• Cacciava uccelli con le reti, denunciato dal Corpo Forestale dello Stato
    08/11/2011 | Comunicato CFS Com. Prov. di Reggio Calabria: | Strill.it

    REGGIO CALABRIA – Nella corso del costante e capillare controllo del territorio e dell’attività venatoria in corso per la stagione 2011/12 da parte dei Reparti dipendenti dal Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria, è stata denunciata una persona in località Capo d’Armi in agro del comune di Motta San Giovanni. C.R. di anni 53 è stato sorpreso dal personale del Comando Stazione di Bagaladi nell’atto di esercitare l’attività di uccellagione. Lo stesso si trovava guardingamente appostato in un nascondiglio costituito da rami secchi e frasche costruito per l’occasione. In mano teneva la cordicella che, collegata alla rete posizionata a terra, asserviva la cattura dei volatili che malauguratamente si posavano all’interno di essa. Inoltre, al fine di adescare i malcapitati cardellini che si trovavano nei dintorni dell’appostamento, il bracconiere, tirava all’occorrenza una sottile cordicella alla cui estremità era legato un esemplare vivo della stessa specie, costringendolo ripetutamente al movimento per attirare i propri simili. In prossimità del luogo allestito per l’esercizio illecito dell’uccellagione, sono state riscontrate anche diverse gabbie contenenti cardellini vivi utili al richiamo. Tutta l’attrezzatura, impiegata è stata sottoposta a sequestro e custodita nei locali della Caserma Forestale di Bagaladi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. I 20 esemplari di cardellino in possesso del C.R. erano in buone condizioni di salute e sono stati tutti rimessi in libertà come previsto nella normativa per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Per C.R., oltre alla contestazione mossa per il reato di uccellagione, è stato ipotizzato anche il reato di furto venatorio, in quanto il soggetto è sprovvisto di licenza di caccia, per come da giurisprudenza ormai consolidata. L’uccellagione, che alimenta il mercato irregolare della vendita dei piccoli volatili e arreca grave danno all’ambiente e alla fauna selvatica, costituisce anche un’ingente fonte di guadagno illecito. Basti pensare che sul mercato nero, un esemplare può raggiungere il valore commerciale di alcune centinaia di euro.