CINQUEFRONDI – Pamela Iamundo, impegnata nella lotta per i diritti dei detenuti, invita alla lettura di questa lettera al Presidente della Repubblica di Giuseppe Colazzo, che potrà essere anche sottoscritta aderendo al gruppo Facebook “Emergenza carceri” e “Articolo 27″ o rivolgendosi direttamente all’autore della lettera (sempre su Facebook).”
Signor Presidente,
la nostra Italia affronta ,ormai da tempo, una crisi politica, sociale ed economica che desta in noi cittadini una forte preoccupazione per il futuro, ma oggi Le scriviamo per sottoporLe una questione verso cui Lei ha dimostrato una forte sensibilità definendola come “una prepotente urgenza”, ossia quella della giustizia e delle carceri.
Che dire? Nel nostro Paese il termine “giustizia” sembra non avere più senso e noi Le chiediamo: si può parlare di giustizia quando vengono calpestati non solo i principi sanciti dalla Costituzione ma anche i più elementari diritti umani? La verità, Signor Presidente, è che le carceri, che dovrebbero essere dei luoghi di detenzione in cui scontare una pena, sono diventate delle discariche sociali, luoghi di atroci sofferenze, emarginazione e spesso, anzi no, troppo spesso luoghi di morte. Non staremo qui a parlare dei procedimenti penali arretrati, del tasso di sovraffollamento (anche se qualcuno ha il coraggio di parlare di soglia della tollerabilità ancora non raggiunta), dei processi prescritti ogni anno perché siamo certi che Lei possieda già tutte queste informazioni.
Noi Le scriviamo per parlare di quel senso di umanità e di reinserimento sociale sanciti dall’articolo 27 della Costituzione. Solo in questo anno i decessi in carcere sono stati centocinquantaquattro di cui cinquantatre suicidi (dati aggiornati al 23 ottobre); in uno Stato che ripudia la pena di morte ciò rappresenta il misero fallimento di tutte le Istituzioni, dei singoli e della società; noi abbiamo rubato la speranza a cinquantatre persone che hanno preferito la morte al riscatto sociale e al reinserimento, perché l’unica prospettiva che gli veniva offerta era di ozio e disperazione. Ci sono poi le morti per “malattia” come quella di Graziano Scialpi, che è stato definito “simulatore” ma che muore dopo pochi mesi dalla scarcerazione per un tumore incurabile (intendiamoci: “incurabile” solo perché diagnosticato dopo oltre un anno dalla comparsa dei primi malesseri); c’è, ancora, la lotta di chi vuole vivere, come il 33enne Raffaele Corona che attende dallo scorso agosto di essere trasportato nel reparto di oncologia dell’ospedale Moscati per sottoporsi alla chemioterapia. In patologie come queste, in cui la prevenzione e la celerità delle cure sono l’unica chiave di salvezza, siamo davvero sicuri di non avere alcuna responsabilità? Lei ravvede senso di umanità o di possibilità di reinserimento nelle nostre carceri? Troppo spesso mascheriamo la nostra ferocia o l’uso smodato della custodia intra muraria preventiva nascondendoci dietro il principio della tutela della collettività, ma spetta a noi ricordare che dovremmo vivere in uno Stato “garantista”, in cui si è innocenti e non colpevoli fino a prova contraria?
Signor Presidente noi siamo certi che Lei condivida in pieno le sofferenze di tutta la comunità penitenziaria ma ci sentiamo indignati dinanzi a chi può ma fa finta di non vedere e di non sentire. A livello politico si parla di “Emergenza Giustizia” da oltre un anno ma praticamente cosa è stato fatto? Noi crediamo nella proposta presentata dai Radicali sulla possibilità dell’Amnistia e dell’Indulto, non fini a se stessi ma come l’inizio di un processo che possa portare ad una vera riforma del codice penale in particolare e della giustizia in generale. Tuttavia, come anche da Lei sottolineato, sembra che non sia questo il momento politico per intraprendere tale strada,noi crediamo che le condizioni politiche DEBBANO ESSERE CREATE,perchè non ci si può nascondere dietro una questione di “puro consenso elettorale” quando si tratta della difesa dei diritti umani e della stessa Costituzione.
Molti parlano di fallimento dell’amnistia e dell’indulto ma a ben vedere anche i tre pilastri indicati dal governo per fronteggiare l’emergenza non sono stati un successo. La legge “svuota carceri” si è rivelata un flop tanto che il problema del sovraffollamento è restato pressochè invariato; il personale di polizia penitenziaria , se e quando verrà assunto, non sarà sufficiente a coprire le necessità dei nuovi padiglioni o delle nuove carceri. Secondo il Suo onorevole punto di vista davvero abbiamo bisogno di nuove carceri? Perché, vede signor Presidente, in Italia esistono circa quaranta strutture penitenziarie sparse su tutto il territorio nazionale già costruite ma mai utilizzate, come quelle di Morcone (Benevento) e Arghillà (Reggio Calabria). D’altra parte, finchè si continuano a fare leggi che sono sul filo della costituzionalità, se non proprio anticostituzionali, come la legge Bossi-Fini, la Fini-Giovanardi e la cosiddetta ex-Cirielli, le carceri continueranno sempre a riempirsi di disperati, malgrado se ne costruiscano di nuove.
Le chiediamo, dunque, che questa “prepotente urgenza” possa tradursi in qualcosa di concreto perché se è vero, come disse Voltaire, che il grado di civiltà di una nazione si misura dalle proprie carceri, noi dovremmo vergognarci di vivere in un Paese tanto incivile.
Concludiamo la nostra lettera augurandoci che possa in tutti noi instaurarsi quel concetto di grazia che, oltre ad essere un concetto religioso e personale, può ben manifestarsi in uno stato laico quale conferma di democrazia, diritto e giustizia!
In fede,
2 commenti
Fabiana
27 ottobre 2011 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
La lettera è mia con la revisione del sign Colazzo Comunque l’importante è aderire!
salvo
28 ottobre 2011 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
è una bellissima lettera condivisibile in ogni punto il problema rimane la politica e l’ipocrisia dei politici che da una parte condividono che le carceri sono invivibili non solo per i detenuti ma anche per chi ci lavora tutti i giorni dall’altra parte pero nessuno fa niente per paura di perdere consensi quindi meno voti quindi meno potere,purtroppo ci rimane solo il presidente Napolitano che secondo me oggi è il politico piu ben voluto dal popolo Italiano quindi se il presidente ha la capacita di mediare con governo è opposizione credo che l’amnistia sarà possibile chiaro è che per riportare l’italia ad essere una nazione civile ci vorrebbe dopo l’amnistia una riforma totale della giustizia