GAMBARIE D’ASPROMONTE – Oltre alle querce testimoni dell’era glaciale (di cui si è data notizia nelle scorse settimane), sui versanti orientali dell’Aspromonte che affacciano sul mare Ionio sopravvivono anche lembi di pinete di laricio (Pinus nigra Arnold ssp. calabrica (Land.) E. Murray.), sopravvissuti grazie alle asperità della montagna, che hanno carattere di vetustà e conservano molti aspetti ecosistemici tipici dei “boschi primigeni”. In località “Serro d’Acatti” si trova, infatti, un gruppo di piante pluricentenarie di pino laricio di notevoli dimensioni, con diametri di oltre 100 cm e altezze che superano 30 m, al cui cospetto si prova un senso di timore e di ammirazione. Per le dimensioni e le caratteristiche generali richiamano altri esemplari di grandi dimensioni presenti a Fallistro, nella Sila Grande di Cosenza, nel bosco I giganti della Sila.
“Si tratta di un sistema forestale assai complesso – precisa il Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte, Giuseppe Bombino – che, accanto alle caratteristiche di vetustà di gran parte delle piante che lo costituiscono (peraltro già note ai conoscitori della montagna) presenta anche notevoli e interessanti dinamiche evolutive testimoniate dalla presenza di abbondante novellame dello stesso pino laricio, accanto a quello di altre specie tipiche di queste zone. La presenza diffusa di questa rinnovazione (è questo l’elemento oggetto degli attuali approfondimenti) – continua Bombino – oltre a mostrarci in maniera inedita il carattere di un Aspromonte generoso e custode del tempo, costituisce il presupposto per la conservazione di queste fitocenosi e favorisce il permanere delle loro caratteristiche di elevata naturalità, grazie anche alle peculiarità ambientali dell’Aspromonte. Così la presenza di queste successioni ecologiche contribuisce ad arricchire la biodiversità di queste aree e permette di mettere in atto strategie di gestione forestale sostenibile finalizzate alla loro conservazione e al loro miglioramento”.