REGGIO CALABRIA – Non ho inteso sino ad ora cedere alla facile polemica né intendo farlo oggi. Dispiace però constatare un atteggiamento poco costruttivo e poco aderente alla realtà dei fatti che si rinviene nelle incursioni mediatiche da parte di alcuni personaggi che, proprio perchè a conoscenza della realtà della situazione e del grosso affanno in cui versa il comparto venatorio, dovrebbero usare maggiore prudenza ed equilibrio nell’esternare il proprio pensiero. Dell’avvenuto commissariamento degli Ambiti territoriali di Caccia della provincia di Reggio Calabria si è scritto molto, ma molto poco si è detto sul reale e semplice motivo che lo ha determinato e cioè il mancato adempimento di una Delibera della Giunta Provinciale (la numero 159 del 2010) che imponeva la immediata restituzione delle somme, ammontanti a 370 mila euro oltre interessi da parte degli Ambiti. Una delibera che non è stata mai impugnata, e quindi contestata, dagli Ambiti (né poteva esserlo vista la dovutezza della restituzione) che non ha fatto né Rao e né Raffa, ma una Giunta provinciale di un diverso colore politico che ha preso atto di specifiche e reiterate contestazioni da parte della Regione Calabria. Nel 2012 dopo due anni, ancora, gli Ambiti, e soprattutto i Presidenti, con i quali ho più volte interloquito, hanno sempre glissato sull’argomento, ed anziché procedere correttamente alla restituzione delle somme ed all’avvio di una nuova fase di gestione, si sono, non di rado, abbandonati in anacronistici tentativi di rimettere tutto in discussione. Oggi con il commissariamento si è concretamente avviata una nuova fase. Una fase che ha già visto la restituzione di parte delle somme dovute e che, a breve, dovrà vedere il saldo finale. Una nuova fase che ha visto un significativo e consistente ridimensionamento delle voci di bilancio che non interessano in alcun modo i cacciatori ed un forte abbassamento dei costi di gestione, al fine di ritornare alla sana ed originaria idea che gli ambiti territoriali di caccia sono strumenti di gestione della caccia che utilizzano le risorse assegnate e quelle provenienti dai cacciatori nell’esclusivo, e ripeto esclusivo, interesse del comparto. Non è infatti possibile immaginare la sostenibilità di progetti che prevedono la realizzazione di giornalini che costano 50 mila euro sulle spalle dei cacciatori reggini. Eppure questo è avvenuto, per esempio, nel progetto di bilancio di previsione per l’anno 2012 dell’Atc Rc 2. Ma ora non è il tempo delle polemiche. Ma quello che ancora è più importante è che attraverso il sollecito operare dei Commissari nominati, la Provincia sta rientrando nella disponibilità della liquidità necessaria per approntare l’avvio e la realizzazione di alcuni progetti che andranno ad impattare positivamente sul comparto venatorio. E ciò avverrà in un clima di confronto e concertazione con le associazioni venatorie che da qui a brevissimo incontrerò. Associazioni venatorie di cui ho apprezzato, dopo l’iniziale e comprensibile presa di posizione, la prudenza e l’equilibrio nel non farsi trascinare nelle polemiche che qualcuno maldestramente cerca di generare per nascondere propri fallimenti. Non disconosco che il commissariamento di qualsiasi organismo sia un fatto traumatico. E molti sanno che questa è stata una decisione sofferta e sempre procrastinata da parte della Provincia, nell’attesa che qualcosa invece potesse muoversi nel senso della restituzione delle somme dovute da parte degli Atc. Eppur tuttavia, non può sottacersi il dato che il commissariamento è una fase assolutamente transitoria, limitata nel tempo, e funzionale a che nel breve periodo gli Ambiti possano essere restituiti alla ordinaria gestione degli organismi associativi del comparto. Sono sicuro che insieme alle associazioni venatorie faremo un bel percorso, finalmente nel solco di una nuova fase per l’intero comparto, che da troppo tempo subisce ritardi ed inefficienze a tutti i livelli.