PAOLO ORSI, IL GRANDE ARCHEOLOGO scopritore di moltissimi siti archeologici della Magna Grecia, ma anche Umberto Zanotti Bianco, l’apostolo laico del Sud, anch’egli archeologo, oltre che benefattore delle popolazioni calabresi, a quest’ora, si rivolteranno nella tomba e completeranno quel giro iniziato da tanto tempo, ormai, per non rigirarsi forse, mai più. A loro che, più dei Calabresi stessi, hanno amato la Calabria, la sua storia millenaria, riportando alla luce le vestigia di civiltà antichissime e nobilissime, nonostante non fossero meridionali ma, rispettivamente, di Rovereto, nel lontano Trentino, e di Creta (ma di origini piemontesi), a loro, dicevamo, dovrebbe andare il nostro pensiero, in questi giorni così tristi in cui questo “sfasciume pendulo sul mare” si sgretola sempre più.
Il tempio di Zeus dell’antica Kaulon rischia il crollo definitivo; a rischio anche l’intera area adiacente dove si trovano i mosaici della sala termale della cosiddetta Casa Matta. Insomma un patrimonio culturale di inestimabile valore che potremmo perdere definitivamente. E’ come se la distruzione delle testimonianze storiche fosse il triste presagio, anzi no, l’immagine riflessa, ma concretizzata e materializzata, della distruzione della nostra identità e delle nostre speranze di Calabresi e di Italiani. In tutta fretta, i nostri governanti hanno comunicato che sono stati stanziati 300.000€ per i primi ed urgenti lavori. Ma perché aspettare quando forse (spero tanto di no, che si possa ancora fare qualcosa) non c’è più nulla da fare? Perché non si fanno in tempo i lavori di protezione e consolidamento? Sibari, Pompei non ci hanno insegnato nulla? Perché assistere a questa lenta ed inesorabile distruzione di un patrimonio che, se fosse di proprietà di un altro stato, sarebbe difeso, rispettato, idolatrato e fonte anche di sviluppo economico? Quanti denari pubblici sprecati, quanta inefficienza, quanti Fondi europei che la Regione Calabria non ha saputo e voluto spendere e ha dovuto restituire! Perché?
Non c’è una logica morale. Ma un’altra logica, sì. E’ quella che ha portato l’Italia e la nostra regione, in particolare, allo sfasciume. Ma tutto il Bel Paese, ormai, è “uno sfasciume (morale, istituzionale, oltre che fisico) pendulo sul mare”. Fosse vissuto oggi, Giustino Fortunato avrebbe pensato, nel pronunciare questa celebre definizione, non soltanto alla Calabria, ma all’Italia tutta.