REGGIO CALABRIA - Sette persone sono state poste agli arresti domiciliari dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta – denominata “Confine” – coordinata dalla Procura di Palmi contro il caporalato nella piana di Gioia Tauro. Gli arrestati, caporali, intermediari e imprenditori agricoli, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla sfruttamento dei lavoratori extracomunitari. Sequestrati beni per un milione di euro tra i quali una cooperativa agricola.
Meno di cinquanta centesimi per un lavoro massacrante di raccolta degli agrumi. È lo spaccato che emerge nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Palmi: associazione a delinquere finalizzata alla intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro, reclutamento di manodopera clandestina di lavoratori extracomunitari privi di permesso di soggiorno o con il medesimo scaduto, violazione della normativa previdenziale di tutela dei lavoratori subordinati e truffa aggravata ai danni di enti pubblici i reati contestati. Le indagini hanno fatto emergere un consistente fenomeno del caporalato nella Piana di Gioia Tauro, con l’individuazione dei personaggi che mettevano a disposizione di datori di lavoro senza scrupoli manodopera non specializzata da sfruttare.