CAULONIA – Venerdì sera dagli studi di Telemia, nel corso del confronto tra candidati delle due liste per il rinnovo del consiglio comunale del comune di Caulonia, è stato toccato il tema dell’accoglienza. Le due dottoresse della lista “Insieme per Caulonia” hanno mosso forti critiche sulla gestione del progetto, hanno sostenuto che non c’è stata alcuna integrazione, che si è dato lavoro ad una “cerchia ristretta di persone”, che vi è una forte prostituzione, che alcuni beneficiari ancora non parlano l’italiano….
Noi operatori non apparteniamo ad alcuno schieramento politico, ma non possiamo non dare una risposta a queste affermazioni. Siamo una trentina di lavoratori che non pensano di essere stati scelti per la vicinanza a questa o quella personalità, ma per le nostre competenze (anche se come “altri” non possiamo vantare due dottorati). Ognuno di noi prima di essere assunto ha effettuato un colloquio di lavoro ed il nostro curriculum è stato valutato da persone che assolutamente non conoscevamo.
Per quanto riguarda il resto riteniamo che sia soltanto fango lanciato gratuitamente su persone che nel cuore della notte vengono chiamate perché c’è un’emergenza, che si vestono velocemente e lasciano i loro figli a casa per correre e tenere la mano a delle persone sofferenti mentre si aspetta il dottore. Fango lanciato su chi non percepisce un euro di stipendio da mesi e mesi. Fango lanciato su chi deve insegnare la nostra lingua in pochi mesi a chi non è mai andato a scuola e parla soltanto il dialetto di qualche villaggio sperduto. Fango lanciato su persone che, per vedere sorridere almeno per una sera bambini che hanno perso i loro genitori in guerra o vedere per un breve attimo un barlume di speranza negli occhi di chi è stato violentato e torturato nel suo paese, passa volentieri i sabato sera, non per lavoro, scherzando e ridendo con i nostri ospiti.
Il nostro lavoro non si svolge comodamente dietro una scrivania, ma in modo pratico e in condizioni spesso difficili. E’ da tanto che ormai lavoriamo insieme e che condividiamo gioie e tristezze, ci sentiamo una squadra, una squadra offesa gratuitamente da chi non abbiamo mai visto rivolgere una parola a questi nostri amici.