REGGIO CALABRIA – Rifondazione Comunista intende manifestare ancora una volta vicinanza e solidarietà ai dipendenti di Pianambiente che stamattina, nonostante le condizioni climatiche, hanno deciso di costituire un presidio davanti all’inceneritore di Gioia Tauro per tenere alta l’attenzione sulla loro drammatica situazione. E’ noto come si trascina oramai in maniera insopportabile sia una condizione lavorativa instabile ed incerta per il centinaio di dipendenti dell’azienda, oramai posta in liquidazione, sia quella di molte vie dei comuni della Piana diventate a vista d’occhio mini discariche, con ogni comprensibile rischio per la salute delle persone aggravato dalla stagione calda e per il decoro dell’immagine degli stessi comuni ad un passo da una stagione turistica pure aggravata dalla crisi economica.
In realtà una strada condivisibile per una soluzione al problema di Pianambiente è stata tracciata dalla Prefettura di Reggio Calabria ed alla presenza dei Sindaci della Piana i quali sono stati spinti ad aderire alla costituzione di un nuovo soggetto pubblico in grado di assorbire i lavoratori e svolgere il servizio di raccolta. In realtà desta molta preoccupazione che agli intendimenti verbali non sono ad oggi seguiti i fatti; Rifondazione Comunista rivolge pertanto un accorato appello a tutti i soggetti coinvolti ed in primis, ovviamente, ai Sindaci affinchè si possa concretizzare una soluzione rapida, compatibile con la straordinarietà della situazione salvaguardando i livelli occupazionali, ma che miri a rendere questo settore più efficiente e, soprattutto, democraticamente permeabile alle istanze dei territori. Questa grave situazione, comunque, ci da lo spunto per fornire alcune risposte a quelli che sono da sempre i nostri dubbi sulla “virtuosità” di questo nostro sistema di smaltimento:
- il decennale commissariamento del settore ha solo prodotto un incontrollato sperpero di soldi pubblici senza riuscire a chiudere il sistema di smaltimento basato sull’incenerimento dei rifiuti;
- la pratica dell’incenerimento ha determinato un incentivo a non progettare l’alternativa del ciclo (v. Rifuti Zero) per una differenziazione e riuso dei rifiuti, determinando di fatto ogni speculazione possibile su discariche private da riempire o da riaprire;
- i frequenti blocchi dell’attività dell’impianto d’incenerimento di Gioia Tauro, con le conseguenze ambientali nei comuni che pure ne sopportano l’impatto inquinante, confermano la fallibilità del sistema basato sull’incenerimento cui la costruenda seconda linea di Gioia Tauro (il c.d. raddoppio) non mette una toppa ma ne aggrava le condizioni soprattutto per quel territorio;
- l’unica uscita possibile è quella di rivedere l’impianto complessivo del ciclo nel senso sopra indicato e perorare la causa dei consorzi pubblici come nella situazione del post Pianambiente sancendo così il fallimento (non ideologico, ma pratico) del sistema delle società miste, sostituito da un sistema democraticamente permeabile ed efficacemente integrato con la riduzione, il riuso ed il riciclo