GIOIA TAURO – Il 25 aprile 1975 Giulio Andreotti, all’epoca ministro alla Cassa per il Mezzogiorno, è a Gioia Tauro per l’inaugurazione del cantiere che costruirà il porto. In occasione della visita (che farà parlare di se anche per l’imbarazzante presenza, al rinfresco, di esponenti del clan mafioso dei Piromalli), Andreotti diede prova del suo proverbiale senso dell’ironia commentando la sfiducia delle popolazioni locali nei confronti delle promesse del governo. “I calabresi hanno ragione di diffidare”, disse, “perché spesso alla prima pietra non segue la seconda”.
Oltre che per ricordare la scomparsa del senatore a vita Andreotti, anche per riannodare i fili della storia politica e sociale che ha portato la Calabria allo stato attuale, pubblichiamo alcune cronache del tempo.
Nel mare la prima pietra. La cerimonia alla presenza dell’on. Giulio Andreotti, ministro alla Cassa per il Mezzogiorno, è prevista per le ore 9,30 in contrada “Vota”. L’esecuzione dell’opera (base d’asta cento miliardi, cioé il più importante appalto indetto in ogni tempo nel nostro Paese) è stata affidata a un consorzio di imprese
GIOIA TAURO – Domani mattina, alle ore 8.30, alla presenza dell’onorevole Giulio Andreotti, ministro alla Cassa per il Mezzogiorno, avranno inizio i lavori per la realizzazione del porto di Gioia Tauro, prima importante infrastruttura del costruendo quinto centro siderurgico. Andreotti arriverà da Roma nelle prime ore del mattino e dopo una rapida visita nella “Piana” si porterà in contrada “Vota” – a circa quattro chilometri dal centro abitato – dove da qualche gorno le ruspe hanno abbattuto alberi e case coloniche per creare le premesse della cerimonia.
Una cerimonia peraltro che stranamente ha “saltato” i naturali canali politici della provincia di Reggio Calabria (basti dire che sino a questo momento la segreteria provinciale della Dc reggina non è stata avvertita nè della manifestaziuone, nè dell’arrivo di un ministro democristiano). Una strana cerimonia – dal punto di vista formale, si intende – se è vero come è vero che fino a qualche giorno fa non era dato sapere chi la organizzasse e chi avrebbe dovuto diramare gli inviti. Quel che si è saputo è filtrato attraverso altri canali politici – saranno vicini ad Andreotti, ma certamente non sono i suoi – canali che si sono solo preoccupati di creare l’ambiente adatto per certi ritorni. Aldilà comunque delle inevitabili strumentalizzazioni che di solito accompagnano le realizzazioni di un certo rilievo, resta il fatto che domani, con la cerimonia ufficiale alla quale il governo centrale sarà presente con uno dei suoi più qualificati ministri, si darà inizio ai lavori per la costruzione del porto di Gioia Tauro, passando così dalla lunga estenuante fase delle progettazioni a quella certamente più significativa delle cose concrete.
Una cerimonia che, da parte nostra, salutiamo con responsabile ottimismo, anche se siamo ben lontani da certi trionfalismi di vecchia maniera che, in un’Italia così progredita all’insegna della moderna industrializzazione avrebbero dovuto ormai essere, e non da ora, relegati in soffitta. E questo perchè siamo dell’avviso che auella del quinto centro siderurgico – malgrado la manifestazione di domani – è una battaglia che in buona parte è ancora tutta da combattere, per avere ragione delle ultimeresistenze sulla strada della realizzazione dell’impianto siderurgico, resistenza che – non è un mistero – provendono dall’Iri, dalla Confindustria e da alcuni settori delle forze politiche di governo e di opposizione. Resistenze che – è stato scritto – hanno ritardato sino ad oggi lo stanziamento dei fondi necessari per la costruzione dell’impianto e che certamente, se non si dovesse decidere un deciso intervento ad alto livello, rischiano di bruciare altro tempo prezioso sulla strada dell’industrializzazione della Calabria.
Il fatto è che ancora vi è chi con fin troppa scoperta allusione, parli del quinto centro siderurgico come di una “cattedrale nel deserto” – ultimo in ordine di tempo il sottosegretario all’Agricoltura, Carenini, nel suo discorso ufficiale alla inaugurazione della XXIV Fiera internazionale di Reggio Calabria – non ci lascia tranquilli, qnche perché siamo dell’avviso che il governo italiano ha il dovere di rispettare gli impegni a suo tempo assunti, impegni che parlavano (e parlano) di settimilacinquecento posti di lavoro e di un impianto siderurgico a ciclo completo. Su questo punto ci pare parola rassicurante, convinti sindacati e forze politiche non possono avere dubbi ed hanno confermato una loro battaglia che va continuata per evitare – e purtroppo gli amari precedenti non mancano nella nostra provincia – che ci si ritrovi dinanzi ad una nuova “incompiuta” (incompiuta ovviamente sul piano occupazionale e quindi della produzione). Ma se tocca i politici risolvere queste difficoltà e ridare piena credibilità agli organi del governo, spetta ancora ai tecnici – e riteniamo opportuno parlarne oggi – risolvere alcuni problemi di propria competenza, per evitare pericolose battute di arresto una volta che si è dato il viaall’inizio dei lavori per la costruzione dell’impiato.
Diga a Galatro? Come è noto il centro siderurgico ha bisogno di enormi quantità di acqua. I tecnici – ci risulta – hanno giustamente progettato la costruzione della diga sul Metramo a ridosso dell’abitato di Galatro ed hanno previsto altre forme di conservazione utilizzo delle acque certamente interessanti. Si è anche giustamente considerata l’opportunità di canalizzare a scopi plurimi le acque stesse che, oltre al centro siderurgico, servirebbero per la irrigazione e per altri usi industriali e civili determinando cosiun diverso assetto del territorio e riducendo enormemente i pericoli delle alluvioni, degli smottamenti di terreno, delle frane, sempre presenti, anche se meno pericolose rispetto a quellericorrenti nella fascia jonica della provincia reggina.
Galatro è così diventata il centro pilota delle iniziative sindacai con grandi manifestazioni, comizi e bandiere rosse, impegni solenni e convenevoli abbracci. Gli avvenimenti favoriranno la riconsiderazione del probelma legato al turismo termale. Galatro infatti gode di una magnifica posizione nell’alta “Piana” ed ha il privilegio di offrire al forestiero acque fresche e salutari, ricche di sali minerali, che favoriscono la cura delle malattie epatiche e renali. L’amministrazione comunale lanciò l’idea, i sindacati l’assunsero con estremo interesse e qualcuno addirittura suggerì di costruire a Galatro il centro di medicina preventiva finanziato con i miliardi che i sindacati bancari avevano ottenuto dal cartello degli istituti di credito con le trattative sui programmi extracontrattuali. Sia la costruzione delle Terme di Galatro che il Centro di medicina preventiva passerebbe però per le dirette assunzioni di responsabilità della giunta regionale, la quale non si occupò del caso dando la possibilita ai “bancari” – in considerazione che anche il comune socialista di Maropati rivendicava il Centro di medicina preventiva, contro il comune democristiano di Galatro – di proporre alla Regione che ovviemente si è riservata di decidere, la costruzione del Centro nella “Piana” bassa, tra Gioia Tauro e Rosarno.
La parola ai tecnici. Ma tornando alla diga dul Metramo, doga che ciome abbiamo detto dovrà sorgere in terrirorio di Galatro, non si sa bene perché e come mai, dopo le vicende sindacali, si cominciò a dire che non era facile garantirne la costruzione a causa della natura dei terreni. Sarà ritorsione dei cittadini di Galatro – come qualcuno va dicendo – perché si sono accorti che sfumava il progetto medico-termale saranno notizie vere, il fatto è che la diga sul Metramo (o una soluzione di pari entità) costituisce la condizione necessaria per la vita stessa del quinto centro siderurgico. E’ su questo punto che i tecnici dovranno dire una parola rassicurante, convinti come siamo che nessuno avrebbe interesse a creare le premesse perché il Metramo non diventi un nuovo Vajont. Un giudizio, quello dei tecnici, che deve tranquillizzare le popolazioni dei comuni a valle della costruendea diga e l’impegno, sempre da parte dei tecnici, che si porti avanti cons erietà il piano generale di assetto del territorio per favorire l’insediamento del complesso siderurgico. E la manifestazione di domani ci pare un’occasione da non perdere per chiarire le ultimeperplessità nell’interesse delle popolazioni calabresi.
Sulla presenza dell’onorevole Andreotti il sindaco di Gioia Tauro, dottor Vincenzo Gentile, ci ha dichiarato: “Come sindaco di Gioia Tauro e presidente dei sindaci della Piana non posso che prendere atto con grande soddisgfazione della presenza del ministro della Cassa per il Mezzogiorno Giulio Andreotti, nella nostra città. La sua presenza rappresenta infatti l’avvio in forma concreta della soluzione del problema del quinto centro siderurgico, problema che ci ha visti impegnati in prima linea quali rappresentanti degli enti locali, assieme alle organizzazioni dei lavoratori ed ai partiti politici dell’arco costituzionale, per quasi cinque anni tra diffidenze, ostacoli e resistenze di ogni genere che, al di là delle polemiche strumentali, sono miseramente falliti perché il quinto centro siderurgico non è e non vuole rappresentare un pennacchio, ma esprime l’esigenza profonda, viva, sentita dalle nostre genti di vedere finalmente posta la parola fine al malanno di cui è colpita endemicamente la nostra Calabria, malanno che porta i nomi di miseria, emigrazione, disoccupazione, sottoccupazione. ”Ecco perché – ha concluso il sindaco Gentile – la presenza tra noi dell’onorevole Andreotti, proprio domani 25 aprile, giornata che celebra la vittoria della Resistenza, oggi come ieri, costituisce la vittoria delle forze democratiche della Calabria e la risposta delle forze democratiche di riscatto ecomico e sociale, a cinque anni di distanza dallo storico annuncio da parte dell’allora presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Colombo”.
Impegno concreto. Gentile parla di vittoria acquisita. Noi – e lo abbiamo detto – ci auguriamo solo che alla manifestazione segua l’impegno concreto di tutte le forze politiche che concretamente credono nella industrializzazione della Calabria per avere ragione delle ultime resistenze. La combinata Andreotti-Mancini (quest’ultimo sarà domani a Gioia Tauro) porta avanti – non abbiamo difficoltà a riconoscerlo – un disegno politico di ampio respiro. Ma solo nella misura in cui ci si dà la certezza che il quinto centro non è solo un momento utile di strategia generale e che alla distanza andrà a coincidere con gli interessi dei comuni della Piana e soprattutto di Gioia Tauro.
Ecco il perché del nostro invito ai politici ed ai tecnici in primo luogo ad aprire gli occhi e a guardare ai problemi in termini di globalità: i lavori del porto che Andreotti a nome del governo inaugurerà domani, vanno bene e con essi dovranno andar bene la diga sul Metramo, la superstrada Gioia Tauro-Locri, l’assetto del territorio, un piano comprensoriale fatto a misira dell’uomo, con i servizi civili e sociali necessari, un nuovo programma agricolo e zootecnico con la creazione di industrie per la trasformazione dei prodotti agricoli, il turismo termale e la medicina preventiva da programmare nella loro sede naturale. Così soltanto si può capire – e le popolazioni con noi – che non esistono manovre elettoralistiche – anche se i lavori cominciano in contrda “Vota” – e che invece è un serio impegno politico. (Aldo Sgroj, Gazzetta del Sud, 25/04/1975)
Con il porto di Gioia Tauro il via al Centro siderurgico. E’ la più importante opera di infrastruttura per la realizzazione del grande impianto. Stanziati 126 miliardi. Sarà pronto entro il 1978
GIOIA TAURO – Il ministro per gli Interventi nel Mezzogiorno, Giulio Andreotti, è intervenuto stamane all’inizio ufficiale dei lavori per il porto di Gioia Tauro, opera compresa nell’ambito delle infrastrutture del quinto centro siderurgico della stessa città. Com’è noto, il Cipe deliberò la costruzione del quinto centro siderurgico e affidò alla Cassa per il Mezzogiorno l’esecuzione delle infrastrutture dell’agglomerato industriale di Gioia Tauro-Rosarno. Nell’ambito dell’assetto del territorio la Cassa ha già finanziato la realizzazione del porto il cui Inizio dei lavori è stato inaugurato. L’opera, per la quale sono stati stanziati 126 miliardi di lire, costituisce l’infrastruttura essenziale e la più impegnativa al servizio del quinto centro siderurgico. Il progetto esecutivo del porto è frutto di lunghe indagini e studi prelimi¬ nari. Esso sarà ubicato in prossimità dell’abitato di Gioia Tauro e si estenderà su una superficie di circa 250 ettari.
L’opera, secondo le previsioni del progetto, comprende un canale della larghezza di galleggiamento variabile da 250 a 350 metri e della lunghezza di 3200 metri, che avrà origine dal bacino d’ingresso proteso a mare e protetto da due moli foranei convergenti. I quali formeranno un’imboccatura della larghezza di 300 metri al galleggiamento e di 220 metri a quota meno quindici metri. Il molo Nord, lungo 950 metri, raggiungerà con l’unghia della scarpata esterna il fondale di meno 50 metri, mentre quello Sud si spingerà fino a 440 metri dalla battigia raggiungendo un fondale di 35 metri. L’avamporto avrà un cerchio del diametro di 800 metri per l’evoluzione del naviglio all’attracco, mentre il banchinamento è previsto per oltre cinque chilometri di cui tre saranno adibiti alle necessità del centro siderùrgico. Per le sue caratteristiche, il costruendo porto consentirà l’attracco di navi fino a 80 mila tonnellate. Tutte le infrastrutture al servizio dell’agglomerato dì Gioia Tauro interessano una superficie di oltre 500 ettari; il consorzio ha fino a oggi acquistato la disponibilità dell’area interessata alla realizzazione della prima fase dei lavori del porto la cui ultimazione è prevista entro 40 mesi. Per l’esecuzione dell’opera si calcola che saranno impegnate oltre duecentomila giornate lavorative. Si prevede che entro il 1978 il complesso delle opere portuali e delle altre infrastrutture generali (con un ulteriore investimento globale di oltre 200 miliardi di lire) sarà completamente ultimato.
Il ministro Andreotti ha parlato al termine della manifestazione. «Com’era giunto — ha detto —le clil/icoltà di bilancio dell’ultimo anno non hanno latto ritardare i programmi di valorizzazione globale di questo versante della Calabria. I lavori per il porto industriale di Gioia Tauro — ha proseguito —, die oggi e/lettivamente s’iniziano, sono interamente /inanzìati e appallati per unr spesa di 75 miliardi di lire. Nello stesso tempo si sono portati avanti gli studi esecutivi per il progetto speciale della zona riguardanti non soltanto le infrastrutture necessarie al centro siderurgico e alle altre industrie, ma un piano modernissimo di valorizzazione agricola e turistica e di sistemazione degli abitati e delle acque. Si risponde così — ha aggiunto il ministro — intelligentemente alla vocazione dell’ambiente nel rispetto articolato di tutte le possibilità dì sviluppo». Per l’ingegnere Cali, presidente dell’area di sviluppo industriale di Reggio Calabria, i lavori del quinto centro siderurgico vero e proprio dovrebbero iniziare fra alcuni mesi. (La Stampa, 26/04/1975)
Protesta popolare a Gioia Tauro alla «prima pietra» per il porto. II ministro Andreotti ha evitato qualsiasi accenno ai tempi di attuazione dell’impianto industriale. Anche gli altri impegni del governo verso la regione restano inattuati
GIOIA TAURO – I dubbi e le perplessità sull’effettiva volontà di realizzare il quinto centro siderurgico a Gioia Tauro permangono. Una conferma sia pure indiretta è venuta stamani dal discorso pronunciato dal ministro per la Cassa del Mezzogiorno Andreotti, intervenuto per la posa della prima pietra nella costruzione del porto industriale di Gioia Tauro, una importante infrastruttura che dovrebbe servire prevalentemente all’impianto siderurgico e che è già stata finanziata dalla Casmez. Tuttavia sui tempi di realizzazione dell’impianto XXX sono trascorsi ormai otto anni da quando la sua costruzione è stata programmata, quasi cinque dq quando è stata decisa la sua ubicazione in Calabria e neanche una parola è venuta da parte del rappresentante governativo, segno che le resistenze per l’effettiva realizzazione dell’impianto permangono e che il governo non agisce concretamente per far mantenere all’Iri l’impegno assunto, neppure adesso che i programmi ipotizzati per Gioia Tauro sono stati ampiamente ridimensionati e malgrado il quinto centro siderurgico sia sempre più una necessità dell’economia nazionale, come è stato costretto a riconsocere stamane lo stesso Andreotti. Per cui la manifestazione di stamani che si è teso a presentare propagandisticamente come avvio dei lavori per la costruzione del quinto centro siderurgico, pur importante, poiché dà il via alla costruzione di una infrastruttura utile allo sviluppo della regione e capace di per sé, di dare già nell’immediato una certa occupazione, ha finito con l’assumere il carattere di una forzatura elettoralistica.
Se ne è reso conto – e non poteva farne a meno – lo stesso ministro Andreotti, trovandosi di fronte ad una grande folla di lavoratori, di giovani, per nulla disposti a cadere nella trappola propagandistica e che chiedevano a gran voce il rispetto degli impegni, chiarezza nei discorsi, fine della politica di abbandono e dello spreco delle risorse per la Calabria e il Mezzogiorno. L’uomo di governo ha dovuto evitare il tono trionfalistico e ha detto che “comprendeva la sfiducia dei calabresi poiché molto spesso qlle prime pietre non hqnno fqtto seguito le seconde”. L’occqsione dellq “prima pietra” è uscitq fuori dqi canali della normalità e dell’ufficialità e si è trasformata in una vera e propria manifestazione delle popolazioni della zona per l’occupazione e lo sviluppo e contro la pratica delle promesse e delle sparate elettoralistiche. XXXspiaggia di Eranova, la località di Gioia Tauro dove sorgerà il porto e dove era stato eretto un picchetto xxx centinaia di giovani e di donne con cartelli del tipo “Non basta la prima pietra, il quinto centro non ce lo XXX nessuno”.All’arrivo del ministro e dei partecipanti alla cerimonia sono stati scanditi slogans dello stesso tenore. Tra i presenti anche centinaia di braccianti e le donne che lavorano presso la grande azienda agricola Greco.
Tutte le preoccupazioni e le perplessità della popolazione della zona e allo stesso tempo la piena consapevolezza che quanto finora si è ottenuto è frutto delle lunghe lotte popolari (anche contro le provocazioni fasciste che qui spalleggiano gli agrari) sono state espresse a nome della Cgil, della Cisl e della Uil dal compagno Alvaro il quale ha anche chiaramente indicato l’esigenza che la ootta prosegua per battere tutte le resistenze e qvviqre verqmente lq costruzione del auinto centro siderurgico. Ne’ – ha aggiunto ancora Alvaro – il conto coi lavoratori calabresi da parte del governo può chiudersi qui dal momento che anche altri impegni assunti sono ancora in gran parte da realizzare. Durante la cerimonia hanno anche preso la parola dirigenti locali del PCI, del PSI, della DC e del PSDI, e il presidente della Regione, Ferrara. (Franco Martelli, l’Unità, 26/04/1075)
1 commento
RAIMONDO BONINI
7 maggio 2013 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Io. ero presente. Avevo quarant’anni. Oggi ne ho quasi il doppio.
Quanto non è’ stato fatto purtroppo in tutto questo tempo a favore della
Calabria! E considerato che , anche se non vivo in Calabria, sono nato a Feroleto della Chiesa, Che porto sempre nel cuore , e su qualche giornale ho letto che è stata parzialmente inaugurata la DIGA sul METRAMO, chissà se dovranno trascorrere altri quarant’anni per vedere realizzate e completate anche le strutture che a suo tempo dovevano essere collegate a tale opera per dare LAVORO E SVILUPPO a questa Terra che ha il SACROSANTO DIRITTO di non essere trascurata, ma di vedere realizzate tutte le sue POTENZIALITA’ nell’interesse di TUTTO IL PAESE ITALIA , di cui la CALABRIA è una GEMMA PREZIOSA.
La politica, invece di giochi e litigi , perché non si impegna in cose tanto più serie? E Voi politici calabresi perché non vi date da fare in tal senso ? O non è vero che volete bene alla Nostra terra e pensate solo ai Vostri interessi ; mentre operando davvero a favore della comunità, fareste anche il Vostro interesse, che potrebbe essere addirittura maggiore di quello che una certa miopia egoistica non Vi fa realizzare.
Politici calabresi e uomini delle istituzioni, datevi da fare, perché non siete
di certo inferiori agli altri per intelligenza e preparazione. Ma mettetele al servizio della CALABRIA e dei CALABRESI, voi inclusi..