ROSARNO – Con nota del 23 agosto 2013, il presidente dell’associazione rotariana “La Città del Sole” Giacomo Saccomanno, si rivolge al ministro del Beni culturali Massimo Bray per chiedere un suo celere ed urgente intervento e per invitarlo nella città di Rosarno per verificare lo stato di degrado e di distruzione in cui si trova il Parco archeologico di Medma. Nella indicata nota, Saccomanno richiama una precedente segnalazione inviata nella data del 28 agosto 2012 alla soprintendente Simonetta Bonomi, al presidente della Provincia Giuseppe Raffa ed all’assessore alla Cultura Edoardo Lamberti Castronuovo, a seguito di un incendio che aveva, qualche giorno prima, distrutto la zona appartenente al ministero ed ove erano stati eseguiti importanti scavi e rilevanti ritrovamenti nella campagna 2003-2005. Dopo tale premessa, Saccomanno scrive: “Qualche giorno orsono Le è stata presentata una dettagliata interpellanza parlamentare per chiedere cosa ne pensa il ministro di quello che sta accadendo al Parco archeologico di Medma ed in particolare della sua lenta distruzione. Certamente, Lei non è informato della reale situazione e, quindi, potrà poco valutare e rispondere, specialmente se le relazioni che le verranno fornite non rispecchieranno la realtà degli eventi e della condizione. Mi preme, pertanto, informarla brevemente: il Parco è composto da oltre 12-13 ettari circa ove esisteva una coltura secolare di ulivi. Una parte appartiene alla Provincia di Reggio Calabria e la rimanente al ministero. La prima è stata affidata in gestione all’Istituto Agrario di Rosarno che la coltiva seriamente e regolarmente. La seconda, ove nel 2005 sono stati eseguiti importanti scavi e ritrovamenti – oggi inesistenti per la palese incuria – è oggetto di varie convenzioni ed è stata, comunque, devastata da incendi ed altro. Sta di fatto che oggi del Parco e degli scavi non esiste più nulla. Anzi, la realizzata videosorveglianza sembra non essere stata attivata ed un cancello laterale è lasciato aperto per consentire l’accesso a ….. Su tali fatti l’istante, a rischio anche della propria incolumità – siamo a Rosarno nota città di invasiva criminalità organizzata – ha sempre presentato denunce e segnalazioni alle competenti autorità, ma nulla è cambiato. Con evidenti e palesi silenzi ed omissioni dei soggetti che avrebbero dovuto non solo interessarsi della custodia, ma che hanno l’obbligo di evitare la devastazione di risorse che appartengono all’intera collettività. In considerazione di tale inquietante silenzio Le chiedo, quale cittadino e persona che della legalità ha fatto bandiera reale della propria vita e non di sofisticate passerelle, di voler visitare al più presto il nostro parco e di verificare quale scempio vi è stato e per il quale si attuerà, certamente, un’azione civile e collettiva per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla città di Rosarno. Nel frattempo, sarebbe auspicabile che venissero assunti tutti i provvedimenti urgenti e di legge per evitare che i danni assumessero ulteriormente la caratteristica dell’irreparabilità. Per chi crede nella cultura ed ha anche scritto diversi volumi sulle risorse archeologiche e naturali di cui la Calabria è ricchissima, vedere uno scempio del genere è, veramente, una pugnalata nel cuore”. Infine, Saccomanno si rivolge al ministro affermando: “ Mi auguro, pertanto, che la Sua nota sensibilità e capacità possa dare una mano di aiuto ad una città veramente sfortunata che non merita scempi del genere e la distruzione della sua storia”.
Il testo integrale della lettera
SIGNOR MINISTRO, nella data del 28 agosto 2012, a seguito di un “anomalo” incendio che ha distrutto gran parte del Parco archeologico di Medma – anomalo in quanto sono state maggiormente interessate le secolari piante di ulivo che nel frattempo erano state tagliate da mano ignota ed esperta – scrivevo, sia come cittadino che quale consigliere di minoranza, al soprintendente Bonomi, al presidente della Provincia Giuseppe Raffa ed all’assessore Edoardo Lamberti Castronuovo, per significare quanto segue: Una delle maggiori risorse del territorio sta scomparendo grazie all’incuria ed al disinteressamento di chi dovrebbe proteggere e tutelare i nostri beni archeologici. Un fatto gravissimo che mortifica la città, i cittadini, gli studiosi, ma che dovrebbe far vergognare chi ha permesso gli incendi che hanno distrutto una parte dell’importante Parco Archeologico di Medma. In qualsiasi altro posto del mondo una risorsa del genere sarebbe stata difesa e valorizzata al massimo per consentire la crescita culturale ed economica di un territorio. Usufruire del Parco Archeologico vuol dire creare sviluppo, posti di lavoro e un indotto economico importante per le attività turistiche e commerciali. Un valore enorme per chi ha un minimo di preparazione ed aperura mentale. Certo è, che dopo gli sforzi degli anni 2003-2005, con una campagna scavi che ha avuto un eco internazionale, il parco è stato totalmente abbandonato a se stesso. Mancanza di sensibilità, incultura o incapacità di chi dovrebbe amministrare tali percorsi gestionali? Certo è, che dall’inizio del mese di agosto si sono sviluppati numerosi incendi che hanno, veramente messo in ginocchio un tesoro tramandato da secoli. Un qualcosa di terrificante che non può e non deve essere sottaciuto o nascosto. Gli scriventi non intendono consentire assolutamente operazioni del genere. Chi aveva l’obbligo ed il dovere di custodire il Parco deve rispondere di quello che non ha fatto o non ha funzionato. Cercare di coprire tali e certe responsabilità vuol dire concorrere con atteggiamenti che rasentano l’illecito penale. Certo siamo abituati ad atteggiamenti del genere (taglio alberi di ulivo, consumo abnorme dell’acqua potabile, illuminazione frazione Bosco), ma oggi la distruzione di parte del Parco non può essere ne tollerato, ne nascosto. Chi ha sbagliato deve pagare. Il bene archeologico è una risorsa di tutti, della città, della Provincia, della Regione, dell’Italia e dell’Europa intera. E non può oltre accettarsi supinamente questa criminale distruzione di un bene che potrebbe essere il vanto e la rinascita della città di Rosarno. Gli scriventi chiedono l’apertura di una rapida indagine amministrativa e solleciteranno gli Organi competenti ad intervenire immediatamente per evitare la totale distruzione del parco. Nel contempo, chiedono, espressamente, alla Provincia ed alla Soprintendenza le ragioni di tale gravissima situazione che ha, certamente, pregiudicato l’utilizzo futuro della struttura e l’assunzione di tutte le conseguenti iniziative tendenti a tutelare la porzione ancora intatta. Ai cittadini si chiede uno sforzo di orgoglio per rivendicare un bene che appartiene alla collettività e che non può essere distrutto da chi non ha, certamente, una coscienza culturale e legale. La vicenda, comunque, merita degli approfondimenti necessari per accertare, in ogni caso,: a) chi aveva la custodia del parco; b) chi doveva provvedere alla sorveglianza ed ai lavori minimi di aratura ed eliminazione del secco; c) chi ha consentito il taglio e la distruzione degli alberi di ulivo; d) chi ha consentito e tollerato l’occupazione dei locali della Scuola di Archeologia per adibirli a ricovero di pecore, con asporto delle porte e di quanto ivi esistente; e) chi aveva la custodia di tale immobile; f) chi doveva provvedere al funzionamento della video sorveglianza; g) quante somme sono state spese per gli eventuali lavori di pulitura del parco ed a chi è stato assegnato tale compito; h) quante somme sono state spese per la recinzione e la video sorveglianza; i) se tali lavori sono stati o meno collaudati; l) quant’altro necessario e possibile per ricostruire i fatti e le eventuali responsabilità. La distruzione irreversibile di un bene che è stato tramandato nei secoli non può essere un fatto che può e deve passare inosservato. Su tale vicenda gli scriventi, fortemente indignati, faranno tutto quello che è possibile affinchè si faccia chiarezza e si comprendano le ragioni di quanto accaduto. Ed in tale direzione chiedono l’intervento deciso e serrato dei destinatari della presente, affinchè la questione non rimanga uno dei tanti problemi e vicende accadute nella città di Rosarno ed ignorate da chi avrebbe dovuto, invece, tutelare la legalità ed il rispetto delle regole. Qualche giorno orsono Le è stata presentata una dettagliata interpellanza parlamentare per chiedere cosa ne pensa il Ministro di quello che sta accadendo al Parco Archeologico di Medma ed in particolare della sua lenta distruzione. Certamente, Lei non è informato della reale situazione e, quindi, potrà poco valutare e rispondere, specialmente se le relazioni che le verranno fornite non rispecchieranno la realtà degli eventi e della condizione. Mi preme, pertanto, informarla brevemente: il Parco è composto da oltre 13 ettari circa ove esisteva una coltura secolare di ulivi. Una parte appartiene alla Provincia di Reggio Calabria e la rimanente al Ministero. La prima è stata affidata in gestione all’Istituto Agrario di Rosarno che la coltiva regolarmente, per come risulta dalla allegata fotografia (1). La seconda, ove nel 2005 sono stati eseguiti importanti scavi e ritrovamenti – oggi inesistenti per la palese incuria – è oggetto di varie convenzioni ed è stata, comunque, devastata da incendi ed altro, per come risulta dalla allegata foto (2). Sta di fatto che oggi del parco e degli scavi non esiste più nulla. Anzi, la realizzata videosorveglianza sembra non essere stata attivata ed un cancello laterale è lasciato aperto per consentire l’accesso a ….. Su tali fatti l’istante, a rischio anche della propria incolumità -siamo a Rosarno nota città di invasiva criminalità organizzata- ha sempre presentato denunce e segnalazioni alle competenti autorità, ma nulla è cambiato. Con evidenti e palesi silenzi ed omissioni dei soggetti che avrebbero dovuto non solo interessarsi della custodia ma che hanno l’obbligo di evitare la devastazione di risorse che appartengono all’intera collettività. In considerazione di tale inquietante silenzio Le chiedo, quale cittadino e persona che della legalità ha fatto bandiera reale della propria vita e non di sofisticata passerella, di voler visitare al più presto il nostro parco e di verificare quale scempio vi è stato e per il quale si attuerà, certamente, un’azione civile e collettiva per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla città di Rosarno. Nel frattempo, sarebbe auspicabile che venissero assunti tutti i provvedimenti urgenti e di legge per evitare che i danni assumessero ulteriormente la caratteristica dell’irreparabilità. Per chi crede nella cultura ed ha anche scritto diversi volumi sulle risorse archeologiche e naturali di cui la Calabria è ricchissima, vedere uno scempio del genere è, veramente, una pugnalata nel cuore. Mi auguro, pertanto, che la Sua nota sensibilità e capacità possa dare una mano di aiuto ad una città veramente sfortunata che non merita scempi del genere e la distruzione della sua storia. Grazie per l’attenzione e spero di poterla ospitare nella mia città di Rosarno. In attesa di cortese riscontro porgo i più cari saluti.