REGGIO CALABRIA – Toccata e fuga. Il governatore Scopelliti inaugura il nuovo reparto di rianimazione dell’ospedale di Polistena e se ne va ignorando la legittima protesta dei cittadini all’esterno del presidio, che chiedono non venga smantellata l’unità di otorinolaringoiatria. Lunedì mattina è insomma andata in scena la solita passerella del presidente della Regione, la solita manifestazione di un potere lontanissimo dalle istanze dei territori e dai diritti della persona. Eppure dovrebbe essere ormai pacifico che su temi come la qualità della sanità pubblica non è possibile giocare partite che escludano sistematicamente aspettative e bisogni delle popolazioni. Tanto più in questo caso: non sembra proprio che il quasi dismesso reparto di otorino avesse problemi di efficienza. Lo testimoniano le 8000 prestazioni ambulatoriali in questa prima parte del 2012, i 300 interventi chirurgici annui. E ciò a fronte di un impiego di personale che nel tempo è stato via via assottigliato.
È quindi allarmante che una mobilitazione condivisa da un numero così ampio di cittadini, insieme agli amministratori locali, trovi muri alti in Regione e all’Asp. Così come dispiace il silenzio dei sindaci della Piana, in primis quelli dei comuni interni, per i quali il “Santa Maria degli Ungheresi” è l’unico baluardo del diritto alla salute. L’interesse alla sua salvaguardia e al suo potenziamento non è infatti questione di campanile, ma un impegno collettivo verso un servizio di cui beneficiano da sempre cittadini di tutta la provincia. La vetrina cui si è precipitosamente concesso il governatore, lunedì a Polistena per il taglio del nastro di terapia intensiva, ha messo in ombra non solo la vicenda otorino ma diverse altre criticità di cui soffre da tempo il presidio ospedaliero. Basta considerare gli ascensori rotti, per cui personale, pazienti e visitatori devono fare la fila davanti all’unico funzionante. Basta soffermarsi sul sottodimensionamento, quanto a infermieri, del pronto soccorso. Reparto i cui operatori da una vita reclamano una vigilanza all’ingresso, per prevenire rischi quotidiani. Per non dire delle indiscrezioni che evidenziano la precarietà di altri settori del nosocomio. La professionalità del personale del “Santa Maria degli Ungheresi”, cui esprimo la mia più viva gratitudine e solidarietà, e i diritti di un territorio piagato da una moltitudine di problemi, non si meritano certo l’arroganza e il pressapochismo di questa giunta regionale, interessata soltanto a mantenere il suo posto al sole.