REGGIO CALABRIA – “Confermando la miopia politica con cui è riuscito a spazzare via il Prc dal panorama politico italiano, Paolo Ferrero rende palesi una volta per tutte le ragioni profonde per le quali decine tra dirigenti e militanti hann deciso di lasciare Rifondazione comunista a Reggio Calabria. Minimizzare, infatti, il drammatico svuotamento del Prc a Reggio, sventolando un presunto allontanamento del sottoscritto a causa di un’inesistente questione morale significa, da una parte, provare a nascondere dietro attacchi diffamatori la realtà dei fatti e, dall’altra, non nutrire il minimo rispetto per i tanti iscritti del Prc che hanno, anche dolorosamente, deciso di abbandonare con me un progetto politico fallimentare. Ferrero se ne faccia finalmente una ragione: la porta d’uscita del partito l’ho imboccata liberamente, con convinzione e per ragioni che il segretario continua a fingere di non capire. Come si fa ad allontanare chi non c’è più?”. Lo dichiara il consigliere regionale Nino De Gaetano, replicando ai contenuti di un’intervista rilasciata dal segretario nazionale di Rifondazione comunista. “Certo – prosegue De Gaetano – non si può che condividere la fotografia che il segretario regionale del Prc scatta alla drammatica situazione calabrese, con le sue vertenze aperte, le sue occasioni di crescita sprecate, il suo governo regionale incapace. Ma dopo l’analisi? Qual è la ricetta di Ferrero? Che ruolo vuole e soprattutto può giocare un partito come il Prc che proprio la guida di Paolo Ferrero ha ridotto al lumicino, ad un’entità residuale impotente, quasi scomparsa dai sondaggi e dai territori? Benissimo le forme di solidarietà e di resistenza. Ma gli operai del porto di Gioia Tauro e gli autisti della Lirosi, i licenziati della Phonemedia e gli addetti delle cooperative sociali di Reggio Calabria pretendono, innanzitutto, risposte concrete: investimenti, stipendi, sviluppo. Tutti risultati che, ricordo a Ferrero, si strappano sul piano politico, ai tavoli degli assessorati e dei ministeri. Quel piano politico, insomma, sul quale il Prc di Paolo Ferrero ha deciso di giocare da tempo una partita fallimentare dalla quale il sottoscritto e decine di iscritti hanno deciso di chiamarsi fuori, sognando un orizzonte in cui poter incidere davvero sul cambiamento della Calabria e del Paese. Ma Ferrero non ci sente. Ha finto di non sentire quando ho ricordato le campagne elettorali sostenute in tutta la provincia con il mio stipendio (perché non lo chiede ai compagni di Cinquefrondi?). Ha finto di non sentire l’analisi dolorosa di chi ha deciso di seguirmi in questa scelta ed è pronto a seguirmi in futuro. E così, con la consueta cecità, una volta tanto parla di Calabria senza avere idea di cosa fare e, soprattutto, senza possedere le forze per farlo”.