• Dimensionamento scolastico, Longo (Prc): “La Regione impugni la norma davanti alla Corte costituzionale”
    30/01/2011 | Giuseppe Longo, cons. prov. Prc | Comunicato

    CINQUEFRONDI – Il giorno dopo l’approvazione del piano di dimensionamento scolastico diversi sono i malumori sul territorio anche della Piana di Gioia Tauro, che in diverse realtà subisce accorpamenti che penalizzano soprattutto i piccoli comuni a rischio isolamento, creando disagi alle famiglie ed agli studenti che vedono ulteriormente ridotta l’offerta formativa, la sua articolazione e fruibilità sul territorio.
    Il piano di dimensionamento provinciale, figlio di una grave e pericolosa riforma Gelmini, ha comportato un ridimensionamento significativo del ruolo della scuola statale, producendo un indebolimento progressivo del progetto didattico e formativo, riducendone ovviamente la qualità.
    Si colpisce alla radice la stessa idea di autonomia scolastica dal momento che la progettualità, la vivibilità democratica, la partecipazione della docenza, del personale ATA, della stessa utenza sarà resa pressoché impossibile.
    Ora però, la palla passa alla Regione Calabria, che a differenza di moltissime altre regioni d’Italia, non ha ancora proceduto ad impugnare di fronte alla Corte Costituzionale l’art. 19 della Legge 111/2011 in quanto la norma invade spazi riservati alla potestà legislativa delle regioni, principio questo ribadito anche dalla sentenza n.’200/2009’ della Corte Costituzionale.
    Dispiace, in verità, che il Presidente Scopelliti si sia guardato bene sino ad oggi dal non impugnarla per non fare un torto politico ad un Presidente ed ad un Ministro del suo stesso colore politico, perché, così facendo, ha anteposto la bandiera del Pdl agl interessi delle famiglie e degli studenti calabresi che sono tra i più colpiti in Italia dalla riforma Gelmini.
    Il Ministro Gelmini e il Governo hanno preferito creare un gravissimo vulnus istituzionale con le Regioni e con gli enti locali, piuttosto che cancellare la norma incostituzionale rappresentata dal decreto del presidente della Repubblica del 1998, che parla di parametri che dimensionano gli istituti scolastici, il quale fino al 2008, non era mai stato giustamente rispettato.
    Per il 2012, insomma, le difficoltà finanziarie delle scuole statali sono destinate ad aumentare, anche perché, il Ministero continua a non dire mezza parola sulla questione più complessa e difficile, che è quella dei residui attivi che le istituzioni scolastiche vantano nei confronti del Miur stesso.
    Di fatto, negli ultimi anni, le scuole hanno anticipato per conto dello Stato somme anche consistenti svolgendo la stessa funzione che le banche svolgono per conto delle aziende che non hanno liquidità sufficiente per pagare gli stipendi dei propri dipendenti. Ma, ovviamente, con un “potere contrattuale” nei confronti dello Stato-debitore che è praticamente uguale a zero.
    Mi auguro, pertanto, che la Regione, su sollecitazione anche dell’assessore Calabrese che dichiara in ogni luogo che la riforma è sbagliata perché nuoce il territorio, preso atto della proroga inviata dal Ministero della P.I. fino al 31 gennaio 2012, possa decidere, ora che Berlusconi non è più al Governo, di presentare ricorso di incostituzionalità contro l’articolo 19 della manovra finanziaria di luglio per tentare di bloccare una riforma che mira solo a fare cassa.