Berlusconi è la testimonianza vivente di quanto sia vero che il denaro, il potere legato alla ricchezza, non fanno, non possono fare la felicità. Nonostante avesse tutto in beni materiali, non si sentiva lo stesso soddisfatto, tanto che ha pensato di “donarsi agli altri”, di scendere in campo per il bene di noi birbantelli Italiani, bisognosi di una guida come lui che “si è fatto… da solo…” e così si è appropriato anche del potere politico. Il risultato: una grandissima solitudine, un bilancio della sua vita pesantissimo, che la Storia ha già registrato come tale, a meno che… Forse non esiste un uomo più solo di Berlusconi, anche in mezzo a centinaia di persone che gli stanno attorno; in realtà nessuno prova empatia per lui. Berlusconi è malato di turbe di vario genere e, nonostante abbia ottenuto anche il potere politico, é sempre alla ricerca affannosa di qualcosa che lo soddisfi, che plachi la sua costante insoddisfazione che durerà fino al momento finale, momento che tocca a tutti affrontare, per una legge di natura che non può essere modificata con un decreto, e che vale anche per lui. Berlusconi non è un uomo libero, ma è schiavo della sua rozzezza intellettuale, dei suoi vizi, della sua arroganza, del suo delirio di onnipotenza. Chi crede che sia una cosa di cui vantarsi aver letto l’ultimo libro dieci anni fa, o che si possa deliziare con una minorenne, o che possa distribuire incarichi plurimilionari come ricompensa della fiducia accordatagli, o che si possa trasformare il Parlamento in un comitato di (loschi) affari, o che tra lui e Napoleone non ci sia nessuna differenza, quell’uomo non è un uomo libero. Berlusconi non è un uomo onesto, avendo preso a modello la disonestà, quale mezzo per raggiungere i propri scopi e, disonestamente, con un lavoro preparatorio decennale di messaggi subliminali mediatici, ha catapultato milioni di Italiani in un mondo ingannevole, illusorio, tutto teso al culto dell’apparire e dell’effimero. E’ doppiamente disonesto, perché ha calpestato l’onestà di tutti quegli Italiani che non si sono piegati alla sua logica devastante e che, quotidianamente, ognuno per la sua parte, si trovano a dover fare, tra mille difficoltà, resistenza ad un modus vivendi da lui voluto, alimentato e fortemente radicato. Adesso, la sua discesa è in picchiata e, come in ogni copione che si rispetti, molti dei suoi lo stanno abbandonando, e da qui a qualche settimana, sarà difficile trovare anche uno solo che si dichiari berlusconiano. Questa è la Storia. Vera, ma crudele Storia. Eppure, ancora ci sarebbe un modo per attenuare questa sua pesantissima sconfitta: un atto semplice quanto generoso, verso se stesso soprattutto. Si dimetta, prima che la Storia scriva la pagina che lo riguarda in modo totalmente negativo. Ci risparmi un altro, l’ennesimo spettacolo pietoso di richiesta della fiducia in Parlamento. Così se ne potrà andare, se non a testa alta, almeno a testa semi china. Anche il Financial Times lo sta implorando: “In nome di Dio e dell’Italia, vattene!”
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Verso la fine la parabola di Silvio B. Dal Financial Times un’implorazione “In nome di Dio e dell’Italia, vattene”07/11/2011 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio