REGGIO CALABRIA – Dalle coste all’entroterra lo stesso copione e lo stesso scandalo. È ancora una volta caos depurazione in Calabria, una questione che non riguarda solo i centri che affacciano sul mare, ma anche quelli dell’entroterra, i cui reflui, se non depurati, finiscono a mare attraverso l’apporto dei fiumi, così come attestato dalle analisi alle foci condotte da Goletta Verde. I sigilli posti ieri a ben dieci depuratori nel Cosentino, a cui si aggiunge il sequestro dell’impianto di Rende avvenuto nelle scorse settimane, sono la testimonianza di un clamoroso fallimento che coinvolge ancora la gestione degli impianti. “L’inchiesta Calipso della Procura di Rossano – dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – è sconvolgente: impianti fatiscenti, totale assenza di depurazione dei reflui urbani e dei fanghi di trattamento, raccolta e smaltimento non autorizzato.
Una situazione esplosiva che mette a repentaglio non solo la salute dei nostri mari e dei nostri fiumi, ma anche e soprattutto dei cittadini. Dalle analisi effettuate dall’Arpacal, infatti, emerge che i valori limite previsti dalla legge sono stati superati di gran lunga. Una situazione che andiamo denunciando da tempo, con i blitz di Goletta Verde, l’azione di sensibilizzazione e le proposte per rimettere il sistema a regime. Ma l’ora della denuncia è superata incolpevolmente da troppo tempo: occorre attivare una sinergia che veda protagonisti in primis gli amministratori locali ma che non può dare risultati duraturi se la depurazione non viene assunta come obiettivo prioritario anche dalle province e dalla Regione.
La Calabria deve dimostrare che esiste una buona politica in grado di risolvere i problemi dei cittadini”. “L’indagine – continua Francesco Falcone – dimostra la necessità e l’importanza dei controlli, motivo per cui rilanciamo la richiesta fatta all’Arpacal nel corso della conferenza stampa sulla Goletta Verde, di un monitoraggio costante delle foci”. L’indagine coinvolge ben otto comuni del versante ionico cosentino – Rossano, Corigliano, Bocchigliero, Caloveto, Paludi, Campana, Terravecchia e Longobucco – e vede indagati ben 23 amministratori e tecnici. Legambiente Calabria auspica una rapida definizione della vicenda, che colpisca duramente gli eventuali colpevoli e dia un segnale forte alla classe dirigente calabrese. E nel frattempo che ne è della depurazione dei reflui? Cosa finisce nei fiumi e nel mare Ionio?