GIOIA TAURO – La Filt Cgil, pur essendo il primo sindacato in Medcenter Container Terminal ed in tutta l’area portuale, non è mai stata di facili proclami e semplici enunciazioni, poiché la stessa ha sempre rispettato i lavoratori lavorando con attenzione e spesso in assoluto silenzio, perseguendo e diffondendo la verità, al fine di evitare inutili allarmismi soprattutto nei momenti di estrema difficoltà. E allora ci viene da chiederci: 1) dove sono gli impegni dei tanto proclamati nuovi accordi che si sarebbero dovuti raggiungere in caso di esito negativo al referendum? 2) dove sono le verità di chi diceva che i rientri dalla cassa saranno solo per mesi interi e non per singole giornate? Quello che i lavoratori portuali hanno attraversato nell’ultimo anno è stato sicuramente un sacrificio economico e morale di elevata entità che ha dimostrato notevole attaccamento al lavoro, contribuendo al contempo alla crescita dei volumi ed all’acquisizione di MSC di una cospicua fetta di azioni del terminal gioiese.
Una cosa è certa: non si può sostenere che il futuro non lascia ancora oggi dubbi ed incertezze. Il mancato accordo del 30 luglio c.a. di per sè non può essere una vittoria o una sconfitta! I lavoratori tutti, a prescindere dalle dichiarazioni rilasciate dai vari attori che lottano per avere un ruolo di primo piano sulle prime pagine dei quotidiani, sono purtroppo costretti ancora alla cassa integrazione straordinaria per una durata incerta e le regole del gioco verranno stabilite da MCT con la presentazione del piano di riorganizzazione entro la prima metà del mese di settembre, piano che sarà oggetto di verifica semestrale da parte del Ministero e non vogliamo nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere in caso mancato accoglimento poiché lo Stato è alquanto restìo all’erogazione di ammortizzatori sociali senza garanzie precise. Questa è la verità!!! Ad ogni modo siamo intervenuti fortemente contro le possibili soluzioni che la società terminalistica potrebbe adottare con la presentazione del piano di riorganizzazione, chiedendo di porre attenzione sui sistemi che non passino dall’alimentare malcontenti, tenendo in debita considerazione tutta la forza lavoro, ricercando i giusti equilibri per le maestranze di tutti i settori. Come organizzazione sindacale, siamo fortemente preoccupati per le anticipazioni che MCT ha comunicato nell’incontro del 29 agosto u.s., annunciando un impegno dei propri legali al fine di trovare le forme più consone alle esigenze aziendali per l’attivazione di metodologie di applicazione della CIGS. Non c’è da stare allegri, si profilano 24 mesi di sofferenze economiche e ansie per i lavoratori del porto gioiese, noi non abbiamo mai dimenticato che si sta parlando di CIGS! D’altronde le dichiarazioni su un noto quotidiano nazionale dell’Amministratore Delegato MCT sono inequivocabilmente chiare sui temi che destano preoccupazione ed attenzioni da parte della stessa azienda. Cosa c’è da stare allegri? Il tempo trascorre inesorabile e le possibilità di ritrovare qualcosa di concreto sulle mille promesse da parte delle varie istituzioni sull’area portuale e retro portuale per dare respiro e forza al porto di Gioia Tauro sono per adesso solo parole. Dal canto nostro non possiamo adagiarci senza rivendicare ad MCT di chiudere al più presto le procedure di cassa integrazione, di iniziare con i fatti ad investire sulle strutture come da tempo promesso.
Vigileremo con attenzione sulle prossime decisioni da parte di MCT reclamando interventi concreti atti a dimostrare interesse verso lo scalo e chiedendo il massimo impegno per sfruttare le potenzialità dello stesso porto. Siamo inoltre già più volte intervenuti sui problemi aperti che non hanno ancora trovato riscontro concreto: il rifacimento dei piazzali, la nuova stipula dell’assicurazione sanitaria per i dipendenti ed i familiari che scadrà a settembre p.v., certezze lavorative per i lavoratori ex tempo determinato, inserimento nell’organizzazione del lavoro del non più ormai rinviabile tempo di vestizione e svestizione e non per ultimo quello che a tutti i lavoratori sta a cuore e cioè l’immediata ricerca di soluzioni atte, non alla ricerca di come far fare la cassa ai dipendenti, ma a chiudere al più presto le procedure di CIGS che incombono come una mannaia sulle teste dei lavoratori.