REGGIO CALABRIA – Preoccupa e sconcerta la notizia del trasbordo di ben 570 tonnellate di armi chimiche siriane previsto per i prossimi giorni presso il porto commerciale di Gioia Tauro. Quello che doveva diventare il fiore all’occhiello dell’Italia, uno dei più importanti porti europei, nonché un volano per il rilancio della Calabria, è invece ancora una volta sfruttato per il “lavoro sporco”. Stiamo parlando di circa 1500 container stipati di agenti chimici pericolosissimi che dovranno essere scaricati dalla nave danese Arc Futura nel porto gioiese e successivamente caricati sulla Cape Ray per essere portati al largo e distrutti mediante un processo di idrolisi. L’operazione, come da più parti già avvertito, non è priva di rischi per il territorio della Piana poiché basterebbe un piccolo incidente, una perdita o un imprevedibile errore umano per trasformare il trasbordo in una tragedia.
Pur non volendo essere inutilmente allarmisti e confidando nelle competenze e professionalità operanti al porto di Gioia tauro siamo costretti ad appellarci ai parlamentari calabresi affinché chieda urgentemente ai ministri competenti di trovare una valida alternativa al porto di Gioia Tauro o, nella malaugurata ipotesi il governo non voglia fare passi indietro, di predisporre un piano straordinario per garantire condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione. Allo stesso modo sollecitiamo il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa affinché si faccia carico di chiedere la convocazione di una riunione urgente del comitato dell’Autorità Portuale, per mettere in atto, insieme ai sindaci del territorio, ogni tipo di iniziativa utile a impedire questo ennesimo smacco per la Calabria. Siamo molto dispiaciuti nel vedere come, per l’ennesima volta, il Porto di Gioia Tauro e la nostra regione meritino le attenzioni dei nostri ministri soltanto in condizioni di emergenza e per operazioni scomode o discutibili.
Cogliamo dunque l’occasione per ricordare al ministro Lupi lo stato da terzo mondo in cui versa il nostro territorio per condizioni stradali, di traffico aereo e linee ferrate – esemplare quel monumento all’inedia statale che è la Salerno-Reggio Calabria – e per invitarlo a ricordarsi delle enormi risorse della nostra terra non solo quando si tratta di smistare armi siriane o collocare improbabili rigassificatori ma anche e soprattutto per integrarle in piani di sviluppo e crescita per l’intero Sud.