CITTANOVA - “La situazione economica in Calabria, e in provincia di Reggio in particolare, sta diventando ogni giorno più drammatica. Le imprese fanno fatica, ma quel che più mi preme sottolineare è la condizione di assoluta gravità in cui versano tante e tante famiglie, che sono ormai scivolate sotto la soglia della povertà. Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare ancor di più, tutti assieme, per uscirne”. Interviene così il consigliere provinciale Francesco D’Agostino (A Testa Alta) sull’attuale momento vissuto dal tessuto socio-produttivo locale. Per l’esponente politico di Cittanova, imprenditore affermato a livello internazionale nel campo della commercializzazione di stoccafisso e baccalà, “la crisi scoppiata nel 2008 sta continuando ad aggravarsi, giorno dopo giorno. Qui da noi, gli effetti della recessione globale si sono sentiti con un paio di anni di ritardo rispetto alle capitali del mondo finanziario e alle aree più sviluppate del Paese. Dal 2010 in avanti, la china che ha assunto l’economia reggina è diventata via via più pericolosa. Occorre intervenire per non andare definitivamente nel baratro”. Per Francesco D’Agostino, “oggi Reggio Calabria e la sua provincia, come dimostrato dagli ultimi rapporti sullo stato dell’economia locale, vivono una fase terribile.
I settori tradizionali, quali l’edilizia e i servizi, stentano anche per il sostanziale blocco delle gare d’appalto per le opere pubbliche; e i crediti ingenti vantati dalle imprese nei confronti degli enti locali hanno trasformato spesso le aziende in vere e proprie “banche” che prestano denaro allo Stato per averlo restituito, purtroppo a interessi zero e raramente in maniera piena, con anni e anni di ritardo. Nel frattempo gli imprenditori falliscono e i lavoratori vanno a casa”. Il consigliere provinciale di Cittanova propone “una rivoluzione economica” che deve nascere “dal contributo costruttivo di tutti gli attori della vita pubblica: la politica, le associazioni di categoria, i sindacati. Tutti assieme per avviare un percorso di sviluppo sostenibile, che sfrutti le peculiarità del nostro territorio e della nostra economia, affrancando le imprese calabresi dalla condizione di bisogno cui sono relegate da questo sistema, dominato dalle difficoltà di accesso al credito e dall’ipertrofia burocratica”. Secondo l’esponente di A Testa Alta “la Calabria deve puntare tutto su due grandi risorse, che sono il turismo e le produzioni dell’agroalimentare.
Comparti che registrano l’esistenza di vere e proprie eccellenze, in grado di diventare delle emblematiche ‘isole felici’, oasi in cui della crisi si è intravista solo l’ombra grazie all’intraprendenza, alla creatività, al coraggio e alla capacità di imprenditori radicati su questo territorio”. “Per incentivare tutto questo – prosegue Francesco D’Agostino – occorre puntare sulla capacità di investire i fondi strutturali europei. Quella del 2014/2020 è l’ultima occasione che ci viene concessa per poter ‘rivoltare come un calzino’ la Calabria, portando sul territorio ingenti somme di denaro che però non devono essere disperse in inutili interventi a pioggia. I finanziamenti europei devono attivare un moltiplicatore economico che porti a ricadute sul territorio di gran lunga superiori alle somme investite. Altrimenti saranno solo operazioni ‘spot’ prive di senso”. Secondo il consigliere provinciale, “occorre tenere ben presente che la provincia di Reggio Calabria, pur in presenza di uno snodo fondamentale del transhipment e potenzialmente anche della logistica, come il porto di Gioia Tauro, risulta poco appetibile agli investitori stranieri. Da imprenditore, mi sembra logico che nessuno, oggi e a queste condizioni, venga a portare i suoi soldi qui: stando così le cose, infatti, sarebbero solo investimenti a perdere.
Ma se venisse attivata la Zona economica speciale nell’area retroportuale, garantiremmo anche ai grandi colossi dell’industria condizioni tali da rendere appetibili gli investimenti sulla Piana. L’Italia è un Paese in cui, oltre a resistere alla malaburocrazia spesso imperante a tutti i livelli, bisogna fare i conti con la pressione fiscale che arriva a sfiorare, tra imposte, tariffe, tributi, versamenti previdenziali, anche il 70% del fatturato. Questo significa mettere in ginocchio gli imprenditori ma soprattutto impoverire le famiglie ponendole in uno stato di bisogno inaccettabile. Sono sempre più frequenti le immagini di persone, che un tempo riuscivano anche a condurre un’esistenza dignitosa, costrette a rovistare tra i cassonetti dell’immondizia alla ricerca di qualcosa. Tutto questo – conclude Francesco D’Agostino – avviene nella crescente indifferenza generale, perché a scene del genere purtroppo stiamo iniziando ad abituarci. Dobbiamo invertire la rotta proprio per questo, recuperando quello spirito solidaristico e quella capacità di far fronte comune per superare le difficoltà. Capacità che nel secondo Dopoguerra ha reso l’Italia un grande Paese”.