NON C’E’ PIU’ TEMPO da perdere in estenuanti incontri che spesso si rivelano noiosi ed inconcludenti ma che hanno quasi un esclusivo scopo declaratorio laddove ciascun leader si mostra soddisfatto e fa passare l’idea che sia stata accolta dagli altri, la propria tesi. Stiamo parlando di questo male invisibile che è la crisi mondiale ed alla quale oramai si fa perenne richiamo in ogni opinione tanto d’apparir calzante per ogni discorso od esser buona vivanda per ogni stagione. Un dato che prossimamente potrebbe aumentare la nostra preoccupazione e farci passare, se possibile ancor più, notti insonni potrebbe essere, come rivelato dal WSJ Italia, una nuova crisi di liquidità che potrebbe delinearsi burrascosamente a ridosso del periodo estivo e che vedrebbe coinvolte nuovamente le banche nostrane che, dopo aver fatto incetta di cash dalla BCE tra dicembre 2011 e gennaio 2012 per una cifra che sfora i 255 miliardi di €, potrebbero presto rimanere a secco ed avanzare un nuovo stato di asfissia, che manco a dirlo, seguiterebbe a riversarsi su famiglie ed imprese potenzialmente aggravandone la già compromessa situazione.
La nota spiega come “la Spagna sia già stata punita ampiamente, con un allargamento dello spread e un innalzamento dei tassi di interesse nei pressi della soglia critica di non ritorno del 7% (per i decennali), che ha significato ricorso ad aiuti esterni per Grecia, Portogallo e Irlanda e di come, allo stesso tempo, la borsa di Madrid sia da poco scivolata sui minimi di 12 anni. L’Italia l’ha scampata quest’anno, ma ribassisti e speculatori, – si conclude – potrebbero presto tornare all’attacco.” Il segnale lo possiamo registrare meglio, specie nell’ultimo periodo, se focalizziamo l’attenzione al proliferare insolito di offerte di c.d. conti deposito che offrono, in cambio di liquidità fresca dai risparmiatori da trattenere per qualche tempo, tassi di interesse notevoli e fino a poco tempo addietro addirittura impensabili. Ed anche se la raccolta si conferma in crescita, questa lo è in misura non sufficiente per dar corpo e consistenza agli impieghi verso imprese e famiglie. La stima dà un meno 48 miliardi di € che mancherebbero all’appello agli istituti di credito per potersi rifinanziare nell’immediato. Ed a questo dobbiamo aggiungere, notizia di oggi, un calo di ben 3,4 miliardi di € di entrate tributarie nelle casse dello Stato rispetto alle previsioni del DEF, prevalentemente a motivo dell’alta pressione fiscale che ha soffocato principalmente le imprese spesso conducendole alla chiusura e che, a ruota, ha generato disoccupazione, calo della domanda e dei consumi interni che ha, a sua volta, avuto quale conseguenza inevitabile quella di far colare a picco la produzione.
Da qui nasce una evidente emergenza risparmio, con addirittura la costrizione al ricorso all’erosione di quei piccoli pezzetti di patrimoni faticosamente economizzati nel corso del tempo e magari da qualche generazione precedente, e che comporta che un popolo di piccoli ma tenaci solidi risparmiatori come il nostro non possa trovare, recuperandole, le necessarie risorse al proprio interno per potersi risollevare. Ergo, urge che il Governo al di là dei buoni propositi e degli annunci, passi senza esitazione alcuna alla fase della concretezza impegnandosi allo strenuo per favorire e rilanciare la crescita attraverso la rivitalizzazione delle nostre imprese strategiche, la nascita di nuove imprese che favoriscano l’aumento stabile dell’occupazione, uniche possibili salutari ricette per uscire quanto prima da questo pantano.