SAN FERDINANDO – Era una bella giornata ieri, anche se non c’era il sole. Ieri a Gioia Tauro, in Calabria, dove l’astensionismo ha toccato il picco nazionale e i politici vincono in base al numero di clienti, ieri, al porto un popolo ha imposto ai suoi “rappresentanti” il proprio volere. Valgono a poco le linee di regime e sono ridicole quelle cronache che dipingono gruppi di antagonisti facinorosi a strumentalizzare la questione. Né basta a neutralizzarci la censura dei telegiornali Rai, che scandalosamente al Tg Regionale non hanno mandato servizio alcuno. Ieri al porto di Gioia, davanti all’autorità portuale, c’erano pescatori da diversi paesi della costa viola, c’erano lavoratori e lavoratrici, disoccupati e disoccupate, piccoli operatori turistici, studenti persino dalle scuole elementari e professori, padri di famiglia e madri, c’erano paesani e paesane. Insieme da tante parti oltre ogni campanilismo, come non si vedeva da tempo. Ed erano lì per due motivi semplici e chiari: affermare la propria dignità e salvare quello che resta, in questa terra, del proprio futuro. A portarli in piazza, in 600 almeno, sono bastate alcune parole, poche ma pesanti come i fatti: pericolo di catastrofe, o come dicono gli esperti “rischio incidente rilevante”, diminuzione del lavoro al porto, inquinamento irrimediabile del mare con conseguente colpo mortale a pesca e turismo: in una parola, rigassificatore.
Dopo anni di lavoro attraverso quelle poche strade che la burocrazia consente e quando queste mostrano solo vicoli ciechi, allora non c’è stata altra alternativa se non allertare la popolazione del pericolo verso cui stava andando buona parte del territorio calabrese, è bastata una settimana, per mobilitare persone da varie parti della provincia. È bastata quella campagna di informazione che ha fatto infuriare quanti volevano rimanere “innominati”, e si sono scandalizzati perché i loro nomi, pubblici, sono stati pubblicati, a rendere nota la responsabilità che votando si sarebbero presi per cittadini inconsapevoli e inermi. Ma se una cosa vera non si può dire, qualcosa che non va ci deve essere sotto, no? Sennò perché temere? “L’opinione i cittadini la esprimono andando a votare”, queste le parole del Presidente Raffa di fronte ai manifestanti, a confessare la dittatura dichiarata dei votati. C’è da stupirsi se di fronte a tale arroganza quei cittadini e quelle cittadine abbiano deciso di cacciarlo via e non consentirgli di decidere per loro? No. Tutto il resto sono falsità enormi dietro cui questi “rappresentanti” intendono nascondere le loro mancanze e le loro vergogne. Non ci riuscirete. Ormai siete smascherati. Quello che abbiamo fatto in una settimana, lo faremo per mesi, tutti e tutte sapranno, tutti e tutte reagiranno. Vedremo poi come affronterete la volontà di un popolo intero che si solleva. Nonostante diversi esponenti istituzionali, sindaci, otto parlamentari, un sindacato, abbiano convenuto al di là delle posizioni di merito che c’è una grave lacuna democratica da colmare consultando i cittadini, avete deciso comunque di rimandare la seduta del Comitato Portuale per “motivi di ordine pubblico”, dimostrandoci di non voler capire, dimostrandoci che non volete ascoltare.Non temete, sapremo come alzare di più la voce. Alla fine, non abbiamo dubbi, ci dovrete sentire. E la Lng Medgas se ne dovrà andare da qui, per sempre.