• Il consigliere Conia denuncia: “Aggredito verbalmente con insulti e volgarità dal presidente del consiglio comunale Raso. Si dimetta, non è degno di ricoprire tale incarico”
    30/09/2011 | Michele Conia, consigliere comunale | Rinascitacinquefrondi.blogspot.com

    michele conia

    CINQUEFRONDI – Venerdi 30 settembre 2011, nella mia qualità di consigliere comunale, mi recavo al Palazzo Municipale per ritirare i verbali dell’ultimo Consiglio comunale (richiesti formalmente e ufficialmente già lo scorso venerdi e non ancora pronti). Nell’ufficio Affari Generali, mentre attendevo risposte, mi intrattenevo a dialogare con l’assessore Macri’, quando entrava il presidente del Consiglio il quale, avendo sentito che stavo comunicando in forma pacata e amichevole all’assessore la decisione del Gruppo Rinascita di non partecipare ai Consigli comunali, si avvicinava urlando e definendomi “buffone” e “pagliaccio”. Io rispondevo di darmi del lei e di ricordarsi la carica ed il ruolo che ricopre, ma lui mi rispondeva ancora di “stare zitto” e che non dovro’ “mai più mettere piede al Comune”, ripetendomi , qualora mi fosse sfuggito prima, di essere “un buffone” ed “un pagliaccio”. A quel punto io rispondevo che buffone e pagliaccio sarà lui che a me di stare zitto non lo dice nessuno e che al Comune io ci vado e ci andro’ sempre come cittadino e come consigliere comunale eletto democraticamente dal popolo. Il tutto avveniva in un ufficio pubblico alla presenza dei dipendenti comunali, dell’assessore Macri’ e di un cittadino. Dopo qualche minuto mi veniva comunicato che i verbali non erano ancora pronti e decidevo di chiedere spiegazioni al segretario comunale. Quest’ultima non si trovava nel proprio ufficio, ma in quello del sindaco dove mi recavo e dopo avere educatamente bussato e chiesto spiegazioni, rivolgendomi esclusivamente al segretario comunale, sul ritardo nella predisposizione dei verbali. Il presidente del Consiglio (per ribadire e riaffermare il proprio ruolo istituzionale e super partes, garante di tutti i gruppi presenti in consiglio comunale) mi si avvicinava urlando e dicendo che non ho diritto di entrare nell’ufficio del sindaco che devo smetterla e che sono un “grande buffone”. Questa volta il tutto avveniva alla presenza di vari ed autorevoli esponenti della maggioranza. A questo punto non potendo piu tollerare tale atteggiamento mi avvicinavo nervosamente al presidente del Consiglio dicendogli di vergognarsi, di moderare i termini e di non pensare di avere di fronte una bestia o un soggetto che ha paura e lui sorridendomi, ed ironicamente, mi diceva di andarmene. Devo ammettere, per amore di verità, che qualche assessore invitava il presidente del Consiglio a “calmarsi” e qualcun altro ha avuto il “coraggio” di dire allo stesso di “smetterla”. A quel punto interveniva il sindaco invitandomi a seguirlo nella sala Giunta dove cercava di calmarmi e “promettendo” (ancora una volta) un suo pronto ed efficace intervento. Io rispondevo al sindaco che quanto avvenuto e quanto sta avvenendo in questi mesi a Cinquefrondi non ha precedenti e che mai le istituzioni (anche in momenti di scontri aspri del passato) erano state cosi’ volgarmente maltrattate e che la questione (vista la gravità) non puo’ certo essere affrontata e tantomeno risolta con incontri di natura personale.

    Questi i fatti. Mi astengo da ogni commento perché sono troppo indignato per farlo e perché voglio capire se davvero a Cinquefrondi non c’è più il diritto di fare opposizione. Spero che i commenti li facciano quei cittadini che ancora hanno una coscienza civile e democratica.