REGGIO CALABRIA – I più attenti ricorderanno la clamorosa azione di protesta denominata “Aeroporto dello Stretto, liberi di volare”. Correva l’anno 2011 e su iniziativa del presidente della Provincia Giuseppe Raffa si avviò una poderosa raccolta firme per una operazione verità che culminò con la celebrazione di un consiglio provinciale aperto in aeroporto. Due anni fa, sempre la stessa storia. Oggi la società di gestione dell’aeroporto dello Stretto si ritrova nuovamente a fare i conti a fronte della formale comunicazione ricevuta da parte di Alitalia–Cai in ordine alla programmazione dei voli dal 1 al 27 ottobre. Una data, quest’ultima, coincidente con il cambio dell’ora legale, che segna l’inizio della stagione invernale (winter) per tutte le compagnie aeree.
Sulla base di quanto formalmente trasmesso, in soli ventisette giorni, sono ben 47 i voli non programmati da Alitalia rispetto a quanti invece venivano operati lo scorso anno. Il che comporta per lo scalo reggino una perdita netta di almeno 5000 passeggeri in un solo mese, con tutto quello che ne consegue. A ciò si aggiunga che, fino ad ulteriore e contrario avviso, lo stesso scenario pare essere destinato a riproporsi anche per l’intera prossima stagione invernale, fino a fine marzo 2014. Da qui la decisione della scrivente società di gestione di segnalare formalmente ad Enac quali provvedimenti si intendono adottare per “contenere e limitare” i danni, altrimenti irreparabili, soprattutto tenuto d’occhio il conto economico dell’azienda che da un lato vede mancati introiti e dall’altro un costo del personale di fatto reso improduttivo da tali scelte.
Adesso che Alitalia programma meno voli, ci interessa sapere – si domanda il presidente del Cda Carlo Alberto Porcino – se Enac responsabilmente si porrà prima o poi il problema su quali ricavi debba e possa contare il gestore dell’aeroporto dello Stretto per garantire l’equilibrio economico finanziario della società. Se non ci fossero le limitazioni avremmo sicuramente quantomeno potuto reagire meglio, invitando e convincendo altre compagnie ad operare presso lo scalo. Cosa che stiamo facendo comunque incontrando sempre le stesse obiezioni. Tali limitazioni assurde ancora imposte da Enac, oggi divenute di fatto anacronistiche, penalizzano il nostro scalo rendendolo scarsamente competitivo e quasi economicamente proibitivo per moltissime altre compagnie aeree che non siano Alitalia. Il risultato ottenuto è quello che vede l’ex compagnia di bandiera essere il principale vettore partner dello scalo operante la quasi totalità dei collegamenti esistenti. A tal proposito vale sapere che il Tito Minniti è l’unico aeroporto in Italia dove Alitalia ancora si autoproduce i propri servizi di terra con proprio personale.
Questo significa che Sogas di fatto già di suo non incassa dal suo principale cliente, Alitalia, almeno il 90% dei potenziali ricavi handling che altrimenti avrebbe potuto ricavare, limitandosi ad introitare solamente la propria quota dai diritti per i passeggeri e le royalties sui ricavi commerciali non aviation fatturati da esercenti e altri operatori aeroportuali. Decisamente troppo poco. Figuriamoci oggi con la mancata programmazione di cosi tanti voli da parte di Alitalia che, lo ricordiamo, rappresenta il 98% del traffico sull’aeroporto di Reggio Calabria, quale danno subiamo. Pertanto come può il gestore, cioè Sogas, giustificare anche nei prossimi mesi il pieno utilizzo di tutta la forza lavoro attualmente impiegata per ogni turno lavorativo? Per carità – chiarisce Porcino – Alitalia segue giustamente una propria politica industriale che il nuovo Ad Del Torchio sta portando avanti un po’ dappertutto su scala nazionale. Tali scelte risponderanno pure a logiche di maggiore efficentamento aziendale necessario per il corretto andamento e forse addirittura per la sopravvivenza stessa della ormai ex compagnia di bandiera.
Sappiamo benissimo però che tali scelte di Alitalia non possono tenere in considerazione anche le effettive esigenze della nostra utenza aeroportuale né si armonizzano con i compiti e con le responsabilità del gestore. A rendersene conto piuttosto che Alitalia dovrebbe essere, secondo noi, semmai proprio l’Enac che non pronunciandosi sulle penalizzanti quanto anacronistiche limitazioni tecnico operative all’aeroporto dello Stretto non consentono al nostro scalo di stare correttamente sul mercato ed attrarre nuove compagnie, incrementare la presenza di voli charter o di nuovi collegamenti point to point così da colmare eventuali defaillance come in questo caso da parte di Alitalia. E invece: tutto ancora tace. In altre parole Sogas spa ritiene che mentre Alitalia legittimamente è libera di portare avanti le proprie scelte e le proprie politiche industriali, d’altro canto l’ente regolatore, l’Enac appunto, finalmente dovrebbe mettere in condizione chi ha il compito di gestire questo aeroporto di poterlo fare e di non rimanere come in questo caso in balia delle onde. Si invita pertanto Enac finalmente a pronunciarsi sulle ormai note e anacronistiche limitazioni – tecniche operative che non hanno più alcun senso di esistere se non quello di continuare a penalizzare l’aeroporto dello Stretto. Dal nostro punto di vista, Sogas spa riscontra purtroppo dei sostanziali “buchi” operativi durante l’arco delle giornate di ogni settimana. La scrivente società di gestione non è pertanto in grado di sopportare né intende continuare ad assorbire i costi improduttivi di un organico al completo in assenza di un adeguato numero di voli e quindi segnaleremo ad Enac la necessità di ridurre al minimo la nostra forza lavoro in tali periodi della giornata e della settimana garantendo unicamente i servizi del gestore ai livelli minimi indispensabili richiesti ai fini della certificazione, fatti salvi ovviamente gli obblighi e le riserve di legge previste in tal caso. Sul punto a giorni convocheremo anche le organizzazioni sindacali affinché prendano coscienza ed insieme si trovi una soluzione idonea a garantire i diritti dei lavoratori Sogas che in assenza dei voli Alitalia in parecchie ore della giornata non potranno necessariamente tutti quanti sufficientemente trovare motivo di impiego. Una anomalia forse fino ieri sopportabile facendo ricorso, com’è accaduto in passato anche per Sogas, a continue e necessarie ricapitalizzazioni per ripiano perdite. Tanto pagava Pantalone…
Una soluzione gestionale non più possibile, non più ammissibile per legge. Oggi gli enti pubblici soci non possono più ripianare perdite o ricapitalizzare. Quel tempo è finito. Oggi i gestori aeroportuali, compresa la Sogas, devono farcela da soli, ogni aeroporto deve sorreggersi sulle proprie gambe, essere competitivo. In questo scenario va da sé che il superamento delle limitazioni per l’aeroporto dello Stretto è indispensabile per aprirsi ad altre compagnie e maturare i ricavi necessari per garantire i costi minimi per la corretta gestione dello scalo, stipendi compresi. Questa è la nostra posizione comunicata anche ad Assaeroporti. La strada per il futuro di questa importante infrastruttura è ormai tracciata da tempo ed è una ed una soltanto. Risanare i conti e contenere gli sprechi, come stiamo facendo. Rimuovere le limitazioni per rendere competitivo l’aeroporto. Concedere la gestione totale per privatizzare lo scalo con nuovi partner di settore. Com’è ormai evidente tutto passa e dipende ormai solo da Enac.