REGGIO CALABRIA – “Un’adesione convinta all’iniziativa della Coldiretti Calabria in programma domani a Rosarno, per un rilancio dell’agricoltura della Piana, la regolamentazione del settore, i diritti degli immigrati che lavorano nei campi, la difesa del paesaggio e dell’ambiente, obiettivi che solo apparentemente sono lontani e che invece sono legati da un filo rosso che ci riporta alle lotte dei decenni scorsi”. Così Nuccio Barillà, membro della segreteria nazionale di Legambiente, risponde all’appello lanciato nei giorni scorsi dall’associazione degli agricoltori all’indomani dello scoppio del Caso Coca Cola. “Il modus operandi delle multinazionali – sottolinea ancora Barillà – porta a considerare le persone e la natura come anonimi fattori da utilizzare a piacimento. Dice bene la Coldiretti Calabria: ‘No all’aranciata che spreme agricoltori e lavoratori e inganna i consumatori’. Diritti di cittadinanza, regole a tutela dell’ambiente, norme che favoriscano l’economia contadina, rigidi protocolli che puntino a mettere in equilibrio il mercato, nel rispetto degli imprenditori, degli agricoltori e dei braccianti, tutto ciò è quello che serve per affrontare il nodo dell’agricoltura della Piana”.
L’analisi di Barillà lega poi le battaglie del passato alle vicende attuali: “Si scontrano modelli opposti: come negli anni ’80 con il tentativo di costruire una Centrale a carbone a Gioia Tauro, c’è chi è portatore di un modello coloniale e predatorio, che aggredisce il territorio e ipoteca il futuro. Il nostro modello guarda invece alla sostenibilità, al fare rete. In un intervento a corredo del “Dossier Radici/Rosarno 2010-2011” ho sostenuto la necessità di appoggiare le rivendicazioni della Coldiretti Calabria ‘contro il comportamento amorale delle industrie che imbottigliano le aranciate’, e soprattutto ‘per cancellare la vergogna del prezzo delle arance a pochi centesimi, per puntare sul rinnovamento aziendale, sulla qualità, eccellenza e tipicità delle produzioni, sulla filiera corta, sul rilancio del rapporto tra agricoltura, ambiente e paesaggio’. Un impegno che viene adesso rinnovato e rafforzato”. Ultimo ma non ultimo, la questione migranti: “Nel dopo-rivolta la Legambiente, nello spirito dell’ambientalismo sociale, ha sostenuto le rivendicazioni dei cittadini stranieri stagionali, supportando la reteRADICI. Il 7 gennaio 2011 si è tenuta una doppia manifestazione, a Rosarno e a Reggio Calabria, che legava i bisogni dei migranti alle esigenze degli agricoltori.
È questa la strada da seguire. Occorre puntare a rilanciare il comparto, chiedendo la giusta attenzione dalle istituzioni ma abbandonando per sempre le vocazioni assistenzialistiche, invocando interventi concreti ma aprendo finalmente alla diversificazione delle colture, alle produzioni per il mercato locale, alla valorizzazione delle eccellenze. Occorre anche garantire i diritti fondamentali ai migranti, che nelle campagne ci lavorano da invisibili ormai da un ventennio. Sganciare la questione economica da quella sociale e ambientale sarebbe un errore, l’ennesima occasione sprecata per la nostra terra”.