ROSARNO – La nostra partecipazione alla manifestazione commemorativa della Liberazione vuole essere consapevole e, soprattutto, simbolo della tappa del nostro percorso culturale, politico e storico. Consideriamo questo giorno un pilastro portante della nostra della Repubblica e per tale motivo è necessario ricordarlo in modo cosciente tenendo centrali i valori della Costituzione indispensabili per una democrazia e per il cambiamento. Negli ultimi vent’anni la Costituzione ha subito delle vere e proprie violenze, sembra infatti che la legge fondamentale dello stato – garante dell’equilibrio dei poteri pubblici, dell’uguaglianza, della libertà, della giustizia e della pace – sia passata in secondo piano rispetto al ruolo nodale per la quale è stata stesa dai nostri padri costituenti a caro prezzo.
Diverse volte, negli ultimi anni, anni sono state le rivalutazioni sulle basi della Repubblica: sulla Costituzione, cercando di muoversi verso il suo smantellamento, fatto passare come un“ammodernamento” necessario per un’esigenza tecnica, ma che realmente significa eliminare quella sua unicità tra le costituzioni occidentali proprio per il carattere sociale derivato dall’azione di socialisti, comunisti, ma anche dei popolari democristiani; sulla resistenza, annullando i suoi ideali di cambiamento e libertà, riducendola ad una semplice guerra civile; e – in particolar modo – del fascismo e di ciò che per l’Italia ha rappresentato, ponendo la questione con un senso ancora più negativo quando tali rivalutazioni sono fatte da personalità che ricoprono e che hanno ricoperto importanti funzioni nell’assetto delle istituzioni repubblicane. Ci sono diversi modi per attaccare la Costituzione, tra i quali, il più semplice e largamente usato nella precedente storia repubblicana, è non applicarla. Oggi però si assiste quotidianamente al succedersi di violazioni, portando come esempio, attraverso comportamenti concreti, l’inosservanza dell’articolo 11 della Costituzione – “l’Italia ripudia la guerra” – siamo infatti in guerra a tutti gli effetti.
Ma non è necessario inoltrarsi negli articoli della carta costituzionale per accorgersi dell’inadempienza di quei principi sacri. Conseguentemente vi è un altro genere di attacco, cioè quello di colpire i suoi fondamenti politici e morali azzerandoli in modo progressivo. E il principio della Costituzione è l’antifascismo, il quale – in modo chiaro – fu il comune denominatore che portò comunisti, socialisti, democristiani e liberali a sottoscriverla in un periodo in cui le ideologie erano più forti e più radicate di oggi. Insomma, il 25 Aprile confermiamo il nostro essere Partigiani della Costituzione che per noi, in modo particolare, è una bussola e un’agenda per nostro impegno attivo nella società. Il nostro vuole essere anche un appello soprattutto per i giovani, oggi narcotizzati, in modo tale che prendano coscienza del fatto che devono essere loro i protagonisti del futuro. E in tal proposito la lezione gramsciana è assolutamente indispensabile, infatti per Gramsci “vivere vuol dire essere partigiani “. Ci auguriamo che da questa ricorrenza importante si venga fuori con un nuovo spirito di partecipazione e di resistenza, oggi necessari per la difesa della nostra libertà e per la conquista del avvenire per mezzo della Costituzione sulle orme dei partigiani.