CITTANOVA – Gli ultimi eventi della cosiddetta politica, in Calabria, confermano la perenne debolezza di un popolo oppresso, incapace di reagire alle vessazioni di forti poteri. Le divisioni, i comparati, l’assenza di un soggetto capace di mettere assieme il buono e di schiacciare tutto il resto, determina inevitabilmente una condizione di non vita. Traducendo nel momento elettorale, le decisioni di apparati lontani dal vivere calabrese, sentiamo la necessità di esprimere il dissenso generale di molte persone oneste soggiogate dai potenti-potentati, per dare un senso vero alle “grandi virtù” di coloro che offendendo la politica si propongono a prendere per i fondelli molti ignari calabresi, ancora oggi, servi del padrone di turno. Diceva Bruno Zevi: alcune cose sono pericolose solo a pensarle. Paure sommerse in un totale marasma di conflitto d’interessi, gli uomini sono divenuti avvoltoi. Quanto segue in ironia è riferimento preciso della vergogna capitata in questa terra in attesa di tutto, di tutto in cambio di quanto è stata già depredata. Babbu-randi è meravigghja anzi meravigghjeda.
Intraducibili. Tutt’altra cosa. Un rompicapo. Trattasi di vicenda che a comune reagire era da stracciarsi le vesti, da scatenarsi in una furia, in disprezzi. Invece la Calabria è ancora inomologabile, quest’ultimo tentativo di espugnarla da Dentro e da Fuori ci lascia indifferenti, al più è spassoso. La Calabria è aggredita quotidianamente dai seguaci di Roma, dai ruffiani di stato, da tutto quanto cerca di ingannare la pace che questa terra emana. Paradossale il muto atteggiamento davanti al microfono, ma lo scialapopolo è chi col microfono pensa di fare fesso qualcuno. Per trenta denari, pure meno. Apparire, non c’è notizia senza intervistati e senza sottotitolo a punti. Noi seri e inconsolabili, appunto. Un nobile “console” qualche decennio fa, mandato in ricognizione, capì immediatamente che il ruolo di spaventapasseri non era suo e non c’erano passeri spaventabili. Fermò la carovana e disse:”la Calabria ha bisogno di strade, non di fucili”. Cazzo che hanno capito? Rompi….capo.
Questa breve sintesi, per certi versi dialettale, compone l’insieme di fatti gravissimi consumati sulla pelle dei calabresi, con personaggi noti pronti ad essere eletti in ragione di equilibri di poteri, di spartizioni, di speculazioni, gravate sulla fame del popolo di Calabria, già troppo povero e debole, ma, per questo pronto a far partire una vera rivoluzione civile. Siamo giunti al traguardo di una offensiva e nefasta fase storica, adesso bisogna prendere il cammino verso la ricostruzione. Non possiamo fare altri errori di valutazione e perdere la bussola, le nuove generazioni non sono ignoranti e devono orientarsi sulla giusta via, perché oggi sono pronte a prendersi a piene mani le responsabilità del futuro per costruirlo con la propria testa. Basta farsi fregare dai furbi è tempo di scrivere la storia della Calabria e dei calabresi con i calabresi. Infine, una piccola nota di democrazia: nella prossima tornata porcellaria una così genialità va sorteggiata tra le regioni.