – prosegue – possono sempre accadere, ma non ne vedo all’orizzonte. La crescita passeggeri per il Tito Miniti è certa ed ancora possibile, Catania e Lamezia vanno verso la saturazione.
L’aeroporto di Reggio Calabria tra cinque anni è destinato a essere necessario. Buttare via lo scalo oggi, dal punto di vista del territorio, è uno sbaglio gigantesco”. Lo scalo – conclude Porcino – “costa intorno ai 3 – 3,5 milioni di euro all’anno. Confidiamo nel supporto pieno e incondizionato da parte del Socio Provincia, nella persona del suo Presidente Dott. Giuseppe Raffa, l’unico fino ad oggi che ci siamo ritrovati accanto. Desidereremmo il sostegno reale e non solo fatto di annunci ad esempio da parte della Regione, che recentemente si è rivolta ad altri aeroporti indebitati ma non a Reggio Calabria: forse non si sta facendo sistema nel modo corretto. Stiamo cercando di arrivare al traguardo e siamo ormai ad un passo, ma serve che l’aeroporto rimanga aperto. Rischiamo di perdere una potenzialità: abbiamo già perso l’Alta Velocità, i collegamenti veloci con la Sicilia, se succede con l’aeroporto è una fondamentale perdita prospettica”. I tempi, fino all’assemblea dei soci del prossimo 14 ottobre, sono strettissimi ma l’idea su come salvare l’aeroporto c’è, adesso serve concretamente che i soci intendano onorare gli impegni che hanno assunto facendo arrivare le risorse allo scalo per garantirne la sopravvivenza.