REGGIO CALABRIA – La provincia reggina e, in particolare, la Piana di Gioia Tauro si trova oramai da anni sotto l’attacco di potentati economici, spesso e volentieri stranieri, che trovano evidentemente gioco facile nella realizzazione di impianti dannosi perchè inquinanti, inutili al territorio perchè improduttivi e con pochissime ripercussioni in termini di occupazione. L’ultimo in ordine di tempo ma certamente non per pericolosità, riguarda l’impianto di Rigassificazione che dovrebbe sorgere in un’area di circa 47 ettari del comune di San Ferdinando, proprio su una faglia sismica e nei pressi del centro abitato e di una scuola di quel comune. Insomma, una vera e propria congiuntura di circostanze che dovrebbero rendere accorti i realizzatori ed i loro fiancheggiatori della politica. Difatti, nel pieno di questa strana e vorticosa campagna elettorale, si assiste a vere e proprie campagne d’ipocrisia: è proprio su questi temi dell’ambiente e della salvaguardia della salute dei cittadini che questo territorio aggredito dall’ennesima intromissione capitalistica sta perdendo le sue sfide a causa di una politica debole perchè disposta a vendersi e, soprattutto, incoerente; come altrimenti valutare la circostanza che molti nella fase della propaganda si dicono contrari all’impianto e poi nei fatti, a giochi chiusi, lo avallano dicendo “dell’inarrestabile avanzata della modernità e dell’opportunità di ricchezza per il territorio”?
Parteciperemo con convinzione, ed anche rabbia, al consiglio comunale aperto che si terrà a San Ferdinando domani martedì 19 febbraio al fine di discutere di questo impianto per il quale, nonostante le opportune osservazioni contrarie da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, è stato silenziosamente ad opera del Ministro “tecnico” Passera, attraverso il decreto Sviluppo, semplificato l’iter per la realizzazione dei terminal di rigassificazione in aree demaniali o portuali (proprio la circostanza di San Ferdinando). Un esempio di come tecnicamente è possibile operare la distruzione di iter posti a salvaguardia delle persone da rischi per la loro salute e di come si smantellano gli ultimi residui di resistenza, anche giuridica, alla famelica volontà delle multinazionali e, quindi, dei grandi capitali di aggredire interi territori incuranti di luoghi, storie, persone. Rifondazione Comunista e l’aggregazione di forze dentro Rivoluzione Civile hanno deciso da tempo e senza infingimenti di stare da una parte e cioè da quella del territorio che abitiamo e delle vocazioni naturali che ci sono state tramandate quali l’agricoltura o di quella turistica.
Noi sappiamo di avere fatto una scelta che rappresenta una carta d’identità ed un’assicurazione per un impegno che vale oggi in campagna elettorale così come domani nelle istituzioni in cui saremo chiamati a rappresentare i territori e le loro istanze. Noi stiamo in questo spazio politico che si sta costruendo intorno a Rivoluzione Civile perchè si avverte sempre di più questa necessità della costruzione di politiche d’alternativa, per ridare credibilità e forza alla politica quale elemento imprescindibile della democrazia partecipata, per organizzare un mondo migliore e soprattutto per dare forza e rappresentanza a quanti nonostante lo status di cittadino risultano spesso nei fatti ancora sudditi.