LICENZIAMENTO DI 1400 dipendenti Ilva. Questi gli ultimi lavoratori, in ordine di tempo, che pagano il prezzo di un sistema politico-sociale che, sempre più, calpesta i diritti fondamentali del lavoro. In termini di sicurezza e di dignità, diritti sanciti dalle leggi ma non applicati e sempre più svenduti, oltraggiati, in nome di una logica spietata: quella del profitto, ovviamente di pochi, dell’insensibilità e dell’assurdo parossistico. Così come di assurdo parossistico si può parlare riferendosi a scelte “politiche”, sempre più autoritarie e degne della più tetra immaginazione. In nome di un risparmio necessario, che in realtà non ci sarà, si prepara la chiusura di istituzioni radicate ed importantissime nel territorio
La chiusura del tribunale a Cinquefrondi, così come a Rossano, non porterà ad altro che a disservizi ed impoverimento – soprattutto nel caso del nostro paese – di un contesto territoriale già difficile, sia dal punto di vista della legalità e della vivibilità civica, sia dell’indotto economico e dei livelli occupazionali. Altri potevano e dovevano essere gli enti e le lobby da cui pretendere il risparmio: i cosiddetti enti inutili, gli stipendi e le pensioni che raggiungono cifre stratosferiche, gli sprechi vari ecc. Ma si tratta di settori pressocchè illesi perché intoccabili. Non si comprende quale logica lineare ci stia dietro. Una logica che persegue non il miglioramento, ma il peggioramento di una situazione già fortemente ipotecata. Una logica che non farà uscire certo dalla crisi, anzi l’aggraverà. Ho voluto accostare due avvenimenti delle ultime ore, apparentemente slegati, lavoro-giustizia, perché sono facce della stessa medaglia: dell’incapacità o della non volontà di fare le cose per bene. Lo Stato, quest’entità sempre più astratta, non unitaria ma, in realtà, parcellizzata in tanti centri di potere, ha tradito i suoi cittadini dandoli in pasto al miglior offerente. Fare le cose per bene sarebbe troppo semplice, ma non conveniente ai poteri oligarchici, che sono la causa e il nutrimento dei nostri mali.