REGGIO CALABRIA – L’arresto della suocera dell’assessore all’urbanistica Luigi Tuccio impone una riflessione civica prima ancora che politica. Proverò a spiegare con pacatezza le ragioni per cui a mio avviso Tuccio si debba dimettere, rifuggendo da aprioristiche ragioni di appartenenza politica, invocando il mero lume della ragione e dell’opportunità. E’ bene dirlo prima d’ogni altra cosa, in questa storia Tuccio ha fatto, più o meno, tutto da solo, tutto male, da ultimo con un comunicato in cui cerca di gettare la palla fuori campo citando suo padre, i suoi affetti, il suo onore e improbabili congiure ai danni suoi e del suo amico d’infanzia Giuseppe Scopelliti. Nessuno, fino ad ora, ha mai contestato l’onorabilità di Tuccio, men che meno della sua famiglia, della mente lucida di suo padre Giuseppe, magistrato di cui Reggio è da sempre orgogliosa, autore di un saggio in cui si domandava senza una risposta possibile se fosse la ndrangheta a generare sottosviluppo o il sottosviluppo a generare la ndrangheta.
Nessuno ha attaccato Tuccio nella sfera affettiva, della sua intimità, del suo rapporto con i figli e la donna che ama. Il tema non è questo e Tuccio pare non capirlo. In discussione c’è invece l’opportunità che Tuccio, alla luce dei fatti, continui a ricoprire il suo ufficio di assessore, una tale scelta addenserebbe ulteriormente la “lupa” in cui oggi pare avvolta l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Arena. Vero che le suocere e le cognate non si scelgono, ma alla fine si è costretti a conoscerle da vicino, a frequentarle durante le ricorrenze, magari solo per dovere di coppia, a stabilire rapporti e legami che un uomo pubblico come Luigi Tuccio non poteva permettersi al momento della sua nomina, tantomeno ora che la realtà è venuta a galla. Non tornerò sulle infinite nomine di cui ha beneficiato la sua famiglia negli anni, non citerò le pregresse gaffes di Tuccio che hanno offeso tanti reggini, ormai tutto ciò è diventato superfluo, quasi inutile. Ma quello su cui non si può tacere è la situazione familiare dell’assessore che oltre ad essere imbarazzante per lui lo è per noi reggini e per la nostra Città. Appena due settimane fa la maggioranza consiliare ha approvato un risibile documento con cui si conferisce mandato al Sindaco di tutelare in sede giudiziaria chi offenda il nome di Reggio, oggi mi domando se sia più offensivo e inopportuno un articolo di stampa, un’opinione in controtendenza, o piuttosto un assessore all’urbanistica con affinità in settori di ndrangheta…
Ma in questa storia sorprende ancora una volta il silenzio del Sindaco Arena: aveva taciuto all’indomani della notizia delle telefonate dell’assessore ai lavori pubblici Pasquale Morisani con ben individuati esponenti della ndrangheta reggina, continua a tacere oggi allorquando si viene a sapere che un altro suo assessore ha rapporti di affinità con un boss della zona nord della Città a cui la suocera di Tuccio avrebbe dato ospitalità durante un periodo di latitanza. Ora, non pare ulteriormente accettabile la scelta del silenzio: viviamo in una Città sospesa che attende le conclusioni di un accesso antimafia, oberata dai debiti e in cui finanche il sogno e la speranza di un futuro sembrano allontanarsi giorno dopo giorno al rincorrersi delle notizie che ci parlano di lavoratori non pagati, di società fallite e di un’economia ormai definitivamente in ginocchio. Reggio e i reggini hanno diritto di avere un Sindaco autorevole e capace di affrontare le situazioni, non di un silente commissario liquidatore sotto tutela catanzarese. Abbia il coraggio Arena di fare chiarezza, di revocare le nomine agli assessori lambiti dal sospetto, di ripartire con una Giunta che non presenti ombre e che possa riconquistare la fiducia che il popolo reggino gli ha tributato appena dieci mesi addietro.