REGGIO CALABRIA – Siamo stati purtroppo facili profeti quando qualche giorno addietro, intervenuti sulle comunicazioni del Sindaco di Reggio Calabria alla città, abbiamo inteso denunciare non solamente il merito delle dichiarazioni ma, in particolare, un metodo seguito e cioè quello per il quale l’unico ruolo da riconoscere ai lavoratori dell’informazione è quello di rendicontare acriticamente ciò che il potere ha da fare sapere. Un metodo collaudato dalla Regione Calabria, ove esistono effettivamente pochi spazi per la conoscenza e, soprattutto, la diffusione delle innumerevoli “storture” che in quei Palazzi avvengono, che sta divenendo strutturalmente congenito oggi al personale politico del centrodestra reggino che tenta in ogni modo di far tacere tutto ciò che possa provocare sinanche una riflessione critica sull’inquietante scenario della Reggio Calabria dal marchio scopellitiano, scioglimento o non che sarà.
L’aggressione, sinanche preventiva, subita ad opera del coordinatore provinciale della Lista Scopelliti Presidente da Alessia Candito, giornalista della testata giornalistica web de “Il Dispaccio” (dal quale, ricordiamo, nel recente passato anche Rifondazione Comunista non ha ricevuto atteggiamenti morbidi ed acquiescenti) ci riporta a quel denunciato clima d’insofferenza che una classe politica sull’orlo di una crisi di nervi manifesta ad ogni occasione non preconfezionata per fare propaganda. L’affermazione di una dimensione effettivamente metropolitana per la città di Reggio Calabria pensiamo che possa passare anche dalla levata di sdegno verso chiunque dimostra, appena sollecitato, intolleranza ed arroganza: riteniamo con convinzione che il potere debba essere utilizzato per costruire ed allargare gli spazi di democrazia piuttosto che restringerli o, peggio, piegarli a biechi interessi di bottega.
Non possiamo e non vogliamo cadere nell’errore di relegare l’episodio denunciato ad una discussione tra parti politiche contrapposte, ne verrebbe sacrificato l’interesse primario alla libera informazione, non mancando comunque di rispedire al mittente l’appellativo di comunista (che per quanto ci riguarda non ci vergognamo assolutamente di accettare) usato in termini chiaramente di disprezzo verso la Candito, alla quale esprimiamo la totale vicinanza per le documentate offese subite e che esortiamo a continuare con passione e professionalità il lavoro della giornalista in una testata libera e coraggiosa.