• L’epilogo paradossale della crisi politica. Solo tattica dilatoria dietro la Commissione di saggi scelti da Napolitano?
    31/03/2013 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    L’EPILOGO A CUI SI E’ GIUNTI nel percorso tortuoso della formazione del nuovo governo è paradossalmente il peggiore possibile. La nomina dei dieci saggi effettuata da parte del presidente della Repubblica è stata decisamente spiazzante, infondendo certamente un’aurea più di accomodamento che di soluzione definitiva. Un colpo di assestamento a quel governo del presidente o governo di scopo che doveva nascere sulle ceneri del tentativo soffocato in culla del premier incaricato Bersani che è rimasto – per una incomprensibile ostinazione più che per incapacità dialogante – soffocato in culla. Diciamo la verità, la toppa istituzionale rammendata da Napolitano potrà rivelarsi peggio del buco. Intanto perché i probiviri in questione non sembrano affatto personalità super partes: piuttosto sono una giusta mediazione tra tatticismi politici e tecnici decani a cui fare riferimento per non meglio precisate indicazioni sul comune intendere alle prospettive di necessità del paese.

     

    Non di meno, lo stallo derivante dall’arroccamento astruso delle rispettive posizioni da parte di coloro che – nei fatti solo a parole – si dichiarano eternamente persi dietro la causa oramai usurata del bene comune ha partorito, in nemesi, null’altro che un patronato composto da figure di corollario che non si capisce bene perché dovrebbero avere maggiore successo rispetto al tradizionale mandato esplorativo costituzionale rimasto “congelato”, atteso che le proposte dei partiti diverse e distanti erano e verosimilmente quelle rimarranno. Dal punto di vista dottrinale, risulta difficile inquadrare questi esperti se non in un puro esperimento, un elaborato esercizio di mentori al servizio – forse – della presidenza della Repubblica che nel tentativo, peraltro vano, di evitare la certificazione dell’ennesimo fallimento della concordia nazionale – sentimento assai inviso e repulso dai partiti – si è ingegnato un meccanismo di contrappasso che alla fine, nonostante la apparente alta caratura istituzionale di cui si è voluta dotare questa decina di precettori, rimarrà inconcludente. Potrebbero però avere l’effetto placebo verso i mercati e verso l’Europa che ci guardano ormai da più di un mese con occhi sbarrati ed assieme pietosi per non essere riusciti a dotarci di un quadro politico chiaro, frutto di una mancata maggioranza generata dalle urne a sua volta figlia di una perversa legge elettorale che non si è saputa innovare nelle apposite sedi parlamentari e che ha, in un vorticoso effetto domino, trascinato nel caos più inverecondo la governance repubblicana.

     

    Un palliativo o poco più. Ma la vera nuova farsa che si cela dietro il tramonto di un non facile quanto claudicante settennato giorgino è, se possibile, ancora più beffarda. Siccome Napolitano ha dichiarato solennemente di voler restare al proprio posto usque ultimum diem, e giacché ricadiamo nel semestre bianco che consta dell’impossibilità da parte del presidente di sciogliere le Camere (appena insediatesi) per non macchiarsi di questa colpa ecco il trucco: mantenere in carica il governo Monti sin qui tanto perseguitato quanto utile, nominare dei tutori pescando un po’ di qua e un po’ di là nella mischia eterogenea della fiera delle vanità per cincischiare dolcemente sino al prossimo 15 aprile, scadenza naturale del mandato e data fissata per la nomina del nuovo presidente della Repubblica. Ecco, la soluzione compromissoria dell’ attuale capo dello Stato un sicuro effetto lo sortirà: quello di lasciare il suo successore col cerino in mano, ed abbastanza ben acceso.