CINQUEFRONDI – Durante il periodo “offline” del sito, la nostra collaboratrice Rosanna Giovinazzo, docente di Lettere presso il Liceo Magistrale Statale “Giuseppe Rechichi” di Polistena, ci ha parlato del prestigioso incarico conferitogli dall’Università Ilia Chavchavdze di Tbilisi (Georgia) per svolgere un Seminario di studi di Letteratura italiana dal titolo “Storie di esilio in Dante, Machiavelli e Foscolo” che si sarebbe tenuto a Tbilisi dal 6 al 13 maggio. Qui di seguito volentieri pubblichiamo il resoconto di quell’esperienza.
Tornare da un viaggio in un posto lontano, dove sei stata bene, dove hai avuto modo di apprezzare molte qualità, dalla verve culturale ed intellettuale, alla bellezza dei luoghi, all’ospitalità eccellente, è sempre e comunque un momento piacevole perché si ritorna a casa, ma è anche un momento doloroso perché devi sopportare il distacco da ciò che ti ha fatto stare bene per giorni. Questo è quel che è successo a me recentemente, di ritorno da un viaggio in Georgia, in pieno Caucaso, terra bellissima, paesaggisticamente molto simile alla Calabria, ricca di storia, arte, cultura. Dall’accoglienza super del mio amico Nodar Ladaria, esempio di intellettuale poliedrico (cultore dell’opera lirica soprattutto italiana , professore universitario di Storia medievale, traduttore di opere della nostra tradizione letteraria in georgiano, editorialista del principale quotidiano nazionale, personaggio pubblico televisivo, direttore del Centro culturale italiano) alla fresca e spontanea vicinanza di Manana, docente di Italiano all’Università Ilia Chavchavdze di Tbilisi, alle rimembranze dell’amore per l’Italia di Vano Tsagareishvili, professore universitario in pensione, che è stato tantissime volte in Italia, persino a Reggio Calabria, e che mi ha fatto da guida a Metekhi, alla Fortezza Narikala e nelle stradine caratteristiche di Tbilisi, tutto, ma proprio tutto, è stato vissuto come un momento magico, da assaporare con intensità, perché il tempo scorre via velocemente e non perdona chi si distrae con facilità.
E poi, come dimenticare lo stare assieme, per tre ore al giorno, con i colleghi georgiani, e discutere di Dante o di Machiavelli, in un’atmosfera di coinvolgimento e partecipazione intensa! O gli odori della cucina georgiana che ancora sento e il sapore dei khinkali, del khachapuri, delle insalate, del gustosissimo pane cotto sulle pareti di forni simili a giare e…del coriandolo messo dappertutto, o gli spaghetti alla carbonara preparati sapientemente da Nodar, per metà ormai italiano, considerati i frequenti viaggi a Roma, per fare un piacere a me e a mio marito dopo tanti giorni di cucina georgiana, o il caffè preparato da Manana… E ancora, quel mare di verde che si bacia con i giganti del Caucaso, la grande pianura che si scorge dal monastero di Bodbe dove è sepolta Santa Nino, patrona della Georgia. E la città rupestre, di epoca antichissima (XI se. A.C.), Uplistsikhe, e la sua pioggia battente che ci fa correre verso l’auto, unico riparo in mezzo a tanta roccia nuda e scivolosa. E il fiume Mtkvari che taglia Tbilisi in due e le strade ampie, alberate, i bei palazzi e le vecchie case di legno che richiamano all’arte tipicamente orientale. E tantissime altre cose ancora che conservo tra i miei ricordi, come in uno scrigno di gemme preziose.
Una little Italy, l’Università dove sono stata: 80 studenti che studiano l’Italiano e parecchi docenti del Dipartimento di Italianistica, che parlano molto bene l’Italiano e che amano tantissimo la letteratura e la cultura italiana in genere. E’ tale e tanto l’interesse per l’Italia che, in questi ultimi anni, sono sorte anche due scuole italiane, una a Tbilisi e l’altra a Batumi, altra bellissima città georgiana che si trova sulla costa del Mar Nero.Tutto ciò ci fa certamente onore, ma dovrebbe essere anche uno stimolo per tutti noi ad amarla di più quest’Italia, e a pretendere che venga trattata meglio da chi ha il potere decisionale nel nostro presente e nel nostro futuro.
2 commenti
fabio cuzzola
19 maggio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Un’esperienza che fa capire quanto sia amata la nostra lingua all’estero e quanto invece noi non ne comprendiamo la bellezza e la potenza comunicativa. Detto questo sono orgoglioso che una collega della scuola calabrese abbia presentato all’estero il frutto del suo lavoro intellettuale che nasce dalla quitidianità fra i banchi di scuola.
Rosanna Giovinazzo
20 maggio 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Grazie, Fabio, per le belle parole!