REGGIO CALABRIA – Dopo l’incendio sviluppatosi giovedì scorso nell’area di stoccaggio si è tornati a parlare delle disastrose condizioni dell’impianto di incenerimento di Gioia Tauro. I sindacati e le associazioni tornano a lamentare le enormi criticità già riscontrate in occasione del nostro primo sopralluogo, il 19 giugno 2013, quando, accompagnato dall’assessore all’Ambiente del comune di Gioia Tauro, Domenico Savastano, dal tecnico della Provincia Giuseppe Postorino, da Emilio Centorrino dell’Arpacal e da una delegazione di “San Ferdinando in movimento” e del tavolo tecnico ambientale della Piana, potemmo rilevare in maniera incontrovertibile le enormi responsabilità della Regione Calabria, peraltro colpevolmente assente il giorno dell’ispezione, riguardo l’incuria in cui ancora oggi versa l’impianto. Stiamo parlando di serbatoi di stoccaggio corrotti, presenza di gas di scarico in alcuni reparti, totem e centraline di controllo disattivi o funzionanti a singhiozzo, operazioni di manutenzione e messa in sicurezza da tempo previste e mai messe in atto.
Le naturali conclusioni, a questa e ai successivi controlli e ispezioni, prevedrebbero che gran parte delle aree, dei componenti e delle macchine dell’intero ciclo di produzione siano interdette al lavoro per l’enorme rischio nei confronti della salute dei lavoratori e dei cittadini della Piana di Gioia Tauro, nonché per la salubrità stessa dell’ambiente. Tuttavia, l’impianto, seppur in maniera incostante, continua a funzionare, mentre i lavoratori, già vessati da difficoltà contrattuali, assistono sempre più impotenti all’annoso rimpiattino di responsabilità tra la società che gestisce l’inceneritore e la Regione Calabria, intente a fare orecchie da mercante di fronte alla urgente richiesta di messa in sicurezza e ammodernamento dell’intero impianto proveniente anche dal mondo politico e sindacale.
Fanno bene i sindacati a definire l’impianto una “bomba ecologica” pronta a esplodere e per queste ragioni va sostenuta e rilanciata la richiesta di un tavolo urgente con la Regione, sollecitata in tal senso lo scorso novembre, con l’auspicio che anche la Provincia svolga un ruolo attivo nella necessaria interazione tra istituzioni, sindacati e cittadini, per arrivare al più presto all’individuazione e messa in atto delle soluzioni adatte a mettere in sicurezza l’impianto di contrada Cicerna. Nella stessa logica di tutela della salubrità del territorio, si sta lavorando con il Dipartimento Ambiente della Provincia, per promuovere, entro la metà di febbraio, un rapporto di sostenibilità ambientale per la Piana di Gioia Tauro. Questo strumento utilissimo servirà a misurare, con logica ecosostenibile, l’incidenza di tutti gli altri impianti industriali presenti sul territorio, attraverso una serie di importanti e mirate indagini e analisi scientifiche, per comprendere e controllarne i legami vitali tra economia, società e ambiente.