ROMA – “Vi è in atto una forte preoccupazione per le ripercussioni che avrà il provvedimento emanato dal Ministero dell’Economia che rivede la tassazione Imu sui terreni agricoli. Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine introduce una incomprensibile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario e ricadenti nello stesso Comune”: questo è il commento del Segretario Generale della Feder.agri – Carlo Costalli “in riferimento al decreto interministeriale sull’Imu agricola e in relazione alla sua imminente scadenza“che viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente”. “Si tratta di una grande penalizzazione per i territori montani e rurali che vede ancora una volta danneggiate le aree che più di altre avrebbero bisogno di attenzione e sostegno – continua il Segretario della Feder.agri – L’Imu così come applicata dal decreto attuativo, spingerà molte aziende a chiudere i battenti, provocando un ulteriore spopolamento nei territori di collina e montagna, dove gli imprenditori agricoli continuano ad essere le sentinelle della “terra” e costituiscono un presidio per la prevenzione e il dissesto idrogeologico”.
Secondo la Feder.agri, l’incoerenza del criterio di calcolo genera tensioni sul territorio e rischia di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina, della esenzione Imu. “Stiamo parlando di un aggravio di costi insostenibili e di storture inaccettabili con l’aggravio della perdita di migliaia di posti di lavoro di braccianti agricoli. Infatti, l’applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto i 280 metri, anche se i terreni sono ad altezze superiori, a prescindere dal fatto che siano imprenditori agricoli a titolo principale.
Una manovra che rischia di penalizzare pesantemente l’unico settore produttivo che in questo periodo di recessione sta registrando, non senza fatica, un segno più anche dal punto di vista occupazionale”. Intanto cominciano già a farsi sentire le azioni poste in essere dai Comuni circa i ricorsi presentati agli organi competenti, e la Feder.agri., plaude ad alcune decisioni dei TAR che al momento – si tratta di diverse sezioni a livello territoriale – hanno accolto la richiesta di sospensiva avanzata dai Comuni sostenuti dalle Anci regionali.