• Dieci punti della Caritas per contrastare la povertà. Il documento approvato nel convegno di Gioia Tauro
    Appello agli enti locali e alle realtà sociali per una solidarietà concreta e attiva
    04/06/2013 | Cecè Alampi, Caritas diocesana Oppido-Palmi | Comunicato

    Image 12OPPIDO MAMERTINA – Si è svolto sabato 1 giugno scorso, presso l’auditorium del Centro per il laicato di Gioia Tauro della diocesi di Oppido Mamertina – Palmi, un partecipatissimo e interessante convegno organizzato dalla Caritas diocesana, sul tema: «L’importanza della solidarietà» tratto dalla nota sulle politiche sociali in Calabria della Conferenza episcopale calabra. Dopo la preghiera, guidata dal vicario generale della diocesi, don Giuseppe Acquaro, che ha aperto il convegno, ha introdotto e coordinato i lavori il diacono Cecè Alampi, direttore della Caritas diocesana di Oppido – Palmi, il quale dopo aver ringraziato monsignor Francesco Milito, vescovo della diocesi, per l’apporto appassionato e convinto all’impegno della Caritas diocesana, ha evidenziato l’importanza del convegno il quale da una parte conclude il percorso di approfondimento della nota dei vescovi di Calabria, che durante l’anno pastorale ha interpellato profondamente le persone, la società e le istituzioni tutte e più ancora la stessa Chiesa con le Caritas parrocchiali e dall’altra parte vuole rilanciare gli aspetti salienti dello stesso documento della Cec: la testimonianza della carità e della solidarietà, il senso della giustizia sociale, l’etica della responsabilità ed una sempre rinnovata vicinanza, di ognuno che può farlo, alla sofferenza, alla fragilità dei più poveri e dei meno tutelati, soprattutto in questo periodo di crisi profonda che la Caritas tocca con mano ogni giorno.

     

    Di seguito la relatrice Maria Giovanna Ursida, dirigente nazionale del Dipartimento Servizi sociali e Pari opportunità e grande esperta degli aspetti sociali del territorio della Diocesi, dopo aver approfondito i vari aspetti della solidarietà e fatto un’attenta analisi delle fragilità del nostro sistema di assistenza alle persone e alle comunità, specialmente da parte delle istituzioni pubbliche con la disattenzione alla normativa in materia, si è soffermata sull’importanza del lavoro in rete e sui punti in comune tra le aspettative del terzo settore e il documento della Cec e ha chiesto, con forza, che questi due soggetti, per le conoscenze e l’esperienza acquisita con il loro servizio alle persone fragili, possano essere parte attiva durante la programmazione sociale della Regione Calabria, che conduca, in modo condiviso, concreto e creativo, a una promozione ed a una organizzazione efficace della solidarietà in Calabria. Ringraziandola per l’intervento, il direttore della Caritas, si è soffermato sul compito pedagogico della Caritas e sul suo servizio di prossimità alla tendopoli/baraccopoli di San Ferdinando-Rosarno, dove tutto l’inverno scorso hanno vissuto, nella più assoluta povertà più di 1500 immigrati africani, assistiti premurosamente, insieme ad altri 1500 di altre zone della diocesi, dalla rete della Caritas Diocesana di Oppido Mamertina – Palmi, promossa e sostenuta dal vescovo monsignor Francesco Milito, con l’importante nota “Al freddo e al gelo”, che ha coinvolto quasi tutte le Comunità parrocchiali insieme all’Azione Cattolica Diocesana, a tanti altri gruppi e associazioni ecclesiali, anche di altre diocesi e, soprattutto, insieme a tante altre associazioni laiche con le quali sono stati instaurati rapporti nuovi di collaborazione e di sostegno reciproco.

     

    Il direttore, ricordando il “modello Drosi”, per l’accoglienza degli immigrati, ha richiamato le istituzioni interessate a compiere il loro dovere con strutture accoglienti e solidali, a non permettere più il sorgere di baraccopoli ghetti e, infine, ha rilanciato le dieci proposte che la Conferenza Episcopale Calabra ha inserito nel suo documento come suggerimento alle Istituzioni e alle Comunità Ecclesiali.  Ha concluso i lavori il vicario generale della diocesi don Giuseppe Acquaro, il quale sottolineando come la solidarietà può trovare soluzione solo con una chiara presa di coscienza, personale e comunitaria, ne ha evidenziato gli aspetti teologici e pastorali ed ha invitato tutti a promuovere l’elaborazione di progetti condivisi, atti a garantire finalmente un sistema di strutture e di interventi, ispirati alla solidarietà, al fine di un sostegno concreto non solo alla qualità della vita di tutti, ma soprattutto alla tutela e alla promozione delle persone più fragili e delle famiglie più povere.

     

     

    Il documento / LE 10 PROPOSTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CALABRA PER FRONTEGGIARE LA CRISI 

     

    Per fronteggiare con speranza questa crisi globale, con uno sguardo oltre la crisi, riteniamo indispensabile che in Calabria più soggetti pubblici e privati, comprese le nostre Chiese, mettano in campo maggiori interventi, da effettuare corresponsabilmente su fronti diversi, che di seguito ci permettiamo di delineare, come nostra condivisa proposta, in dieci punti:

     

    1) Il Consiglio Regionale della Calabria s’impegni a fornire un’adeguata copertura finanziaria alle politiche sociali, intervenendo strutturalmente sulla formazione dei bilanci istituzionali, dando precedenza alla spesa sociale rispetto ad altre voci, meno rilevanti per la tutela della dignità e dei diritti fondamentali delle persone e delle famiglie.

     

    2) La Regione Calabria recepisca celermente e interamente la legislazione sociale italiana ed europea, e dia compiutezza alle sue stesse leggi sociali, in particolare a quelle riguardanti il compimento del Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, corredandolo dei decreti attuativi mancanti, tra i quali il Regolamento regionale dei servizi sociali, cogli standard strutturali e del personale, e con le connesse coperture economiche.

     

    3) Gli Enti locali calabresi, compreso l’Ente regionale, cessino di destinare agli interventi socio assistenziali la somma più bassa di tutte le regioni d’Italia e prendano provvedimenti coraggiosi per innalzare l’importo della spesa sociale pro capite, parificandolo almeno al livello della media nazionale effettiva (di 111,00 Euro annui pro capite).

     

    4) Presso la presidenza della Giunta regionale, o presso altro soggetto istituzionale competente, venga costituito un tavolo regionale di concertazione e di programmazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali in Calabria, coinvolgendo a vario titolo le parti sociali interessate; e mirando a promuovere il più possibile l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone prese in carico.

     

    5) I fondi europei vengano considerati anche come possibili risorse per fornire risposte efficaci nel campo delle politiche sociali; nel contempo, i fondi comunitari e strutturali vengano ugualmente investiti per il sostegno della coesione sociale e per la promozione degli ancora inesistenti ma essenziali servizi sociali in Calabria.

     

    6) I Comuni e le Provincie, per quanto di loro competenza e al fine di innovare il comparto sociale, diano immediata attuazione: a) alla legge 328 del 2000 istitutiva del Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali; b) alla legge regionale n. 23/2003 e c) al Piano sociale regionale del 2009, avviando effettivi tavoli di programmazione dei Piani di Zona.

     

    7) Le comunità ecclesiali si facciano carico in maggior misura delle situazioni di povertà; si pongano con relazioni fraterne al fianco delle persone povere e in difficoltà; esprimano capacità di ascolto e di prossimità; sensibilizzino i credenti e sostengano i servizi di prossimità e di giustizia sociale, di volontariato solidale, di condivisione e di accoglienza.

     

    8) Le diocesi e le parrocchie offrano efficace testimonianza di carità, sia attraverso le tradizionali modalità di elargizioni economiche, alimentari o di vestiario, sia inventando nuove forme di sostegno al reddito (come il microcredito cosiddetto familiare o sociale), ma senza dimenticare la strada irrinunciabile della promozione e della tutela dei diritti e della dignità umana e le vie pedagogiche per uno stile di vita più sobrio ed essenziale.

     

    9) Le nostre chiese sostengano costantemente e in tutti i modi possibili il patrimonio dei servizi socio-sanitari ed educativi, nati sotto le loro dirette responsabilità o di ispirazione cristiana, riconoscendoli come “opere segno” che testimoniano sul territorio l’attenzione evangelica della Chiesa alle persone in difficoltà, svolgendo le prestazioni dovute con competenza professionale e umanità.

    10) Le comunità cristiane, e così le famiglie, assumano e curino le dimensioni educative necessarie a vivere e diffondere relazioni umane sempre più aperte ed accoglienti, operando opportunamente anche insieme con le componenti della società e alle istituzioni civili calabresi, per promuovere al meglio accoglienza e solidarietà verso tutti, specialmente verso le persone e le famiglie più deboli e vulnerabili.