REGGIO CALABRIA – Se volessimo usare frasi ad effetto diremmo che “Il sonno della ragione genera mostri”, ma noi, pieni di sensibilità, dopo aver attentamente analizzato la frase l’abbiamo ritenuta pesante, non volendola usare come strale contro i detrattori di quell’evento straordinario che Reggio Calabria, lo Stretto, la Calabria e l’Italia tutta (è questo è uno dei grandi momenti dei Fratelli d’Italia), sono pronti ad accogliere coll’entusiasmo e la straordinarietà che l’evento rappresenta. I mostri abbiamo deciso di relegarli nelle spelonche dove spesso la mitologia li colloca. Al Ravenna Festival, il 14 giugno, fu per primo lo stesso maestro Muti a lanciare l’allarme contro quel pericoloso lassismo storico-culturale che sta paragonando le bande al Panda della musica, come qualcosa che inesorabilmente va verso l’estinzione per incuria di poca gente, di quella, parliamoci chiaro, che vede nella banda un momento di gioia per le orecchie (dell’intenditore, naturalmente), per poi chiudere i battenti e riaprire alla prossima fortuita occasione.
È stato il grande maestro che, nella stessa occasione, si è lamentato del “delitto culturale che viene perpetrato a danno di oltre tremila complessi bandistici che sono in crisi e senza soldi”. Per tornare a noi, tutti sanno, tranne quelli che non hanno orecchi per non sentire, che le bande rappresentano per il nostro territorio l’unica occasione per ascoltar musica gratuitamente, l’unica occasione di riscatto morale e civile per le centinaia di giovani che, ogni anno di più,in un territorio come il nostro considerato, ancor oggi, terra di ndrangheta ingrossano le compagini di nuove bande ed orchestre di fiati che spuntano come funghi per amore verso la musica, per desiderio di liberarsi da vecchi retaggi, per il desiderio di conquistarsi un piccolo pezzetto di posto al sole. Ad alcuni, chissà perché, queste cose non vanno giù ed allora si aggrappano sugli specchi dello sperpero (questi matematici impertinenti),dell’inutilità delle iniziative, tanto poi… Noi lo sappiamo che la sopravvivenza delle bande dipende dalla sensibilità dei politici di turno, e quando li troviamo che, finalmente, ascoltano, comprendono e spendono le loro energie per scioglier i nodi del disinteresse generale, allora tutto ciò cerchiamo di distruggerlo. Perché?
Noi non vogliamo, fortissimamente non vogliamo che ciò che con amore e perseveranza, con passione e determinazione, il dott. Lamberti Castronuovo sta costruendo, addossandosi immani responsabilità legate all’evento, alla sua immagine, all’immagine dell’Istituzione che rappresenta soprattutto, venga distrutto da chiacchiere mediatiche che nulla hanno a che fare con la cultura. Chi ha cervello per svegliarsi lo faccia e non calpesti il fiore che sta per nascere, non volendo, per spontanea volontà, leggere il cartello di divieto. All’estero le bande occupano nel panorama musicale il posto che meritano, i nostri ragazzi provengono dal Conservatorio ed i genitori li hanno mantenuti e li mantengono sobbarcandosi i costi che tutto ciò comporta, eppure c’è gente che volutamente ignora quanto siano importanti questi piccoli miracoli che danno vita ai grandi eventi e, pur di tagliar le gambe a qualcuno, per connaturato disturbo che andrebbe seriamente analizzato, cinicamente non valuta il danno che reca alle migliaia di ragazzi che ormai da mesi si stanno preparando all’evento con grandi sacrifici, con forte senso di responsabilità, ma con grandissima gioia, sperando in un futuro migliore per loro e per la loro terra, sicuri nel riscatto morale e sociale che un siffatto percorso culturale promette. Non siamo di quelli che perdono le speranze, anzi le coltiviamo con ardore e tenacia; nessun ostacolo ci impedirà di coltivare i sogni, anzi siamo di quelli che tosti, con la bacchetta magica li trasformano in realtà. Viviamo d’arte, viviamo d’amore.
I maestri direttori Roberto Caridi, Pasquale Lucà, Maurizio Managò, Cettina Nicolosi, Vincenzo Panuccio, Gaetano Pisano