CINQUEFRONDI – Sono circa le 17.45 di sabato 29 novembre, l’ampio locale dell’ex-frantoio adibito a spazio di aggregazione e laboratorio culturale si riempie velocemente di gente che si guarda attorno incuriosita, accolta all’ingresso da sagome femminili, scarpe rosse e da un lunghissimo e raccapricciante elenco di volti, nomi, storie di donne da ogni parte del mondo, tutte morte per mano dei loro uomini e tutte uccise in quanto donne. Siamo al Frantoio delle Idee, a Cinquefrondi, una nuova realtà che si sta facendo largo nel territorio proponendosi come luogo di espressione e di diffusione della cultura, e che oggi apre le porte per ospitare una rappresentazione teatrale in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ricorsa lo scorso 25 novembre. Gli spettatori si accomodano e il chiacchiericcio che pur stentava a spegnersi nonostante il buio in sala, si interrompe bruscamente quando una processione di donne imbavagliate sale sul palco e pronuncia dei nomi: quei nomi tanto noti nelle cronache televisive di ogni giorno e le vicende a cui sono legati colpiscono nel profondo l’uditorio.
Inizia così “Il cammino delle donne”, una produzione originale elaborata dalle donne del Frantoio per dare voce alle donne che una voce non ce l’hanno più. La rappresentazione esplora il fenomeno della violenza sulle donne da diverse angolazioni – stalking, violenza domestica reiterata, anche il cosiddetto “delitto d’onore” – e con diverse forme espressive, dalla lettura recitata dei testi alla danza alla poesia. Inframmezzati dalle coreografie e raccordati dalla musica, i racconti si susseguono nel corso dello spettacolo; la narrazione in prima persona dalle vittime e talvolta dai carnefici ravviva ancor di più l’interesse e smuove le coscienze su una tematica delicata ma che rischia spesso di essere sottovalutata e vissuta come lontana dalla propria realtà. Sull’approfondimento del fenomeno del femminicidio e della violenza di genere si concentra il dibattito che ha avuto luogo subito dopo lo spettacolo.
Le ospiti sono tre donne: Angela Sciarrone, avvocato, Franca Ieranò, psicologa e Luciana Bova, rappresentante della Collettiva AutonoMIA di Reggio Calabria. Mediati dalla prof.ssa Rosanna Cimino, gli interventi hanno esplorato la tematica secondo differenti prospettive. L’avvocato Sciarrone ha esaminato la questione sotto il profilo giuridico, citando il decreto di legge n. 93 dell’agosto 2013, entrato poi a far parte della legge 119. Tale decreto, nato nell’anno in cui si è registrata la più alta percentuale di femminicidi in Italia, mira a ad inasprire le pene in caso di maltrattamenti, violenza domestica e atti persecutori (il cosiddetto “stalking”), in particolare nel caso in cui sia verificata l’esistenza di un legame affettivo fra vittima e persecutore; rende inoltre la querela irrevocabile e punisce coloro i quali hanno perpetrato la violenza in presenza di minori. Ma la risoluzione del problema risiede anche e soprattutto nella prevenzione: mira a quest’ultimo aspetto l’intervento della dott.ssa Ieranò. L’uomo che si macchia di tali crimini è innanzitutto un “analfabeta emotivo”, ciò significa che uno sviluppo emotivo poco equilibrato può essere considerato come causa pregressa dell’omicidio.
Quindi, esortando ad attrezzarsi per la prevenzione, la dott.ssa Ieranò ha invitato ad aiutare sia gli uomini che le donne, soprattutto in campo culturale, per fronteggiare il problema fin dalla radice. D’altronde, come ha fatto notare Luciana Bova, lottare contro il femminicidio e la violenza di genere vuol dire far fronte ad una serie di stereotipi di cui sono vittime sia gli uomini che le donne. Lo stereotipo femminile proposto dai media ma anche quello legato alla donna come unica responsabile della cura della casa e dei figli, lo stereotipo dell’uomo come colui che deve sopperire in gran parte alle esigenze economiche della famiglia: sono solo alcuni dei molti ostacoli da abbattere. Si impone quindi prepotentemente la necessità di attuare “politiche di condivisione”, di percorrere insieme, uomini e donne, la medesima strada con una comunanza di scopi, a partire dalla presenza attiva di entrambi i genitori nell’educazione dei figli. “Ogni giorno viene colpita da atti di violenza di genere una donna ogni 12 secondi”, recita il testo informativo che conclude lo spettacolo. Dopo racconti tanto intensi,la freddezza della statistica parla chiaro e smuove le coscienze; fra il pubblico si scorgono espressioni ora turbate, ora indignate, ora sconvolte, persino qualche lacrima. L’obiettivo è stato raggiunto: informare, sensibilizzare e fare prevenzione sul femminicidio, per far sì che nessun nome, nessun volto si aggiunga alla lista che ci aveva accolto all’ingresso.