FIRENZE - In occasione della “Giornata Mondiale della Poesia” istituita dall’Unesco, presentiamo, per gentile concessione, 5 poesie di Lorenzo Calogero tradotte in inglese da John Taylor, scrittore, traduttore e critico letterario americano, autore di traduzioni in francese di poeti moderni quali Philippe Jaccottet, Jacques Dupin, Pierre-Albert Jourdan ed altri, attualmente molto interessato all’opera del nostro poeta. In questa importante occasione vogliamo ricordare che a tutt’oggi le opere poetiche di Lorenzo Calogero sono introvabili in libreria, in attesa di vederle ripubblicate in una nuova edizione che comprenda gli innumerevoli scritti inediti.
Ricordiamo il desiderio espresso da Roberto Roversi alcuni anni fa: “Per dare la giusta, non più tempestiva ma almeno e finalmente, critica gratificazione ad un poeta che non deve restare più, restare oltre, sommerso dalle acque, come una statua abbattuta e dimenticata. Ma deve essere riportato alla luce, urlante grondante solitario. E vivo.” La traduzione delle 5 poesie e un saggio di John Taylor sono disponibili sul sito del poeta: www.lorenzocalogero.it. altre info su: www.villanuccia.com
2 commenti
Pino Martino
23 marzo 2013 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Le somiglianze tra il poeta di Melicucca’ e lo scrittore russo Mikhail Bulgakov, anche lui medico e come Calogero condannato alla morte psicologica (manicomio ed espulsione dal consesso degli Scrittori), sono impressionanti: tutti e due scrissero e riscrissero, isolati dal mondo circostante, le loro opere, racchiudendo in esse tutta la loro immaginazione e la loro stessa ragione di vita, coltivando il sogno di vederle pubblicate, costretti ad accontentarsi, in vita, dell’apprezzamento di una cerchia assai ristretta di estimatori.
L’opera dello scrittore russo, però, attese solo un ventennio e, dopo la pubblicazione, Il Maestro e Margherita ha immediatamente ottenuto una popolarità senza precedenti, diventando, in patria e nel mondo, il romanzo russo contemporaneo forse più conosciuto; i versi di Calogero, invece, restano “sepolti” ormai da quasi settanta anni e solo pochi in Italia hanno avuto modo di accostarsi alla sua opera, nonostante il suo nome, negli anni sessanta del secolo scorso, sembrava doversi imporre definitivamente come quello di uno dei più grandi poeti europei.
Oggi su Calogero sembra gravare un silenzio che sa di fatalità antica: eredità storica, di popolo. Troppa la ressa agli sportelli dei Premi Letterari italiani: sono tanti i poeti “dal chiaro avvenire” si presentano con aurei libretti luccicanti (brevi, ma quanto significativi!), non è quindi possibile che gli illustri critici leggano le fiumane torrenziali del “grafomane” di Melicuccà! Siamo in Italia, purtroppo!
Rosanna Giovinazzo
24 marzo 2013 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Quei versi “sepolti” di Calogero risorgano almeno nelle coscienze e nelle menti dei nostri studenti! Proponiamone la lettura, l’analisi, la riflessione, Perché si tratta di poesia alta, autentica, vibrante, anche se Calogero non ha fatto parte di quella miriade di poeti “dal chiaro avvenire”…
Grazie, professor Martino, per il suo continuo operare volto alla rivalutazione del grande poeta di Melicuccà.