SE LE ACCUSE DI CORRUZIONE, concussione e falsità ideologica dovessero risultare vere, Naccari Carlizzi farebbe fare al Pd più d’una brutta figura. E ci risaremmo con un altro scandalo. Tanto basterebbe all’ex vice presidente della giunta regionale targata Loiero, per essere iscritto d’ufficio tra i moralizzatori del predicare bene a tutti e razzolare meglio per sè. I fatti contestati, di cui si stà occupando la magistratura, vedono coinvolti, tra gli altri, Demetrio Naccari Carlizzi noto esponente del Pd reggino e regionale e la moglie Valeria Falcomatà, medico e figlia del fu grande sindaco di Reggio, Italo, in una storia di pretese e recriminazioni per la corsa (si presume truccata) ad un posto pubblico di rilievo quale dirigente medico presso il reparto di dermatologia dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli.
E qui, ancora una volta, lo scivolone (anche) di esponenti di sinistra che, ancor più e meglio, impegnati sul campo a tener alto il valore del merito e della giustizia sociale quali argomenti istituzionali del proprio bagaglio formativo e culturale, spesso vengono sorpresi con le mani nel sacco quando, presentandosene lieta l’occasione, forse, non sanno proprio resistere dall’allontanarsi da logiche di potere e di spartizione che inficiano abbondantemente la fiducia dell’elettorato (tutto) e propri dei sostenitori (in particolare) che vorrebbero riconoscersi in degli esponenti di parte su cui si spererebbe di certificare la massima della moglie di Cesare. Troppe volte la storia ha insegnato, purtroppo dimentica di non fare allievi, che le cose poi sono andate e vanno, in maniera bipartisan, in direzione ostinata e contraria. E’ ancor vivo il ricordo dello straccio delle vesti (con rimarcate accuse di mala amministrazione) di Naccari lanciate come strali alla volta di Scopelliti, reo del vanto del modello Reggio poi rivelatosi un deprimente bluff di numeri di bilancio e di assai discutibile gestione (e su cui tra l’altro ancora pende una inchiesta della magistratura, ndr). Ed ora, secondo indiscrezioni di stampa da lui stesso confermate a mezzo comunicato sarebbe il turno di Naccari al quale, assieme ad altre persone coinvolte nell’ipotesi di reato, è pervenuto un avviso di garanzia. In questa vicenda, l’interesse personale dell’esponente Pd sarebbe, come recitano le carte, fin troppo evidente volendosi egli indebitamente industriare per far assegnare un posto da dirigente medico alla pretenziosa moglie, già figlia del compianto Italo, rettissimo sindaco della città.
A questo punto Naccari ha il dovere, oltre che il diritto, di spiegare minuziosamente i fatti alla magistratura ma anche, per l’ovvio dovuto rispetto, in primis agli elettori che l’hanno fiduciato e correlativamente ai cittadini di Reggio e dell’intera regione, assodato che egli ha pontificato dall’alto delle sue cariche contro gli abusi e le ingiustizie, salvo poi cadere in tentazione quando trattatosi dell’amor proprio. Con un convincimento: una simil cosa, il galantuomo di Italo Falcomatà, non l’avrebbe né concessa e mai permessa. Neanche (e soprattutto) per sua figlia.