• Cassonetti che spuntano come funghi. L’avventura kafkiana di un cinquefrondese alle prese con una raccolta differenziata improvvisata e senza programmazione
    I contenitori dell'umido collocati nei posti sbagliati. Ma segnalare l'errore non basta a garantire una soluzione
    19/07/2013 | Luigi Carrera | Edicola di Pinuccio

    UNA MATTINA mi sono svegliato… no, non è il celebre incipit kafkiano della “Metamorfosi” (anche se Kafka c’entra in questo racconto, ma lo vedremo dopo), e nemmeno ha a che fare con “Bella ciao, una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor”, anche se, ripensandoci… Niente di tutto ciò! Una mattina sotto le finestre della mia abitazione venivano collocati, in pessimo stato e perfettamente sgangherati - quindi graziosamente privi dei relativi coperchi - due cassonetti, destinati, secondo la testimonianza del capo dei Vigili, presente sul posto, ad accogliere spazzatura del tipo chiamato “umido”. Dopo un solo giorno, la strada si riempie di detriti di tutti i generi e, quindi, mi reco dal suddetto capo dei Vigili a fare presente la situazione creatasi, in contrasto con le finalità della raccolta. E qui entra in scena il Kafka de “Il processo”, perche’ il capo dei Vigili mi risponde che l’ubicazione dei cassonetti è stata disposta non da lui ma da altri e che i detriti me li devo tenere per altri 15 giorni fino alla data della raccolta dei rifiuti speciali, insieme agli altri che, sicuramente, sarebbero stati abbandonati in quel posto, cioè davanti alla mia casa.

     

    Non è importante, nel “Processo”, non aver compiuto reati, essere innocenti, non sapere di quali delitti si è accusati. L’importante è che, ormai, il processo è iniziato e che deve andare avanti. Così per il capo dei Vigili, non responsabile della decisione come ribadito e, anche, confermato dal vicesindaco, non è importante che i detriti non li abbia buttati io, e che lui non abbia vigilato perché ciò non accadesse, l’importante è “solo” che ormai ci sono e che li debbo sopportare fino alla raccolta speciale. Di fronte a tutto questo, ho deciso di oppormi al degrado, nell’unica maniera che conosco, quella della protesta civile. E ho cominciato a pulire le strade del quartiere, accorgendomi, ma lo sapevo già ed ero sicuro di questo, che la gente avrebbe risposto. Intanto collaborando a demunicipalizzare il quartiere pulendolo, ma, anche, ancora più importante, a tenere pulito e ad apprezzarne il risultato quello di stare in un posto vivibile, dandomi la consapevolezza di aver compiuto la scelta giusta, perché ho acquistato coscienza io stesso dell’esperienza che andavo maturando.

     

    Questa è la vera impasse dell’amministrazione comunale: da un lato non può reprimere l’abuso dell’immondizia abbandonata indiscriminatamente, e dall’altro non promuove la condivisione e il coinvolgimento della popolazione in una cittadinanza attiva, perché non ha nessuna autorità per la repressione e non gode di alcuna autorevolezza per il coinvolgimento. E così, pulendo pulendo, scopando scopando, ramazzando ramazzando, ho finito per interiorizzare tutte queste problematiche e, alla fine, una notte ho sognato una seduta del consiglio comunale dedicata alla situazione igienico sanitaria di Cinquefrondi.

     

    “Signor Presidente, signori consiglieri, dice il sindaco, è opportuno che il Consiglio si occupi della grave situazione igienico sanitaria del nostro comune causata dalla raccolta della spazzatura attraverso i cassonetti comunali, che provocano gravi disagi alla popolazione. Come sapete, questa amministrazione si vanta e si onora del fatto che, come dichiarato nel programma, intende, sempre e ad ogni costo di sacrificio delle persone che sono nell’Istituzione, guidare i processi, dare l’esempio, rinunciare ad ogni privilegio di casta, condividere e patire sul piano personale i disagi che, talvolta non puo’ risparmiare alla cittadinanza. Dal momento che sono stati posti cassonetti, inidonei, malsicuri e puzzolenti nel centro abitato, invito tutti voi a farvi carico, personalmente, di una parte delle sofferenze, per offrire grande testimonianza di partecipazione e di rifiuto di favori di ogni sorta. A questo proposito, vi comunico che, in qualità di sindaco, massima autorità di questo Comune, intendo avvalermi della mia carica e del mio potere per esigere il più grande numero di cassonetti sotto le finestre della mia abitazione, con ciò dando il massimo esempio di partecipazione civile e di grande abnegazione e offrendo a tutti la testimonianza di un potere al servizio del popolo. Questo è lo stato dell’arte. (Grandi applausi).  E vi preannuncio che il giorno di ferragosto, massima festività estiva, al mio risveglio, respirerò a pieni polmoni quelle mefitiche esalazioni, per me profumi inebrianti, perché rappresentano, dopo tanti rapporti al popolo, il mio stesso, quasi fisico, diretto contatto col popolo, finalmente senza retorica, senza demagogia, senza populismo e senza alcun paternalismo d’accatto. Concludo parafrasando una citazione di Leon Blum, questa sera tutto è concesso, anche che io citi un socialista: “L’amministrazione (Blum si riferiva allo Stato) deve garantire dignità, cultura, sviluppo, diritti e doveri. Se no, che fa?”

     

    A queste nobili parole, subito il vicesindaco e il presidente del Consiglio insorgono reclamando almeno sei cassonetti ciascuno, e, perfino le opposizioni, sempre divise, ritrovano l’unità e, nominando un portavoce unico, chiedono con forza la loro parte. Grande brusio in aula, quasi un tafferuglio. Al che il sindaco, che ha un grande intuito e un formidabile fiuto, capisce al volo la situazione, si impone, riporta il silenzio e dice “Calma signori consiglieri, grazie della vostra generosità, ma vi devo dire con piacere che, essendo questo paese un immenso immondezzaio a cielo aperto, non esiste il problema, ce n’è per tutti, a costo di farcene dare dai comuni vicini, e, a questo proposito in anteprima vi comunico che il Comune di Polistena ci sta già conferendo una parte di spazzatura”.

     

    Mi sveglio di soprassalto, corro alla finestra, la spalanco. I cassonetti sono sempre lì. Peccato! Anche l’amministrazione comunale è ancora al suo posto. Purtroppo.

     

     


     
  • 6 commenti

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    1. Ronny

      Ahah!! Fantastico

    2. Franco

      Da kafka al socialismo, dal sogno alla realtà, dalla cittadinanza attiva a quella relativa, per dire cosa… non voglio i cassonetti sotto casa mia. Complimenti per il senso della cittadinanza!
      Come mai il nostro cittadino “attivo” si accorge solo oggi di quei rifiuti ingombranti?
      Prima non erano vicino casa sua! Patetico.
      A proposito di sogni non vorrei vivere o “rivivere” neanche per un solo secondo l’incubo di ritrovarmi Sindaco il nostro autorevole SOGNATORE… i danni politici li stiamo ancora scontando.
      “La morale non è nulla più che la regolarizzazione dell’egoismo”

    3. Michele

      “Franco” se sapessi leggere avresti capito che il cittadino non vuole i cassonetti “senza coperchi” e abbandonati a se stessi, sotto la sua finestra. Un servizio fatto secondo le regole (che a Cinquefrondi sono un optional) non crea i disagi e i problemi segnalati dal cittadino (che personalmente ringrazio per il coraggio civico di segnalare un problema) sono solo conseguenze non previste di una iniziativa adottata alla garibaldina. La verità è che programmare e fare le cose secondo criterio sono da noi parole vuote. Basta far finta di fare, e poi chi se ne frega delle conseguenze. E ne abbiamo viste tante: dal Municipio trasformato in scuola (che tristezza) dal centro storico dimenticato e abbandonato ai topi (benedetto Borgo Futuro!) e a tutto il resto. Ora concludo, non senza vergognarmi da cinquefrondese ancora un poco per quello che sento e che vedo. Cosi Cinquefrondi non sara mai un paese normale.
      Infine una osservazione, la risposta rabbiosa di “Franco” mi fa capire che resta di moda, se uno dice “attento che hai una macchia sulla cravatta” invece di dare un’occhiata ed eventualmente smacchiarla, rispondere “guardati tu che hai una macchia sulla camicia”… Ecco perche non andremo mai avanti. Buona domenica a tutti

    4. antonio manfrida

      l’ annotazione di michele è più che da condividere. ed allora la dico tutta. è mai possibile che la constatazione di un disservizio sia solo motivo di fazioni pro o contro ? perchè non abbiamo la forza di guardare oltre ? luigi carrera espone una problematica; denuncia un’ inerzia; sottoscrive un malessere. discutiamo di questo. di come cioè sia possibile che la vicina polistena corra il rischio di diventare ancora una volta un miraggio anche per la raccolta differenziata, mentre da noi un bidone di spazzatura divide il paese tra guelfi e ghibellini. certo, questo sindaco e questa maggioranza non a tutti stanno simpatici; ma buttarli di per sè nella spazzatura non ha senso. l’ edicola ha il merito ( uno dei meriti ) di essere luogo libero di confronto. dialoghiamo sul futuro del nostro paese, fin quando possibile.

    5. salvatore

      Grande Luigi, Cinquefrondi è una grande metafora gattopardesca. tutto cambi affichè tutto rimanga uguale. Aivoglia Signor Manfrida !!!

    6. Fausto

      “È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.”

      Credo che sia necessario qui e ora ringraziare Luigi per avermi fatto venire in mente questo pensiero che mi piace ricordare.
      Il sogno di Luigi , i suoi desideri così civilmente espressi ma anche le sue paure che sono anche le mie e credo di tanti altri.
      Qui ….per quel bisogno antico della piazza come luogo di confronto, espressione di desideri che si consumavano in dialoghi fitti densi dell’orgoglio di chi voleva mantenere viva la dignità di un territorio e di un popolo ma anche delle paure , tacitamente espresse, che nel loro farsi cosciente si trasformavano , in una catarsi collettiva, riflessione comune e comune sentire. L’arte sopraffina del confronto e della difesa della dignità ….. Questo ci hanno insegnato una folta schiera di uomini e di donne che , con le loro quotidiane battaglie ci hanno permesso di essere qui , uomini liberi , uguali , desiderosi di giustizia . Ecco perché mi sarei aspettato qualche ulteriore riflessione , qualche altro intervento …..ma capisco che vivere questo tempo non è certo facile . Una folta schiera di falsificazioni e falsificatori spesso mortificano l’intelligenza dei più e ne deviano i sentimenti ….. Ero ancora ragazzino quando mi passarono tra le mani le splendide e visionarie pagine di Calvino . Leonia , la città della spazzatura…… Ma allora tutto e’ inutile penso…. Tutti questi anni sono passati invano…. Il territorio parla di Leonia …. In tutti i nostri paesi c’è un po di Leonia….. Cinquefrondi e’ un po Leonia…..
      Ma il sogno pacato di Luigi mi riporta alla realtà…. Mi dice che niente è ineluttabile …. Che i suoi desideri sono desideri comuni….. Che insieme …si può fare….. E che le paure lentamente si possono sciogliere per la via indicata.
      Grazie Luigi

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