REGGIO CALABRIA – “La conferenza stampa organizzata da esponenti autorevoli della Regione Calabria per presentare il Distretto Agroalimentare della Piana di Gioia Tauro e dell’Area dello Stretto mi pare, questa sì, mera propaganda elettorale, povera di contenuti e ricca di enfasi che non produce alcun risultato per il comparto agricolo della Provincia di Reggio Calabria. Una conferenza ingessata che non ha dato modo di intervenire e, soprattutto, di consentire ai diversi soggetti di esprimere fortissime perplessità sull’iter che si sta seguendo. Criticità e perplessità finanche avanzate da alcuni giornalisti presenti a cui nessuno ha dato risposta.
Sono fermamente convinto che così come è stato concepito, lo strumento che si intenderebbe promuovere non possiede i requisiti previsti dalla legge. Non mi pare, infatti, che sui territori interessati insistano produzioni certificate e tutelate tali da suffragare l’esistenza del Distretto di Qualità. Ed è una perplessità molto forte che hanno anche le organizzazioni professionali agricole con le quali ho avuto modo di interloquire e di condividere la sorpresa ed incredulità per una “forzatura” tecnico-politica che, comunque, giova ribadire non produce alcun effetto positivo per il comparto. Ho sentito addirittura annunciare la nascita di altre distretti nel territorio provinciale. Secondo me stiamo rasentando la follia. Che qualcuno recuperi il senno della ragione ed inizi a parlare di agricoltura vera e di problemi veri.
Quella di ieri in Consiglio Regionale, mi pare un’altra giornata persa, un’altra occasione persa in cui la politica regionale avrebbe dovuto mettere sul tappeto della discussione ben altre tematiche. Dove sono i soldi delle calamità naturali 2007 e 2008 che, nel passato, sono stati dirottati altrove? Dove è quell’attenzione straordinaria che l’On. Imbalzano aveva promesso – nella sua qualità di Presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale – verso le problematiche del comparto agricolo della Piana di Rosarno? Di ritorno ieri a Rosarno, un agricoltore mi ha chiesto in che cosa consistesse l’iniziativa presentata sul distretto agroalimentare di qualità e se avesse a che fare con i danni da cenere vulcanica o se potesse favorire, nell’immediato, l’accesso al credito delle imprese. L’On. Imbalzano provi a dargli una risposta. Ora e non nel 2020!”
1 commento
Mimì Giordano
1 febbraio 2014 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
La piana di Gioia Tauro e Rosarno,oltre ad essere un’area desolata e degradata politicamente e socialmente,dal punto di vista della produzione agroalimentare è il fanalino di coda dell’intera penisola. Aspirare a creare dal nulla un Distretto dell’Alta qualità è illudere gli agricoltori,prefigurando un’opportunità di competitività alla quale mancano le fondamenta. E’ come se si iniziasse a costruire una casa partendo dal tetto. La Piana di Gioia Tauro presenta un’olivicoltura ancora all’ABC in termini di regole e tecniche produttive,un’agrumicoltura complessivamente di media qualità, che nel mercato fa notevoli sforzi a competere per la concorrenza spietata del prodotto spagnolo e nordafricano,una produzione ortofrutticola a livelli insignificanti e senza concentrazione dell’offerta,una capacità associativa e cooperativistica irrilevante e altamente conflittuale,una rappresentanza delle organizzazioni dei produttori molto frammentata. Ho la sensazione che ai rappresentanti politici della Regione sfugga un concetto primario: non bastano poche aziende virtuose ed apprezzate,ricadenti nell’area produttiva agroalimentare di Gioia Tauro per fare sistema e parlare di Distretti. Il ritardo di quest’area agricola è di tipo strutturale,generazionale,culturale.
Perchè strutturale ?.
Perchè abbiamo una proprietà terriera fortemente frammentata,parcellizzata,molto più dedicabile ad un’agricoltura da autoconsumo familiare (e magari fosse anch’essa praticata !) che non a quella produttiva per creare posti di lavoro e commercializzare.
Perchè generazionale ?
Per il fatto che la stragrande maggioranza dei terreni agricoli sono condotti da coltivatori diretti,imprenditori agricoli che molto spesso superano i 60 anni di età;sappiamo bene quanto una persona anziana non sia incline all’innovazione,alla “rivoluzione” dei sistemi di coltivazione,alla riconversione produttiva ed ad altre scelte che alla lunga o a medio termine possano valorizzare le produzioni.
Perchè culturale ?
Perchè purtroppo per molti conterranei pianigiani l’agricoltura,il lavoro nei campi,lo sporcarsi le mani di terra, rappresenta ancora un’attività di secondaria importanza o della quale magari vergognarsi,da far fare agli altri che hanno voglia di sudare e spaccarsi la schiena. Troppo forte è stato in passato l’esodo dalla terra da parte dei giovani e la corsa verso il posto fisso per non avvertirne le conseguenze in questa fase criticissima della nostra condizione sociale ed economica.
La Piana di Gioia Tauro non ha i pre-requisiti per essere Distretto della qualità. L’assessore Imbalzano saprà cosa siano i Distretti dell’alta qualità o dell’eccellenza agroalimentare e quando questi possano costituire seriamente un volano per l’economia agricola delle zone che vi ci ricadono ,si sarà fatto un giro e si sarà confrontato con altre pregevoli realtà operanti,ad esempio, in Toscana,Piemonte,Trentino,Emilia. Se così è, prima di ipotizzare simili iniziative in questo squallore che è la gran parte della Piana di Gioia Tauro cominci a seminare cultura agricola, è il casi di dirlo. Il Il Distretto viene dopo,quando già sono tante le aziende che fanno qualità o eccellenza. La meraviglia degli spiriti liberi è grande quando si leggono queste sparate:Pure il senso di fastidio non è da meno per quanta gente fa finta di credere a questo Distretto dell’alta qualità e plaude all’iniziativa o la enfatizza ,perchè magari “o di cozzu o di curtedhu” da quell’assessorato qualcosa riuscirà a trarre qualche vantaggio,qualche aiutino per non perdere ruoli e privilegi di tipo politico o clientelare.
Mimì Giordano