GIOIA TAURO – Siamo in pieno periodo estivo, raddoppia la popolazione residente e, anziché attrezzarsi per far fronte alla maggiore richiesta di assistenza, i problemi diventano sempre più numerosi e irrisolvibili. Forse si è commesso l’ennesimo errore politico, questa volta con l’aggravante del riordino della sanità della Piana di Gioia Tauro e dell’effetto negativo di una sanità pubblica sempre più povera di servizi, con una enorme contrazione dei posti letto necessari, con gravi deficit strutturali nei due ospedali rimasti aperti, un’emergenza urgenza 118 quasi inesistente. Insomma, una vera e concreta negazione del diritto alla salute. Non è servita a niente la chiusura dei tre ospedali di Oppido Mamertina, Palmi e Taurianova (Scopelliti ha annunciato l’inaugurazione della Lungodegenza di Oppido Mamertina – quale? Quella rimasta aperta dalla chiusura dell’Ospedale?).
I problemi veri intanto si moltiplicano e rassegnano un sistema sanitario allo sbando: da un lato, in ginocchio e impallato su scelte politiche tese a garantire l’appartenenza e, dall’altro, miope dei bisogni veri del popolo pianigiano privato di un diritto fondamentale da ricercare nella mobilità passiva, magari in Lombardia. In questi due anni di gestione Squillacioti, non si è vista quella capacità manageriale mirata a preservare e far crescere l’efficienza e l’efficacia dell’offerta di qualità, presente negli ospedali rimasti. Tutto continua a gravare sull’Ospedale di Polistena dove mancano le risorse essenziali (personale, innovamento delle attrezzature, adeguamento degli impianti, manutenzione urgente alla struttura muraria ecc.), viene messa persino in discussione la normale continuità assistenziale a questo territorio provato da numerosi casi di mala sanità. Oggi, in piena estate e con le ferie obbligatorie da concedere ai lavoratori, ci troviamo in una condizione di vero disastro. Persino i Servizi Pubblici Essenziali rischiano di saltare. Forse la Direzione dell’Asp non ha ancora acquisito quella consapevolezza, indispensabile per garantire il minimo di assistenza. Dei problemi reali, della difficoltà quotidiana sofferta dagli operatori dell’unico ospedale funzionante nella Piana, si continua a fare orecchie da mercante e scotendo le spalle la risposta è sempre la stessa:”arrangiatevi”.
Eppure gli allarmi lanciati dalla Fp Cgil e dalla Cgil sono di dominio pubblico. Forse non si è ancora capita la gravità di sopravvivenza di quel poco di sanità pubblica rimasta dove si riversa l’intera utenza di un territorio abitato dal circa 200.000 persone. Non basta più la buona volontà e il grande sacrificio del personale rimasto in servizio. L’ospedale di Polistena non può continuare a funzionare con gli ascensori guasti; non può subire i capricci di chicchessia per chiudere la Direzione Amministrativa e far scappare il Dirigente Amministrativo a pochi giorni dall’incarico; non può costringere il personale del laboratorio di analisi a lavorare in locali inidonei e inagibili mettendo a rischio la propria salute; non può permettersi il lusso di chiudere la radiologia, nel periodo estivo, per carenza di personale Tecnico lasciando altrove lo stesso personale per 2 o 3 esami al mese; non può sopportare l’assenza continua dell’unica ambulanza del 118, costretta a viaggiare fuori Asp nonostante vetusta e pronta alla rottamazione; non può garantire i turni di servizio con una carenza di personale medico, infermieristico, Tecnico di Radiologia e Operatori Sanitari Addetti all’Assistenza, ben al di sotto degli standards minimi previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza. Tutto ciò incontra persino il muro delle cosiddette referenze politiche territoriali funzionali all’appartenenza e non al bene comune. Bloccare virtuosi processi di autonomia gestionale, condivise dai Direttori di UU.OO. e tese al miglioramento delle prestazioni è un delitto gestionale, prima ancora che politico.
L’effetto di tali atteggiamenti non favorisce il miglioramento di prestazioni, in un momento di grave crisi, ma colpisce gli Operatori Sanitari, in un particolare momento di grande stanchezza e mortificando delle professioni presenti in questo avamposto di buona sanità. Tuttavia, i cittadini e gli Operatori Sanitari dell’Ospedale di Polistena non sono più disponibili a sopportare il devastante cappello politico, imposto dai referenti di turno, non possono mettere ulteriormente a rischio la professionalità acquisita in lunghi anni di positiva esperienza, né affrontare il periodo estivo in piena sofferenza di personale. E’ tempo di rivolta sociale, di rivendicazioni forti e di normalità lavorativa per ridare dignità e certezza alla sanità del presente e del futuro, a tutte quelle persone della Piana di Gioia Tauro rimaste a vivere e soffrire le difficoltà di un servizio sanitario pubblico gestito male e, tendenzialmente, fa pensare a pezzi di sanità pubblica persi volutamente per lasciare spazio libero ad altri. In questo scenario sarebbe auspicabile accelerare le procedure di appalto per costruire il nuovo ospedale, sicuramente non giova spostare l’attenzione sul grande ospedale unico, da collocare al centro del ponte dello stretto, per garantire l’assistenza sanitaria all’intera Sicilia e alla Calabria.