• Comuni sull’orlo del baratro. Enti sempre più indebitati e ora il Governo chiede la riduzione delle esposizioni. Uno studio di Legautonomie mette in evidenza le difficoltà dopo l’abolizione dell’Ici
    25/11/2011 | Claudio Cavaliere, Legautonomie Calabria | Il Quotidiano della Calabria

    CATANZARO – Il tema della riduzione del debito locale è entrato nel “mirino” del legislatore nazionale da diverso tempo. La grave crisi finanziaria ha prodotto una accelerazione di alcuni provvedimenti già previsti. La legge di stabilità appena approvata (l. n. 183/2011) non solo ha anticipato al2012 lasoglia dell’8% del peso degli interessi passivi sulle entratecorrenti come soglia per continuare ad accedere al credito; ha altresì introdotto, per i due anni successivi, ulteriori obiettivi di 2 punti percentuali annui così da giungere al 2014 al limite del 4%. Ciò significa che i Comuni, fin dal prossimo bilancio, dovranno programmare le politiche di finanziamento degli investimenti e le scelte del bilancio pluriennale 2012/2014. Ma qual è la situazione dei Comuni calabresi? Lo stock del debito del sistema delle autonomie calabresi ammonta a circa1,6miliardi di euro, un debito pro capite medio per cittadino di circa 800 euro. Mediamente sono più indebitati i Comuni del reggino e meno quelli del vibonese. Più i Comuni oltre 15mila abitanti e meno i comuni da 5mila a 10mila abitanti. Quando si parla di debito occorre tuttavia uscire da un approccio di tipo “scandali – stico”. Occorre ricordare che il ricorso al debito è per i Comuni la principale fonte di finanziamento delle opere pubbliche e per i Comuni calabresi significa quasi esclusivamente mutui accesi presso la Cassa Depositi e prestiti. Nel 2009 tali somme sono state investite per il 65% del totale per la funzione della gestione del territorio e dell’ambiente (45,4%) e funzione della viabilità e dei trasporti (19,3%). Il ricorso al debito è anche una conseguenza della impossibilità dei Comuni di far fronte agli investimenti attraverso i fondi ordinari di bilancio. Per capire quanto la spesa dei Comuni calabresi è vincolata, l’indice da usare è la rigidità strutturale. Esso indica quanta parte della spesa corrente è destinata alle spese “obbligate” e non è dunque disponibile per altri interventi. Quanto minore è detto valore, tanto maggiore è l’autonomia discrezionale della Giunta e del Consiglio in sede di predisposizione del bilancio. Quanto più il valore si avvicina al 45% delle spese correnti, tanto minori sono le possibilità di manovra dell’Amministrazione, che si trova con gran parte delle risorse correnti già utilizzate per il finanziamento delle spese per il personale e per interessi passivi. L’indicatore è infatti il rapporto tra le entrate correnti e la somma dellespese per il personale, interessi passivi e spese dirimborso prestiti. L’incidenza spesa del personale è invece il rapporto di tale spesa sul totale delle entrate correnti. La rigidità strutturale ha fatto registrare una decisa impennata negli ultimi due anni considerati, caratterizzati dall’abolizione dell’Ici sulla prima casa e dai tagli ai trasferimenti statali che hanno ridotto considerevolmente le entrate correnti dei comuni calabresi. Al contrario l’incidenza della spesa del personale fa registrare il secondo valore più basso del settennio.