GIOIA TAURO – Soltanto l’11 Settembre, la Squillacioti bollava “ingiustificati gli allarmismi sul 118 del Segretario Fp Cgil”. La risposta giunge dai fatti. Ieri sera intorno alle ore 20,30 si è sfiorata la tragedia, la famosa vecchia ambulanza, consegnata agli Autisti Soccorritori disoccupati per i trasporti secondari, veniva comandata dalla centrale operativa del 118 di Reggio Calabria, per un codice rosso. Il paziente si trovava in gravissime condizioni al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Gioia Tauro e doveva essere trasferito con urgenza alla Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria. L’anziana ambulanza, appena uscita dall’ennesimo ricovero in officina, si apprestava ad effettuare un servizio che non gli competeva (doveva fare soltanto trasporti secondari – su Gioia Tauro era presente in postazione l’Ambulanza dedicata all’Emergenza), un codice rosso – chiamata in estrema urgenza emergenza medica. Pur tuttavia, senza attrezzature sanitarie a bordo, prendeva il paziente e si apprestava a percorrere l’autostrada da Gioia Tauro a Reggio Calabria con destinazione la Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Riuniti.
Purtroppo, il vecchio automezzo incominciava ad essere sofferente dopo pochi chilometri di autostrada e, 3 Km. Prima dello svincolo di uscita per Palmi, sbuffava emettendo fumo nero dal vano motore. L’autista Soccorritore si fermava per capire la natura del guasto ma, niente da fare. Informava la centrale operativa del 118 sull’accaduto e decideva di proseguire con cautela per guadagnare l’uscita di Palmi (era pericoloso fermarsi sull’autostrada con i familiari del paziente al seguito dell’ambulanza). Fu così che, a passo d’uomo usciva a Palmi e si fermava nel primo spazio utile. Nel contempo la centrale operativa del 118 assicurava l’invio di un’altra ambulanza proveniente dalla Postazione di S. Eufemia d’Aspromonte. Un’interminabile attesa di oltre mezzora, vissuta tra le proteste dei familiari, fortunatamente contenute e le grida dell’ammalato in barella. Alla fine la vicenda si concludeva con un ritardo complessivo di circa 2 ore.
Meno male che nessuno dei familiari è andato in escandescenza, altrimenti, come già avvenuto in altre circostanze (vedi porte sfondate al pronto soccorso di Polistena), bisognava pensare, non solo all’ammalato grave, ma anche a come mettere in sicurezza l’intera equipe dell’ambulanza. Tuttavia, la singolarità dell’accaduto, seguito da ben due denuncie pubbliche della scrivente Fp Cgil, devono far riflettere, sia la Direzione Generale dell’Asp di Reggio Calabria, sia i Sindaci dell’intero territorio della Piana di Gioia Tauro, sia la massima autorità sanitaria regionale e, conseguentemente assumere, ai vari livelli di gestione, le giuste determinazioni per evitare di far morire i cittadini ammalati per errate programmazioni o inefficienza dei mezzi di soccorso.
Di sicuro, da un simile evento, possiamo affermare con forza che non vogliamo più pagare l’alto prezzo di un altro caso “Scutellà”, la sopportazione ha raggiunto il picco più alto, sia in termini di ingiustizie sociali, sia di negazione di diritti. Adesso basta, non è più sopportabile l’assurdo letargo dei Sindaci, primi responsabili della salute dei cittadini. Questi devono avere il coraggio di contrapporre il bene comune all’appartenenza e alzarsi dalle poltrone per assicurare un servizio sanitario normale a tutela della salute dei loro cittadini. Le chiacchiere e le parate della Squillacioti non garantiscono i diritti degli ammalati, servono i fatti, altro che dialogo per affrontare i problemi della sanità, qui bisogna rimboccarsi le maniche e ridare quello che serve per curare gli ammalati e non ambulanze scassate che si fermano in codice rosso. La sanità della Piana di Gioia Tauro non è più negoziabile, non siamo al mercatino dell’usato, serve un intervento serio, strutturale e di qualità per salvare vite umane e ridare dignità alle persone, uomini e donne, bambini e anziani, disabili e ammalati cronici, lasciati allo sbando e alla mercé di una classe dirigente inadeguata a governare il Servizio Sanitario Pubblico. Questa condizione di non vita, ha raggiunto il limite di tutti i profili di sopportabilità. Adesso bisogna far capire con forza e determinazione l’esistenza di un territorio dimenticato da tutti e dare un segnale di forte ribellione. Non si può continuare a morire di malasanità.
1 commento
Giuseppe Gentile
16 settembre 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Quando le persone muoiono non pagano i Direttori Generali per l’errata e clientelare gestione ma paga soltanto il cittadino onesto