REGGIO CALABRIA – Il divario infrastrutturale tra la punta dello Stivale ed il resto del paese rappresenta ancora oggi il leit motiv dei programmi delle varie fazioni politiche che scendono nell’agone elettorale. Un “mantra” agitato a piè sospinto ad onor del vero anche al di fuori della competizione elettorale. L’istantanea curata e divulgata nei giorni scorsi dalla Camera di Commercio di Rc, sulla quale la Cisl di Rc ha avviato una riflessione insieme alla Fit regionale e provinciale, ci offre uno spaccato per certi versi inedito o forse soltanto ignorato (chissà), sul quale invece sarebbe quanto mai opportuno riflettere e soprattutto adottare comportamenti conseguenziali senza infingimenti.
Nella relazione sull’economia della provincia di Rc nel corso 2011, divulgata dal presidente dell’Ente camerale reggino, si legge testualmente che “l’indice totale di dotazione infrastrutturale evidenzia una situazione provinciale superiore alle medie calabrese ed italiana (Italia = 100; Reggio Calabria: 115,5; Calabria 78,6), con significativi miglioramenti rispetto al 2009, probabilmente in relazione al completamento di alcune opere”, tuttavia prosegue la nota, “gli indicatori non tengono conto della qualità delle infrastrutture considerate”.
Se ne avessero tenuto conto ci saremmo trovati verosimilmente su un terreno alquanto impervio tante e tali sono le “incompiute o non pervenute”. Autostrada A3, SS 106, Gallico – Gambarie, nautica da diporto, porto di Reggio Calabria, porto ed interporto di Gioia Tauro, collegamenti ferroviari ed aeroportuali, rappresentano alcuni dei “grani del rosario” reggino sui quali meditare ed intervenire con maggiore determinazione al fine di fare rete infrastrutturale e programmare servizi di mobilità integrati, efficienti e sostenibili per la crescita e lo sviluppo del territorio che così permanendo affonda nella marginalità. Restando ai dati ufficiali la provincia di Rc si ritrova a detenere, ironia della sorte, un primato che ci porta al paradosso di “isolati ma dotati”.
La qual cosa per certi versi fa ancora più male. Le responsabilità dell’attuale debacle che caratterizza il sistema dei trasporti reggini non sempre risiedono fuori dai perimetri locali, tutt’altro, anche se le politiche nazionali sul sistema ferroviario e su quello portuale nulla hanno prodotto per favorire azioni concrete di integrazione del territorio nel sistema paese. Sul delicatissimo terreno della progettualità, dell’efficienza, della lungimiranza, virtù atrofizzate speriamo solo parzialmente da decenni di assistenzialismo, si giocano il presente ed il futuro dei nostri territori e dei suoi abitanti.
Lo sviluppo economico e sociale della nostra provincia passa da una interconnessione delle infrastrutture esistenti, dal loro mantenimento in piena efficienza e da una adeguata programmazione dei servizi di trasporto. Questa è la precondizione che già può generare “sana occupazione” di cui abbiamo tanto bisogno, essendo di fondamentale importanza per un programma efficace di valorizzazione dei nostri beni culturali, dei prodotti eno/gastronomici, delle coste, delle località di montagna, dell’artigianato. Siamo convinti che l’efficienza delle infrastrutture e dei trasporti oltre a contribuire al miglioramento della qualità della vita aiuterebbero di molto le imprese esistenti e lo sviluppo di nuove opportunità. Agli amministratori della res pubblica, in modo particolare a quelli locali, chiediamo una rapida e quanto mai necessaria inversione di rotta nell’interesse della collettività. Mettere finalmente a frutto la “dote” esistente vorrebbe dire porre le basi per innescare il circolo virtuoso, allontanando cosi, tra le altre cose, depauperamento ed emigrazione.