CINQUEFRONDI – Quattrocento metri di strada tra rampe di accesso e vero e proprio cavalcavia, questa la lunghezza del tratto stradale che con decorrenza 5 febbraio è stato chiuso al traffico per lavori di rifacimento dello svincolo autostradale di Rosarno. La chiusura è stata posticipata di un giorno. Ebbene sì, giusto il tempo di rattoppare in fretta e furia alcune delle strade indicate dalla segnaletica come percorso alternativo. I percorsi alternativi, appunto, una marea di segnali gialli che mandano in panne già gli automobilisti della zona, figuriamoci quelli provenienti dalla Locride o da altre parti.
E’ trascorsa una settimana lavorativa da quel 5 febbraio ed in queste righe proveremo a fare un bilancio della situazione, e lo faremo tenendo conto del bacino di utenza e della provenienza dello stesso. Centinaia di migliaia di utenti, questa la mole da considerare se si sommano gli abitanti della Piana a quelli della fascia Jonica. Utenti abituali, pendolari, od occasionali, traffico merci, trasporto pubblico e privato tutto dirottato su una serie di “stradine” provinciali di certo non all’altezza di sopportare il grande traffico di cui parliamo. Strade provinciali ritrovatesi improvvisamente “protagoniste” della nostra vita quotidiana, ma che mostrano inevitabilmente i segni di un lunghissimo periodo di abbandono causato forse dalle ristrettezze economiche in cui versano tutte le amministrazioni pubbliche. Non ci vuole certo un mago per constatare che le strade alternative sono ridotte a poco più di mulattiere e, senza tediarvi ulteriormente, proviamo ad immedesimarci nei panni di un pendolare che deve giocoforza trovare un’alternativa al ponte della discordia per raggiungere il posto di lavoro.
Verso Reggio Calabria. Chi dalla fascia Jonica deve raggiungere il capoluogo di provincia ha due alternative: può tornare indietro di venticinque anni e percorrere la statale jonica 106 con i rischi e pericoli legati all’attraversamento dei numerosi centri abitati presenti, o, in alternativa, decidere di percorrere la SGC fino a Cinquefrondi per poi proseguire verso Taurianova e riagganciare la grande arteria allo svincolo di Gioia Tauro. Altra ipotesi proseguire sulla SGC fino alla rotatoria per Laureana e percorrere la strada provinciale che la collega a Rosarno. Dieci chilometri di vero inferno nel quale lottare con la precarietà di alcuni tratti stretti al punto da non consentire nemmeno la divisione con segnaletica della linea di mezzeria né la delimitazione della carreggiata, con profondi fossi laterali, senza guard-rail e con il fondo stradale che mostra evidenti segni del tempo velocemente ripristinato a macchia di leopardo ma già tornato all’origine per la furia del tempo inclemente. A ciò si aggiunga la cattiva regimentazione delle acque piovane che la rendono un fiume in piena ed in alcuni tratti un vero e proprio lago artificiale.
Dieci chilometri che vengono percorsi in non meno di venti minuti nei momenti di maggior traffico. Il percorso degli autobus di linea, addirittura si allunga di mezz’ora. Abbiamo provato e testato, grazie alla conoscenza capillare dei posti, tutte le strade “ulteriormente alternative” rispetto a quelle indicate. E qui ulteriore odissea. Si scopre, o forse no, visto che più volte gli organi di stampa se ne sono interessati invano, che la Piana è ricca di torrenti e, inevitabilmente, di ponti, ma si scopre anche che i passati e recenti eventi alluvionali hanno segnato il territorio buttando giù gli stessi. Si scopre che, nella migliore delle ipotesi sono partiti lavori di ricostruzione e che ci sono passerelle d’emergenza di questi tempi però impraticabili perché sovrastate dalle acque a causa delle abbondanti piogge invernali. Così è per la “Strada del Bosco” che collega lo svincolo SGC di Melicucco con Rizziconi, Rosarno Bosco o Gioia Tauro, interrotta per la caduta del ponte sul Vacale ed i cui lavori di ricostruzione sono fermi da tempo. Altro ponte crollato in prossimità di Rizziconi.
Si scopre poi che una delle varianti della strada citata, dopo aver raggiunto la frazione Drosi di Rizziconi, risulta chiusa ufficialmente al traffico con un grande segnale di divieto di transito. La strada non risulta sbarrata, si transita con difficoltà e presenta all’altezza del cavalcavia della nuova autostrada un centinaio di metri di sterrato non ripristinato forse riconducibile, vista la posizione, ai lavori sulla A3. E’ la strada del rinomato torrente Budello, quello che, ad ogni pioggia manda in apprensione gli abitanti di un rione intero di Gioia Tauro e che ha causato gravi danni non più di qualche tempo fa. Ultima alternativa, salvo altre, tornare all’antico, far finta che l’autostrada non esista e percorrere la provinciale che collega Taurianova a Palmi (Ponte Vecchio) attraversando la frazione San Martino. Per fortuna di vecchio è rimasto solo il nome, in questo caso il ponte sul Fiume Petrace esiste ed è percorribile. Una volta a Palmi odissea finita con l’ingresso sull’a A3 direzione sud.
Verso Salerno: Dallo Jonio si poptrebbe percorrere la staqtale 106 fino a Catanzaro per poi riagganciare l’A3 a Lamezia. Tra i percorsi alternativi disponibili abbiamo già citato sia per lo Jonio che per il Tirreno la variante bivio Laureana (strada Scattarreggia). Il percorso diventa quasi obbligatorio per coloro che non volessero, per imboccare l’autostrada in direzione Nord, raggiungere Gioia Tauro per poi tornare indietro. Le considerazioni sullo stato dei fatti e dei luoghi le abbiamo già ampiamente esposte. I disagi che per quattro mesi interesseranno gli automobilisti avranno, tra l’altro, una ricaduta negativa “indotta”. Ci ha colpiti un cartello artigianale improvvisato agganciato ai pali della segnaletica della rotatoria per Laureana. E’ un cartello nel quale è racchiusa, forse, la disperazione di un commerciante presso il quale nessuno si fermerà per tutto il periodo. Per questo commerciante, come per altri presenti nelle vicinanze del tratto chiuso, l’amarezza si raddoppia ed al potenziale danno da utente della strada si aggiunge quello di tipo economico. Ma c’è un rovescio della medaglia. Fortunati i gommisti ed i meccanici presenti in loco. Loro certamente da questa situazione ne avranno benefici. Peccato che a pagare saranno sempre i cittadini visto che degli eventuali danni arrecati ai mezzi e derivanti dalle cattive condazioni delle strade risponde l’ente proprietario. Una marea di potenziali contenziosi i cui costi finiranno inevitabilmente a carico dei cittadini.
Ma siamo proprio sicuri che non c’era alternativa in loco? Questa la domanda di tutti. Nell’epoca dei media a portata di mano i cittadini osservano quello che accade nel mondo e difronte a ciò che si è visto in Giappone dove un tratto di 150 metri di autostrada crollato in seguito ad un terremoto è stato ricostruito in soli sei giorni non possono che tirarne le somme (cliccare qui per vedere il servizio del TG3 dell’epoca). Ma in Italia si usa fare diversamente, figuriamoci in Calabria ed ancorpiù in provincia di Reggio Calabria.