L’escalation della violenza contro i giornalisti è forse al suo culmine. Le pratiche intimidatorie sono le solite, minacce più o meno velate a carattere mafioso, aggressioni e denunce che colpiscono il nervo scoperto dei giornalisti senza tutele. Il fatto che sempre più giornalisti siano sottoposti all’intimidazione è sintomatico della debolezza intrinseca della categoria, accerchiata da più parti e priva di mezzi per difenersi. “Il fenomeno dei giornalisti minacciati aumenta in modo esponenziale in Italia: la situazione peggiora di anno in anno. Il fenomeno ci preoccupa ed è molto diffuso in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia”. Ad affermarlo è il segretario della Fnsi, Federazione nazionale stampa italiana, Raffaele Lorusso, ascoltato oggi dalla Commissione parlamentare Antimafia. Il presidente Fnsi, Santo Della Volpe, ha fornito inoltre una serie di dati alquanto preoccupanti: nei primi 10 mesi del 2014 sono stati ben 43 i casi di aggressione ai danni di giornalisti e 7 i casi di incendi a case o vetture; 129 le cause di diffamazione ingiustificate contro giornalisti e cronisti mentre l’anno prima erano state 84. I giornalisti minacciati lo scorso anno sono stati 421, il 10% in più rispetto al 2013.
Molti i giornalisti minacciati anche al nord. Il numero dei giornalisti minacciati è più alto nella carta stampata, segue la tv ma ormai le minacce riguardano anche i colleghi che lavorano sul web. “Si minacciano i giornalisti quando rompono equilibri che si sono consolidati nel campo affaristico o della cultura mafiosa”, spiega Della Volpe citando l’esempio di Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta perché ha raccontato la vicenda dell’ormai celebre inchino al boss di Oppido Mamertino durante la processione religiosa. “La colpa è del giornalista, perché ha fatto vedere le cose”, conclude Della Volpe raccontando infine il caso del collega siciliano, Pino Maniaci, a cui recentemente è stata bruciata l’auto ed impiccato i cani.